Emergenza Dap…si lavora a sistemare le stanze

Carceri: il Sappe contesta le prime decisioni del vertice dell’amministrazione penitenziaria

Sembrano passati anni, ma in poche settimane una improvvisa rivoluzione ha cambiato radicalmente gli assetti del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Ministero della Giustizia.

Ai vertici del Dap, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, sono cambiate molte cose con una rapidità impressionate: prima è arrivata la nomina del magistrato Roberto Tartaglia a vice Capo del DAP (auguri!), poi le dimissioni di Francesco Basentini dalla guida del Dipartimento, dopo le polemiche sulle rivolte dei primi di marzo, sulle scarcerazioni di mafiosi e soprattutto sulla circolare del 21 marzo che aveva invitato gli istituti carcerari a valutare le posizioni degli over 70 affetti da patologie in funzione anti-Covid.

A Basentini, dopo una brevissima parentesi di interregno nella quale le sorti del DAP sono state rette dal direttore generale della Formazione Riccardo Turrini Vita, è succeduto il già procuratore generale di Reggio Calabria Bernardo Dino Petralia, nominato nuovo Capo Dipartimento dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Ma non è finita qui.

Il terremoto istituzionale è proseguito con le dimissioni il 22 maggio scorso di Giulio Romano, che era direttore dell’Ufficio detenuti del DAP solo dal 14 febbraio scorso.

Le motivazioni delle dimissioni di Romano, 60 anni, già magistrato di Sorveglianza, poi membro del Csm per Magistratura indipendente, che tornerà al suo precedente incarico di sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, non sono chiare, anche se c’è il suo nome sulla richiamata e discussa circolare del 21 marzo.

Insomma, un vero e proprio sisma, giunto in un periodo nel quale la terzietà e l’indipendenza della Magistratura sono state messe a serio rischio dalla diffusione dei messaggi WhatsApp di Luca Palamara, il magistrato ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale Magistrati Anm coinvolto in un’inchiesta della procura di Perugia che ha sconvolto il Consiglio superiore della magistratura. Il quotidiano La Verità ha infatti pubblicato alcune intercettazioni che contribuiscono a gettare nuove ombre sul mondo della magistratura e, in un articolo intitolato “La chat delle toghe su Salvini: Anche se ha ragione lui adesso dobbiamo attaccarlo”, riferisce di una chat privata tra alcuni magistrati che si accorderebbero su come attaccare l’ex ministro dell’Interno sulla sua politica migratoria portata avanti quando era titolare del Viminale.

In tutto questo deprecabile e miserevole contesto, restano vivi, vegeti e senza soluzioni immediate i problemi e le criticità con le quali le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria sono costretti a confrontarsi ogni giorno.Penso alle aggressioni, ai ferimenti, alle colluttazioni.

Penso alle manifestazioni violente di protesta con bombolette di gas lanciare come molotov contro gli Agenti, agli incendi provocati deliberatamente.

Penso alle provocazioni verbali e fisiche, alle risse, alle minacce, alle offese.

Penso, capisco e comprendo le attuali difficoltà del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nel difendere la sua scelta per il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria nel 2018, specie alla luce delle recenti dichiarazioni del PM Antimafia Nino Di Matteo, ma nella sua recente informativa alla Camera dei Deputati ha detto cose davvero discutibili. Come la scelta stessa di Francesco Basentini alla guida del DAP, un perfetto sconosciuto rispetto ai suoi predecessori, ai loro incarichi in magistratura ed in organismi antimafia ed antiterrorismo.

Bonafede ha detto di avere aperto nuovi Reparti detentivi e sale per videoconferenze: ma non dice che si tratta di Sezioni che erano programmate e realizzate dai suoi predecessori ma che non erano state inaugurate per mancanza di personale di Polizia Penitenziaria. E quando parla di assunzioni nel Corpo, si guarda bene dal dire che i nuovi Agenti non sono nemmeno sufficienti a sostituire quelli andati in pensione o che sono stati riformati dal servizio.

La nomina di Basentini, poi, è stata quasi un fulmine a ciel sereno perché nessuno ne aveva mai sentito parlare…

Bonafede alla Camera ha omesso di dire che si è ostinato a mantenere nelle carceri la vigilanza dinamica, con cui gli eventi critici sono aumentati in maniera esponenziale e che ha certamente favorito le drammatiche rivolte dello scorso marzo.

Ma c’è un altro dato incontrovertibile: Bonafede non è stato in grado di far valere il peso della Polizia Penitenziaria a livello politico, nel Decreto sicurezza bis. Furono infatti bocciate le norme che avrebbero punito coloro che aggredivano i poliziotti penitenziari, numerosissimi, e quanti detenevano illegalmente telefoni cellulari nelle celle.

E tutto questo, nella sua informativa del 12 maggio scorso al Parlamento, Bonafede ha omesso di ricordarlo, come non ha spiegato perché da mesi la circolare per riformare i circuiti penitenziari delle carceri – che avrebbe forse potuto evitare le sommosse e le rivolte dello scorso marzo – è ferma proprio nel suo Ministero in attesa di un firma che non è mai arrivata….

C’è poi la questione “telefonini”: se ne trovano in media 5 al giorno, nelle varie carceri d’Italia, ma ad oggi nessuno ha mai provveduto a schermare le Sezioni detentive al loro uso fraudolento e a dotare i Reparti di Polizia Penitenziaria di tutta Italia di body scanner per il controllo di tutti coloro che entrano in carcere e nelle Sezioni.

E decine sono i problemi: i corsi di formazione del concorso per Sovrintendente, ancora al palo perché non si vuole incomprensibilmente fare i corsi on line; la formazione e l’aggiornamento professionale; la qualità e la salubrità delle Mense Agenti, delle Caserme e delle Sale spaccio; la qualità del vestiario, dei mezzi, delle strutture e delle infrastrutture…

In tutto questo contesto, altre sono le priorità del DAP.

Lo dimostra l’Ordine di servizio 8 maggio 2020 n. 8881 del DAP, secondo il quale prioritario è stato prevedere l’istituzione del G.O.S. – Gruppo operativo stanze (!), gruppo di lavoro composto da 23 persone del Dipartimento per:

  • verificare la metratura delle stanze, il numero dei dipendenti e la qualifica posseduta dagli occupanti;
  • omogenizzare la distribuzione funzionale del personale rispetto agli Uffici di appartenenza;
  • riferire alla Commissione stanze sugli esiti delle attività svolte e predisporre proposte di razionalizzazione per ogni singolo piano del dipartimento.

Insomma, l’eterna ed atavica tra i problemi del Paese reale e le soluzioni del Paese legale…

Ma, citando una bella canzone di Vasco Rossi, c’è chi dice no. E noi del SAPPE diciamo, chiaro e forte, il nostro NO a queste degenerazioni del DAP!

*fonte poliziapenitenziaria.it

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