Bar/pasticcerie di Alcamo e Castellammare: la ripartenza tra dubbi e incertezze: “Ma non ci arrendiamo”

Il settore dei bar/pasticcerie nel territorio di Alcamo e Castellammare del Golfo è sicuramente tra i più colpiti in seguito all’emergenza sanitaria legata al Covid-19, così come il settore della ristorazione che vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi. Alcuni hanno deciso di riaprire dal 4 maggio seguendo le direttive del dpcm con le nuove disposizioni in merito e consegna a domicilio e asporto. Altri hanno scelto invece di attendere la data di oggi, lunedì 18 maggio, per riaprire la propria attività. L’unica cosa certa è il calo drastico del fatturato, che in alcuni casi arriva anche ad essere del 80-90%. Il rischio per molti e non riuscire a coprire le spese di gestione e, in alcuni casi, gli affitti dei locali. Proprio ieri sono state diramate le nuove linee guida per riaprire in sicurezza e molte pasticcerie hanno riaperto, ma chiedono aiuti veri da parte del Governo. Principalmente liquidità per far fonte a quelle spese fisse che non sono state né sospese e né rimandate: affitti, utenze e costi del personale. Oltre a una riduzione dell’Iva.

La nostra redazione di Alqamah.it ha dato voce ad alcuni operatori del settore.

Gaetano Calandra, Bar/Pasticceria 2000 a Castellammare del Golfo.

Voi avete deciso di riaprire il 6 maggio, con le modalità previste nel dpcm della cosiddetta “Fase 2”: asporto e consegna a domicilio. Come è cambiato il vostro modo di lavorare?

“È cambiato, ma in peggio. Con questa formula di lavoro, asporto e domicilio, era praticamente impossibile lavorare. Pochissimi clienti, ma i costi sono rimasti praticamente invariati. Ad oggi gli incassi non bastano nemmeno per coprire le spese giornaliere, il fatturato è calato circa del 90%. Con la consegna a domicilio è cambiato totalmente il nostro modo di lavorare. Per noi si tratta di un servizio nuovo e senza operai (tutti in cassa integrazione) non è sicuramente facile da gestire. Mi occupo io delle consegne, mente mia madre resta al bar. Per una vera ripartenza, secondo me, occorrono delle agevolazioni sui contributi per i dipendenti e una riduzione delle tasse, allo stato attuale risulta davvero impossibile lavorare con serenità”.

In questi primi giorni di apertura avete riscontrato particolari difficoltà? Riaprire è stata una “buona idea”?

“Si certo, molte. Principalmente perché ad oggi non abbiamo personale, sono tutti in cassa integrazione. Mi sono ritrovato a lavorare da solo, quindi, fino ad oggi, riuscivo ad aprire soltanto per mezza giornata visto che riuscivo a coprire soltanto un turno. Ho deciso di aprire il 6 maggio seguendo le disposizioni previste per la “Fase 2” per provare a ripartire lentamente, sperando di riuscire almeno a coprire i costi, ma non so dire se è stata una buona idea”.

Fabrizio Cupone Bar/Pasticceria La Preferita Alcamo.

Come vi state riorganizzando per la riapertura?

“Noi abbiamo riaperto l’11 maggio con il servizio da asporto. Ma è chiaro che il nostro settore ne risentirà parecchio anche in futuro. Non sarà come prima, il modo di lavorare cambierà totalmente. Noi intanto ci siamo attrezzati con la sanificazione dei nostri locali (bar e laboratorio), con i pannelli in plexiglas sul bancone, oltre a mascherine e guanti per tutto il personale. A mio avviso era impensabile non poter prendere il caffè con un amico al bancone del bar come prima, è un rito. Noi, quindi, ci siamo organizzati al meglio per accogliere i nostri clienti in totale sicurezza, ma è chiaro che il lavoro non sarà lo stesso.”

Il vostro è uno dei settori più colpiti, siete fiduciosi sul futuro? Gli aiuti del Governo sono arrivati?

“Io sinceramente non sono molto fiducioso. L’intero settore del turismo e della ristorazione sono in ginocchio, quindi anche noi ne risentiremo parecchio. Se per quest’anno tutto resterà così fermo, sarà davvero difficile andare avanti. È chiaro che non sarà facile tornare alla normalità, ci vorrà ancora del tempo. Il nostro personale attualmente è in cassa integrazione e soltanto 1 su 5 è tornato al lavoro, mentre gli altri ancora attendono il sussidio. Per quanto riguarda il bonus di 600 euro, le trovo quasi offensive. Mi aspettavo una riduzione dell’Iva o almeno il pagamento delle bollette, l’ultima è praticamente 3 volte il bonus che ci hanno concesso. Mi aspettavo di più, ma in ogni caso noi non ci arrendiamo. Andiamo avanti come abbiamo sempre fatto”.

Antonino Piazza, Bar/Pasticceria Millennium Castellammare del Golfo.

Voi avete deciso di non riaprire il 4 maggio con le modalità previste dal dpcm della cosiddetta “Fase 2”. Come mai?

“Ho deciso di rimanere chiuso perché, valutando diversi fattori e da una lunga esperienza maturata nel settore, a mio avviso, non aveva molto senso. Andare al bar, dal mio punto di vista, è un momento di piacere, di incontro, di condivisione. Quindi dopo una attenta analisi, ho deciso di riaprire oggi, lunedì 18 maggio, secondo quelle che sono le direttive del nuovo decreto”.

Adesso, superata la fase critica, resta da combattere la paura. Come immagina il futuro per il vostro settore? Lei è ottimista?

“Adesso la ripartenza sarà molto difficile. Per molti sarà dura ricominciare e per altri, che non hanno dei capitali da reinvestire nell’azienda, c’è un concreto rischio di chiusura. Personalmente, assieme a i miei dipendenti, abbiamo deciso di provarci facendo squadra aiutandoci tra noi, visto che gli aiuti che devono arrivare sono miseri. Staremo aperti, anche se non so per quanto tempo, cercando di ricominciare. Tutti dipenderà da come si evolverà il nostro lavoro con queste nuove modalità di fruizione per i clienti. Sinceramente non sono molto ottimista, ma sono convinto che possiamo dimostrare che il nostro spirito di collaborazione può essere la formula vincente”.

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.