Mafia, revocata confisca da 20 milioni a ex leader costruttori Funaro

PALERMO. Revocata la confisca dei beni dell’ex vicepresidente regionale dell’Ance, Pietro Funaro. Accusato di collusione con esponenti mafiosi di Trapani, attivo nel settore edile soprattutto nel settore dei lavori appaltati da enti pubblici in Sicilia. Il provvedimento è stato emesso nel pomeriggio dai giudici della sezione misure di prevenzione della corte d’Appello di Palermo. In primo grado i giudici di Trapani avevano disposto la confisca dei beni per un valore di 20 milioni di euro e una misura di prevenzione personale, anche questa annullata dal giudizio d’Appello. Il sequestro venne eseguito nel 2014 da polizia e guardia di finanza, dopo che il nome dell’imprenditore era emerso nel corso di alcune operazioni antimafia. Secondo i pm Funaro era uno canali finanziari del boss Vincenzo Virga, al pari di altri imprenditori il cui patrimonio è stato sequestrato e confiscato come Vito Tarantolo, Vincenzo e Francesco Morici.

Nel corso del procedimento di primo grado emerse il tentativo di Funaro di avvicinare alcuni deputati regionali per sostenere un emendamento alla legge sugli appalti. La circostanza emerse da una perizia al pc dell’imprenditore, che conteneva un file chiamato “onorevoli da sistemare”. In seguito all’episodio l’allora governatore della Regione siciliana, Rosario Crocetta bloccò la legge. Nel sequestro originario venne coinvolto anche il padre Domenico, poi prosciolto dai giudici della sezione Misure di prevenzione di Trapani. Di loro si parlò in seguito al blitz “Progetto Mafia – Appalti fase 3” del 2007, in relazione a un presunta tangente “pari al 10%” per “distruggere e sostituire il foglio contenente l’offerta” della loro società, nei lavori di completamento della galleria naturale e suoi raccordi nel tratto Scindo Passo della S.P. di Favignana”.

“Da tali indagini emerge un contesto politico, amministrativo, imprenditoriale e mafioso teso allo sfruttamento di posizioni di controllo del mondo degli appalti per pilotarne l’assegnazione verso soggetti graditi ( perché contigui ) al capo mafia Vincenzo Virga ed al suo successore Pace Francesco”, si legge nella sentenza di primo grado. Tra i lavori interrotti in seguito al sequestro c’è anche la Torre di Ligny, simbolo di Trapani per anni rimasta in ristrutturazione e poi conclusa con un progetto differente da quello originario.

Fonte: AGI

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