Arrestato Leonardo Badalamenti, figlio di “Tano”, storico boss di Cinisi e capo della Commissione di cosa nostra

La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo coordinata dal II Reparto “Investigazioni Giudiziarie” della DIA, in collaborazione con lo SCIP e la polizia brasiliana, ha tratto in arresto Leonardo BADALAMENTI, 60enne, secondogenito di “Tano”, storico boss di Cinisi e capo della Commissione di cosa nostra negli anni ’70, in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dall’Autorità Giudiziaria di San Paolo del Brasile.
Per l’autorità paulista Leonardo BADALAMENTI risultava latitante dal 2017, quando gli era stato spiccato un ordine di arresto da parte dell’Autorità Giudiziaria di Barra Funda (Brasile), per associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica.
Gli investigatori del Centro Operativo della DIA hanno rintracciato il latitante a Castellammare del Golfo, nella abitazione della madre.
Leonardo BADALAMENTI assieme alla famiglia di origine compreso il padre Gaetano, riconosciuto in seguito mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, aveva trovato rifugio in America nei primi anni ’80 per scampare alla guerra di mafia scatenata dai Corleonesi per il controllo di cosa nostra. Più che di un conflitto si trattò di una vera e propria epurazione, posta in essere attraverso la sistematica eliminazione fisica di tutti coloro che, appartenenti allo schieramento avverso, potevano rappresentare un ostacolo ai progetti di conquista “Totale” della mafia da parte di RIINA, PROVENZANO e BAGARELLA.
A partire dalla cattura di Salvatore RIINA e in seguito, di tutti i suoi più fedeli e feroci accoliti, si è assistito ad un silenzioso e progressivo rientro in patria dei discendenti superstiti delle famiglie mafiose scappate.
Il fenomeno del ritorno in Sicilia degli scappati, di cui fece parte anche Tommaso Buscetta, si può considerare uno spartiacque nella configurazione dei nuovi equilibri e degli assetti interni che si darà cosa nostra.
Il figlio di Don Tano BADALAMENTI il 22 maggio 2009 era già stato tratto in arresto in Brasile dal R.O.S dei Carabinieri nel corso dell’operazione Mixer – Centopassi, assieme ad altre 19 persone ritenute responsabili in concorso di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori.
Leonardo BADALAMENTI, che in Brasile aveva assunto l’identità fittizia di un uomo d’affari brasiliano, tale Carlos MASSETTI, risultava inoltre indagato quale capo di un’organizzazione con ramificazioni internazionali, impegnata tra il 2003 e il 2004 nella negoziazione di titoli di debito pubblico emessi dal Venezuela, mediante l’intermediazione di un funzionario corrotto di quel Banco Centrale, destinati a garantire aperture di linee di credito in Istituti bancari esteri.
Veniva anche accusato di aver tentato una truffa in danno delle filiali della Hong Kong Shanghai Bank, della Lehman Brothers e di un’altra banca d’affari britannica, la HSBC, per un importo di diverse centinaia di milioni di dollari americani.
BADALAMENTI che aveva sempre negato la sua vera identità, sostenendo di chiamarsi Carlos MASSETTI, aveva registrato in Brasile anche la nascita del figlio primogenito al quale aveva dato il nome del nonno Gaetano.
Leonardo BADALAMENTI, in attesa della formalizzazione delle procedure di estradizione in Brasile, è stato associato alla Casa Circondariale “Pagliarelli – Antonio Lorusso” di Palermo.

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