Cinque punti per ripartire contro la mafia

L’editoriale: la nostra proposta al forum antimafia di Castellammare del Golfo

Se quell’articolo pubblicato su Alqamah nel giorno dell’operazione antimafia “Cutrara”, ha suscitato, pure anche attraverso reazioni critiche, ma educate, iniziative come quella di ieri, il Forum antimafia che si è tenuto a Castellammare del Golfo, dobbiamo dirvi che siamo soddisfatti. Siamo soddisfatti perché si torna a quel Forum di un tempo, nato anche in questa terra martoriata allora da faide e morti ammazzati, che accompagnò l’azione giudiziaria che avrebbe portato al maxi processo di Palermo. E che fece dire al giudice Giovanni Falcone, “la gente fa il tifo per noi!”. Adesso ci apprestiamo, si spera, ad accompagnare una nuova azione giudiziaria contro la mafia trapanese che resta quella di sempre, la cassaforte siciliana di Cosa nostra. Dobbiamo dirvi che è bello ritrovare su questo cammino persone come Paolo Arena che furono coraggiose in un periodo in cui la mafia uccideva anche per uno sguardo malposto o non concesso. Ma la soddisfazione sarà misurata rispetto a quanto continueremo a fare. Non solo a Castellammare del Golfo ma in tutte le città. Parliamo e scriviamo oggi di Castellammare del Golfo ma forse domani gireremo pagina e dovremo parleremo di un altra città e magari di un altro sindaco. Questo cosa significa? Significa intanto che purtroppo nei palazzi del potere politico e amministrativo purtroppo c’è chi ancora non rispetta la distanza di sicurezza dalle mafie e dai collusi. Significa ancora saper rispondere e reagire sapendo fare rete tra chi , e non sono pochi, vuole contrastare le mafie. Facciamo rete allora. Facciamo le manifestazioni ma aiutiamo chi vuol denunciare, chi subisce l’azione malavitosa che può essere condotta anche dal politico o dal burocrate, o si vede chiedere il pizzo o subisce la concussione, significa poter dire al mafioso che con lui non ci vogliamo avere a che fare perché è un pezzo di merda appartenendo a quella montagna lurida. A proposito dei nostri articoli che hanno ricevuto alcune contestazioni. Per rispondere a leciti interrogativi e per sgombrare il campo dai dubbi degli sciocchi e di chi forse ha fatto e fa lo sciocco per servire qualcuno, ricorro a Sciascia, spesso usato a sproposito, Sciascia scrisse nel testo Parrocchie, ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione. Questo anche noi, che ci riconosciamo ad avere limiti precisi, e non siamo all’altezza del grande scrittore siciliano, abbiamo provato a dire. Ma diciamo subito che il Forum di ieri pomeriggio ha dimostrato la capacità della cittadinanza a sapere e volere uscire dal silenzio, per costruire una vera libertà di parola , rinunciando alla libertà passiva , occorre dunque spendersi meglio. Riconoscere i peccati che inquinano la società non può essere un qualcosa che possa suscitare gratuite contestazioni, da parte dei soliti leoni da tastiera, incapaci poi a venire in piazza e dire la loro. Significa assumere conoscenza e consapevolezza. Come contrastare questi inquinamenti? Restando vigili e attenti, non girarsi dall’altra parte, servono meno prediche e sopratutto vorremmo che siano di più i preti che escano dalle sagrestie, i professori impegnati per la legalità a scuola e fuori dalla scuola, i politici pronti ad uscire dalle aule consiliari, per andare a parlare con quei cittadini consapevoli che nel territorio la mafia continua ad esserci e sanno questi cittadini che Cosa nostra non si sconfigge né con le poesie né con gratuiti atti di fiducia, o mettendo alla berlina chi fa informazione corretta. Pensate. C’è chi pensa che sia sufficiente dirsi di essere onesto al suo interno, nell’ambito familiare, senza dover dir parola nel contesto civile, ritenendo che la lotta alla mafia appartenga solo a magistrati, giudici, forze dell’ordine e a quel pure bistrattato associazionismo antimafia. Non è così. Quel silenzio della gente che si dice onesta è lo stesso silenzio che tengono e pretendono i mafiosi. Allora bisogna distinguersi dalla mafia Rompendo i silenzi. Ai cittadini della nostra terra diciamo un’altra cosa: le mafie si combattono andando a votare, perché i vuoti lasciati sono destinati ad essere occupati dal malaffare. Dobbiamo bandire chi tiene la bocca cucita e tiene la faccia di ghisa. Basta con chi sta con un piede di qua e un altro dall’altra parte. Fare il proprio dovere non è attaccarsi foto alle spalle nei propri uffici e apporre lapidi, o fare l’elenco delle realizzazioni o dire che le questioni etiche e morali non possono affrontarsi dinanzi alla presenza di indizi giudiziari. L’etica e la morale sono una cosa, altra cosa i percorsi giudiziari dove legittimamente c’è chi accusa e c’è chi si difende. Fare il proprio dovere significa consentire ai cittadini il pieno esercizio dei propri doveri, riconoscendo i diritti senza costringere nessuno a passare da casa del mafioso di turno. La nostra proposta al Forum di Castellammare è questa. Un gruppo di giovani a Reggio Emilia, appartenenti all’associazione “Cortocircuito” nel 2009, al momento della loro costituzione, stilarono una guida sui giusti comportamenti in cinque punti per contrastare le mafie. Crediamo che anche qui possiamo, dobbiamo, applicarla.

