Voto di scambio: morto Manuguerra, Rostagno ne citava “Dinasty”

TRAPANI. È morto per cause naturali Luigi Manuguerra, di 59 anni, personaggio controverso della politica siciliana. Il mese scorso era stato rinviato a giudizio assieme all’ex deputato regionale Paolo Ruggirello con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso, ma adesso i giudici del tribunale di Trapani dovranno dichiarare estinto il reato. Il cadavere è stato trovato stamane nella sua abitazione da un familiare. Figura pittoresca, cresciuto nel Psdi, partito social democratico, alla fine degli anni ottanta finì nei racconti del giornalista Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988. Nei suoi reportage lo chiamava “Manuguerra Dinasty” riferendosi a lui e al padre, che, affermava, “vendevano posti di lavoro in cambio di voti”. Nel processo per l’omicidio del giornalista emerse anche una lettera anonima consegnata a Rostagno cinque mesi prima della sua uccisione, i cui si minacciava di punire il giornalista “per essere tornato sulla vicenda dei Manuguerra” avvertendo che “la televisione sarà colpita da un grave lutto”. Negli anni novanta si reinventó come ‘Maestro Luigi’ conducendo delle trasmissioni con previsioni astrologiche, in onda su TV private. Poi nel 2002 finì in carcere per truffa perché alcuni telespettatori lo denunciarono. Il suo nome riemerse alcuni anni dopo nelle indagini sull’ex senatore Tonino D’Alì, da quasi dieci anni sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, adesso giunto in Appello a Palermo. I pm lo accusavano di aver minacciato alcuni testimoni, invitandoli a ritrattare, ma l’indagine poi fu archiviata. Nel 2017 era tra gli animatori di una lista civica candidata alle amministrative di Erice e in quei mesi i carabinieri lo intercettarono mentre contrattava voti con il presunto boss di Trapani, Franco Orlando. Per questo era stato rinviato a giudizio nell’ambito dell’operazione ‘Scrigno’. Dalla lista testi depositata lo scorso 27 marzo dai pm della Dda di Palermo, però, emerge che Manuguerra stava intrattenendo una collaborazione con la Digos. Lui ne aveva parlato ai carabinieri a fine 2019, in occasione dell’interrogatorio di garanzia. Era pronto a parlarne anche al processo con inizio previsto per il prossimo 8 aprile. Ma adesso saranno gli investigatori a riferirne.

Fonte: AGI

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