La cerimonia del rito nuziale, gli invitati tra passato e presente, il fotografo ed il video maker

I racconti di Nicola Quagliata

La cerimonia del rito nuziale, gli invitati tra passato e presente, il fotografo ed il video maker.

Il matrimonio è un rito antichissimo, il più importante nella vita degli individui e delle famiglie, e prima dell’avvento della società industriale lo era per la comunità intera. Come tutti i riti ha un suo svolgimento nel tempo e nello spazio, secondo regole ed un ordine prestabiliti di natura sociali e religiose. Per la forza che il rito esercita sui partecipanti la sua esecuzione deve essere ineccepibile.

Il rito del matrimonio vede l’intersecarsi di due percorsi, due svolgimenti, senza confondersi mai l’uno con l’altro: quello sociale e quello religioso. Entrambi i percorsi hanno regole, gesti e parole diversamente codificati e distinti: lo svolgimento sociale regolato dall’ambiente e dagli usi sociali e cambiano secondo i diversi contesti sociali e teritoriali, quello religioso codificato dalla chiesa.

Su entrambi gli svolgimenti il controllo è severo, inderogabile quello religioso, aperto ai cambiamenti ambientali quello sociale. Il fotografo ed il video Maker conoscono lo svolgimento del rito,  e del rito sono una componente, e stanno là, necessari a riprendere, appuntare e notare, a narrare  gli accadimenti inediti per gli sposi, ad immortalare i presenti. Devono cogliere tratti e caratteristiche della personalità di ciascun invitato ed invitata, dei familiari più vicini agli sposi, dei parenti nel giorno delle nozze. Fotografo e video maker non devono lasciarsi sfuggire unpaio di scarpe nuove, un anello o una collana indossati per l’occasione e che in quella giornata formano la caratteristica personale del soggetto ripreso. Non devono lasciarsi sfuggire un taglio di capelli fresco di parrucchiere, un nonno o una nonna degli sposi confusi tra i tavoli della vasta sala e gli ospiti.  E’ capitato di dovere recuperare due nonni della sposa che, durante la festa che si svolgeva in una multisala, erano finiti nel matrimonio accanto, perdendo il contatto con la realtà; se ne stavano seduti e sconosciuti ad un tavolo, silenziosi, tristi, guardati come estranei, intrusi,  togliendo allegria e brio alla festa, e trassero un sospiro di sollievo i legittimi invitati quando furono ritrovati e ricondotti nell’alveo della loro cerimonia, allora poterono tutti riprendere la loro festa. Fotografo e video maker non possono tralasciare una zia o la performance di uno zio alticcio che dopo aver cantato ‘O sole mio, e Sicilia Bedda,  commosso, intona l’Ave Maria di Shubert. Fotografo e video maker devono regalare il sorriso che la giornata speciale richiede a ciascun ospite, cogliendo e trattenendo nell’immagine fotografica e nel videogramma il loro miglior sorriso da ridare con la consegna del lavoro.

Dalla ufficialità dello svolgimento del rito, fatto di gesti e parole codificate e noti, quindi rassicuranti, sgorgano azioni incomprensibili ed irrazionali, come dei fuori onda, che come i fuori onda assumono forza di verità, di un’altra verità fuori dalla scena, una verità vera e non rappresentata. Tutto lo svolgimento del rito è rappresentazione scenica, in cui anche l’ultimo degli invitati conosce il proprio ruolo, come il prete sull’altare o il soprano che canta l’inno degli sposi dentro la chiesa. Fotografo e video maker riprendono lo svolgimento di una rappresentazione e ciascun o nella sua parte. Ma ad un certo punto si presenta una azione vera che non è rappresentazione, scena, finzione, e si presenta con virulenza, con gesti ferali, viscerali; qui l’attore non recita, ed attinge nella parte più remota di sé tutte le informazioni e le energie per realizzare il suo gesto, scompare tutto il mondo circostante ed a nessun fotografo verrebbe mai in mente di rallentare l’azione per il suo lavoro, il soggetto ha altro a cui pensare. Siamo arrivati al momento in cui lo sposo o la sposa devono uscire di casa per raggiungere l’altra/o in chiesa per la funzione religiosa. La sposa e lo sposo hanno i migliori abiti della loro vita, per uscire di casa devono varcare la soglia, abbandonare le pareti ed il tetto ed esporsi all’aria ed al cielo per imboccare quel nuovo cammino della loro esistenza, della loro vita. La madre non li ha persi di vista un solo istante nel loro percorso in casa verso l’uscita, e li precede sulla soglia, con l’unico suo pensiero: deve rompere il piatto davanti la soglia prima che la figlia o il figlio l’attraversino, mandandolo fragorosamente, rumorosamente  in frantumi di ceramica. Solo quando la donna osserva finalmente i pezzi rotti del piatto può rilassare il suo corpo, placarsi, volgere alla realtà l’attenzione ed un sorriso.

La rottura del piatto costituisce un vero momento di disordine nello svolgimento del rito, e dove c’è disarmonia accorrono i demoni, intorno al disordine creato i quel microcosmo si affollano con smanioso interesse  i demoni, ed ecco realizzata la scaltrezza, l’attenzione di questi sul piatto che si rompe li distrae dalla sposa, dallo sposo che uscendo dalla casa paterna e maternasenza le attenzioni dei demoni distratti.

 

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