INFORMARSI. E’ fondamentale informarsi ed informare, se non si conosce un fenomeno non si è capaci di fronteggiarlo e di combatterlo adeguatamente. Si tratta di un compito non facilissimo. I media spesso sono condizionati da molteplici aspetti di convenienza editoriale e politica. Inoltre sono diversi i casi in cui la stampa tende a derubricare probabili fatti di mafia ad atti di vandalismo o a “fenomeni elettrici”. Per questo è fondamentale, oltre al informarsi di più (leggendo di più e con più attenzione), informarsi da più fonti, solo in questo modo è possibile avere un’idea la più veritiera possibile.

CONSUMARE IN MODO CRITICO. E’ possibile acquistare i prodotti delle terre confiscate alle mafie, gestite prevalentemente da cooperative sociali di agricoltura biologica, riunite a livello nazionale da “Libera Terra”. E’ un segnale importantissimo perché spesso le terre dei mafiosi una volta confiscate vengono abbandonate, questa è una sconfitta per lo Stato e così la gente può dire “meglio quando c’era il mafioso”. Inoltre si possono acquistare i prodotti nei negozi che aderiscono alle reti antiracket.

PARTECIPARE AL VOTO. Se non si sceglie si lascia che altri scelgano per noi. La mafia spesso offre i suoi pacchetti di voti alle elezioni: dalle comunali alle europee, per questo occorre partecipare al voto, incluso quello referendario. E’ importante cercare di scegliere i candidati “più puliti”, perché le mafie non sono ne’ di destra ne’ di sinistra, spesso puntano sul cavallo vincente.

NON ACCETTARE SCORCIATOIE. Per combattere le mafie, bisognerebbe imparare a dire no alle tante scorciatoie che la vita offre ogni giorno, ai favori, alle raccomandazioni, e preferire “al puzzo del compromesso morale, il fresco profumo della libertà”, come auspicava il giudice Paolo Borsellino.  –

DENUNCIARE-PARTECIPARE. L’indifferenza è compromesso. Il silenzio degli onesti è il pericolo maggiore per la democrazia. Noi crediamo che ogni cittadino possa fare la sua parte, anzi debba fare la sua parte, contro il radicamento mafioso nella nostra città. Perché come dice il secondo paragrafo dell’articolo 4 della nostra bella Costituzione “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Quindi l’articolo 4 ci dice che l’indifferenza è incostituzionale!

Tra pochi giorni ricorderemo la strage di via D’Amelio, e sicuramente non mancheranno le celebrazioni anche retoriche. E allora ricordiamo davvero e bene il giudice dottore Paolo Borsellino,  preferendo non solo il 19 luglio ma ogni giorno “al puzzo del compromesso morale, il fresco profumo della libertà”.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.