La gentilezza del giovane Nino e il diritto alla speranza

Processo per il delitto di Nino Agostino e Ida Castelluccio: il racconto della giornata e la storia di un giovane che attende risposte di legalità e giustizia
di Enza Rando*

La mattina del 10 settembre  ho avuto l’onore di svegliarmi a casa di Flora e Nino e con loro abbiamo iniziato la lunga e faticosa giornata. Come amica e come avvocato di Libera mi preparavo ad accompagnare la famiglia Agostino alla prima udienza del processo contro Madonia, Scotto e Rizzuto imputati per l’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio e il bambino/bambina mai nato/a.
Un mosaico di emozioni.
Nino si preparava per andare ad uno speciale appuntamento con la storia della sua famiglia, con quella del suo adorato zio Nino che non ha mai conosciuto; ma lo ha conosciuto attraverso i racconti della sua famiglia, quelli di nonno Vincenzo, di nonna Augusta e della sua meravigliosa mamma Flora. Lo ha continuato a conoscere nei racconti e negli incontri di preparazione della Giornata della Memoria e dell’Impegno, promossa da Libera  il 21 marzo di ogni anno, e in tanti altri momenti nei quali era presente insieme al nonno Vincenzo, alla nonna Augusta e alla mamma Flora.
Nino è cresciuto. Il bambino Nino che nonno Vincenzo e nonna Augusta portavano con mano in ogni momento di impegno civile ed etico è divantato ragazzo scrupoloso e attento. E’ lui che affianca e accompagna il nonno Vincenzo prendendolo per mano.
Ho sempre forte questa immagine. Nino che viene accompagnato a crescere e Nino che accompagna i nonni ad invecchiare.
La mattina ho osservato i movimenti di Nino e dopo aver preparato il caffè a me e alla sua mamma, è andato nella sua stanza (meglio nella stanza della mamma, perché la sua generosamente l’aveva lasciata a me) e per qualche minuto l’ho perso di vista. In quel momento ho pensato al bel ragazzo che è diventato il quale, la sera prima, mi ha raccontato perché ha scelto di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, perché ha scelto di voler diventare un poliziotto. Quelle parole non tristi, ma piene di dignità, mi hanno regalato tante emozioni. Nino, nonostante ancora nessuno gli abbia dato risposte chiare e vere sulle motivazioni della morte dello zio Nino, della zia Ida e della nipotina/nipotino mai nata/o, continua ad avere fiducia nelle Istituzioni.
Dopo qualche minuto è comparso il giovane Nino, vestito elegante, un vestito grigio chiaro e una cravatta sobria con i disegni della dignità, ha chiesto alla sua mamma di fare il nodo alla cravatta (Nino troppo giovane per aver imparato a fare il nodo alla cravatta). In quel momento ho sentito io un nodo alla gola.
Il bambino che i nonni Vincenzo ed Augusta e la mamma Flora hanno accompagnato con mano, ora si vestiva con eleganza perché aveva una grande responsabilità, accompagnare la sua famiglia (insieme alle altre nipoti) dentro l’aula di giustizia dell’Ucciardone, perché il 10 settembre iniziava l’udienza preliminare avanti il Giudice dott. Montalto, Giudice sempre attento e rispettoso di tutte le parti processuali.
Nino è diventato un giovane adulto, con le sue spalle piene di speranza.
Siamo arrivati davanti il carcere dell’Ucciardone. È arrivato il nonno Vincenzo (la nonna Augusta era presente con la sua forza della ricerca della verità che ci ha sempre insegnato) e Nino non si è mai allontanato dal nonno. Lo ha accompagnato con il suo braccio, sempre con delicatezza, quasi a proteggerlo nella sua grande emozione. Nino e Vincenzo sono entrati insieme.
Dentro quella enorme aula, Nino, insieme alle altre nipoti, si è seduto dietro il nonno Vincenzo, la mamma, la zia e i loro avvocati.
Lo guardavo e  notavo la sua compostezza e la sua attenzione a tutte le parole, alle parti presenti, al Giudice. Ascoltava che con serenità e attenzione  le parti.
Nino, un ragazzo  che afferma con il suo composto comportamento il diritto alla speranza. Dopo più di 31 anni inizia un processo che vuole scavare per cercare la verità sul terribile omicidio di Nino Agostino, di Ida Castelluccio e del bambino/bambina cui è stato negato/negata il diritto di nascere.
Nino con il suo vestito grigio e la cravatta troppo stretta per un ragazzo appena adulto, è stato sempre in religioso silenzio. Ha guardato i rappresentanti delle istituzioni presenti e in quel momento sarei voluta entrare nella sua testa per capire il viaggio del suo pensiero.
Nino ha fatto un viaggio verso la speranza che la verità possa essere scritta?  Nino ha fatto un viaggio verso la memoria, per ricordare il dolore e la forza della dignità? E questi due viaggi come camminavano insieme?
Questo non lo potrò mai sapere.
Guardare Nino mi ha portato a fare un viaggio “indietro”, per focalizzare l’immagine di Nino che ogni anno cresceva in centimetri, in bellezza, in gentilezza ed in eleganza. Un bambino curioso che guardava tutti, ascoltava tutti e oggi può parlare a tutti. Siamo stati bravi adulti per Nino? Siamo stati generosi con Nino?
Nel nostro percorso con Nino abbiamo provato ad insegnare  che ci sono tanti diritti cui ognuno è tenuto a difendere per tutti e prima di tutto per coloro a cui sono stati negati. Nino ha imparato che il diritto alla verità è un diritto che non può essere negato a nessuno.
Nino in quell’aula, elegante, sobrio e attento, continuava ad ascoltare ed il suo esserci ci ha insegnato che il diritto alla speranza, il diritto alla verità continuerà a difenderlo e ad affermarlo.
Caro Nino in questo cammino sono sicura che incontrerai sempre nonna Augusta che con la sua dolcezza, la sua profonda umanità, e al tempo stesso con la sua fermezza ti prenderà sempre per mano e tu prenderai il suo braccio per accompagnarla come hai fatto ieri con nonno Vincenzo.
Grazie Nino,  buon cammino e fai bei viaggi.
* Avvocato, ufficio legale di Libera – fonte Libera.it

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