Col pugno chiuso a difendere gli ultimi

di Lillo Venezia

Ricordiamo il collega Lillo Venezia pubblicando l’articolo a sua firma comparso sul numero di Casablanca Anno VII n. 31 bis

Per me ricordare Mauro non è facile. Ormai tante cose sono state scritte e tante dette. Il processo agli assassini di Rostagno sembra si avvii alla conclusione. Ma a prescindere da come si concluderà, l’attenzione sulla sua figura deve rimanere alta. In questi anni, tanti sono stati i tentativi per screditare l’attività di Rostagno, attraverso penosi stravolgimenti della vicenda. I primi passi delle indagini sono state dirette nei confronti della comunità Samàn e poi direttamente sulla famiglia, sulla moglie che addirittura fu tratta in arresto di fronte alla figlia Maddalena, allora 15enne. Chicca Roveri, compagna di una vita di Mauro Rostagno,rimase in carcere poco tempo, ma quella carcerazione la segnò profondamente.

Così gli inquirenti ancora prima di indirizzare le indagini verso le piste della mafia trapanese, uniche piste logiche e facilmente intuibili, provarono la pista interna di Lotta Continua.

Alla sbarra oggi ci sono i mafiosi di Matteo Messina Denaro, figlio del boss Francesco, che si ritengono il mandante e gli assassini del giornalista. Mauro Rostagno è stato selvaggiamente ucciso per il suo lavoro di giornalismo di inchiesta, per avere cercato di chiarire i traffici illegali nella provincia di Trapani, un mandamento mafioso importante e strategico per la mafia. La droga, le armi, la commistione politici-mafiosi, la massoneria dello Scontrino, ma anche i suoi interventi a RTC con le mamme dei tossicodipendenti, la stessa comunità di recupero di Samàn, insomma una persona che voleva aiutare il prossimo con le armi che aveva a disposizione: la penna, la parola ed il video.

Mauro Rostagno era un compagno, con il pugno chiuso, venuto in Sicilia ad ascoltare i problemi della gente e poi a mettersi al loro servizio. Come si dice oggi, stava con gli ultimi, operai, disoccupati, studenti, casalinghe. I senzatetto. Dove era necessario cercava di dare una mano, non da solo, ma con i suoi compagni e compagne di Lotta Continua. La solidarietà, l’umanità, sono sentimenti profondi e soggettivi, che Rostagno cercava di far capire a tutti noi con l’esempio ed una parola sensata.  E’ giusto ricordarlo, come mi sembra doveroso ed assolutamente utile aprire un centro di documentazione con ciò che Mauro ha prodotto, per evitare l’annebbiamento del ricordo e soprattutto altri tentativi di giornalisti cosiddetti antimafiosi o magistrati illiberali che volessero riaprire una questione di falsità e di offesa nei confronti di Mauro, della sua famiglia e dei suoi compagni.

Il processo finora è andato avanti nel silenzio più assoluto. Come ha detto a Modica, intervenendo,Carmelo Maiorca, direttore dell’Isola dei cani di Siracusa , per fare informazione seria in Sicilia è necessario, anzi doveroso, creare una  rete che sappia veicolare le inchieste e le notizie  sul territorio, senza privilegiare il proprio orticello, ma tenendo conto della complessità delle questioni. Con qualche convegno si è cercato di rompere un isolamento mediatico vergognoso. I giornalisti in Sicilia hanno pagato un prezzo altissimo per la loro professione, tanti morti uccisi dalla mafia perché facevano il loro mestiere, il loro vero mestiere in un territorio oppresso e condizionato dalle organizzazioni criminali colluse con la politica. Mauro Rostagno è stato uno di loro.

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