Morto il giornalista Lillo Venezia

Di Valentina Ersilia Matrascia*

«Il vero Male eravamo noi», aveva dichiarato ironico durante un’intervista. Il male di questi mesi, il Coronavirus, l’ha portato via a 70 anni. Si è spento, nel reparto Covid-19 dell’ospedale Garibaldi Vecchio di Catania, il giornalista Calogero “Lillo” Venezia.

Storico attivista della sinistra radicale, militò per anni in Lotta Continua al fianco di Mauro Rostagno e Peppino Impastato. Fu redattore de “I Siciliani” di Giuseppe Fava e direttore della rivista satirica “Il Male”. Proprio in queste vesti, pochi mesi fa, Inchiostro l’aveva intervistato in occasione della mostra “Gli anni del MALE 1978 – 1982” al WeGil di Roma. Secondo giornalista, dopo Giovannino Guareschi, a finire in carcere per satira nella nostra storia repubblicana, aveva pagato in prima persona, con oltre cento denunce, la satira irriverente del settimanale che fu nelle edicole soltanto dal 7 febbraio 1978 al 5 giugno 1982. Stessa sorte, nello stesso ruolo, toccherà poi a Vincenzo Sparagna.

A renderlo noto, con un post su Facebook, la sorella Enza Venezia Signorello: «Con enorme dolore devo comunicarvi che mio fratello Lillo Venezia, non c’è più». È proprio il noto social network in pochi minuti a riempirsi di dediche e ricordi commossi di amici e colleghi.

«Uno dei primi redattori dei Siciliani di Giuseppe Fava», ricorda il giornalista Riccardo Orioles, direttore de I Siciliani. «Dopo l’assassinio del direttore – continua Orioles – fu uno dei primissimi a dire che bisognava subito continuare. Oltre che nella redazione, in quegli anni durissimi fu impegnato anche nell’amministrazione del giornale, pagando personalmente coi suoi poveri beni i mancati impegni di illustri “sostenitori”».

«Insieme ne abbiamo viste di tutti i colori », ricorda commossa Graziella Proto, fondatrice di Casablanca di cui Venezia era direttore responsabile. «Dopo il fallimento de I Siciliani – continua – non mi ha mai lasciato sola. Insieme, abbiamo girato ‘chiese e parrocchie‘ per ottenere i finanziamenti per salvare il giornale, far camminare le idee del direttore e rilanciare la sua opera. Oltre ad un affetto profondo, ci legavano idee e valori forti».

L’impegno giornalistico sempre affiancato a quello politico e di militanza. “Compagno” è la parola che ricorre più spesso tra i ricordi affidati alla rete quasi come un abbraccio virtuale in un momento in cui quelli fisici non sono consentiti. «In questi tempi di riflussi e di ritirate, Lillo Venezia – conclude Orioles – ha mostrato a noi tutti, avversari e amici, il senso della parola “compagno”, profonda e antica, modesta e responsabile, per il bene di tutti. E con questa semplice parola noi lo onoriamo».

Fonte: unisob.na.it

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