Aurelia in rada

Davanti al porto di Trapani è tornato il traghetto della Snav, per la quarantena dei migranti

Ancora una volta il Governo nazionale ha scelto la rada di Trapani per una sua nave quarantena. Si tratta del traghetto della Snav “Aurelia” che per la seconda volta è stata dislocata nel mare davanti la città capoluogo. C’era stata nelle scorse settimane per meno di 24 ore, quando fu affiancata all’altra nave, “Azzurra” della società Gnv, anche questa usata per la quarantena di oltre 600 migranti. L'”Aurelia” però venne dirottata davanti la rada di Augusta. Adesso è tornata, a bordo ci sono circa 380 migranti, una trentina quelli risultati positivi ai tamponi. Per tutti loro due settimane di quarantena, poi verranno sbarcati. Secondo quanto si è appreso si tratta tutti di migranti di nazionalità tunisina. Le navi quarantena sono l’unica vittoria del presidente della Regione Nello Musumeci che da mesi sostiene che nessun migrante deve trascorrere sulla terraferma la quarantena. Vittoria di Pirro. Voleva salvare la Sicilia e invece sulle navi quarantena come l’Aurelia sarebbero stati imbarcati migranti giunte anche in altre località del meridione. Una volta a terra è in Sicilia che molti di loro resteranno. Avranno un foglio di via, l’ordine a lasciare in sette giorni il territorio nazionale, di fatto saranno liberi di muoversi, l’unico solo rischio quello di finire arrestati se intercettati in controlli delle forze dell’ordine. Ma se alcuni di loro cercheranno di proseguire il viaggio lontano dalla Sicilia, anche verso altri Stati, altri resetteranno preda di caporali, costretti a lavorare nelle nostre terre per una manciata di euro. Per loro sempre meglio che restare soggetti a dispotici governanti. Difficile infatti come già è accaduto che possano esserci massicci rimpatri. Quella che continua a non funzionare è la norma e a mancare è l’accordo vero con il Governo di Tunisi, che non blocca le partenze dei clandestini e soprattutto impedisce il rimpatrio. Una norma da cambiare, come per esempio dice il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, finito nei giorni scorsi per passare per un sovranista. “La legge non funziona! L’ ordine di espulsione da 7 giorni di tempo al clandestino per abbandonare l ‘Italia …è un modo x prenderci in giro! Diversi rimangono in zona ..in mano a chi?”. La legge frutto del Decreto Salvini prevede che i clandestini vengano trattenuti nei luoghi dove arrivano, ma non è stata pensata avendo ben precise le circostanze e cioè che i migranti spesso approdano nelle isole, Lampedusa in particolare ma anche Pantelleria. Impossibile applicare la norma. Ma forse l’ex ministro dell’Interno pensava a far qualcos’altro, trasformare interamente quelle isole in centri di trattenimento, un attacco al meridione. Ciò non di meno adesso si ritrova suo alleato proprio il presidente di quella Regione che voleva colpire ed affondare. Urge un tavolo di confronto sul problema dei migranti, la soluzione non può essere quella delle navi quarantena e poi del libera tutti. L’Italia spesso si lamenta con i Paesi dell’Unione Europea sostenendo che non tutti si fanno carico dell’emergenza migranti. Ma in Italia continuano ad esserci Regioni che se ne fanno più carico di altri di questa emergenza. Musumeci ha scelto la strada sbagliata, rispolverando antiche convinzioni, fantasticando sulla diffusione del virus per colpa dei migranti, ma ha fatto semplicemente una sporca operazione elettorale, mettendosi anche lui a soffiare come Salvini sul fuoco delle paure. Con altro comportamento avrebbe dovuto pretendere dal Governo una corretta redistribuzione dei migranti. Il Governo poi invece di consegnare denari a Libia e Tunisia avrebbe dovuto pretendere i rimpatri, salvaguardando poi le loro vite. Dobbiamo lavorare di più in questi Paesi, dobbiamo pensare a nostre presenze per ricostituire tessuti democratici ed economici, come per esempio si è fatto per l’Albania. Attendiamo risposte.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.