L’Italia ai tempi del coronavirus unita dalla musica: dai balconi siciliani un inno alla speranza. VIDEO

Tamburi, chitarre, violini, pianoforti, trombe, flauti e fisarmoniche. È l’Italia che resiste. Dai balconi siciliani parte un messaggio di speranza. GUARDA IL VIDEO E LE FOTO

Si sono dati appuntamento alle 18 (e replicheranno questa sera), nell’unico posto in cui in questi giorni si può socializzare: i balconi di casa. Cittadini, musicisti, bambini, uomini e donne, tutti uniti da un filo tricolore. Da nord a sud, una melodia, un urlo di speranza sulle note dell’Inno nazionale. Musica e flash mob per lanciare un messaggio di speranza in questi giorni difficili.

Tamburi, chitarre, violini, pianoforti, trombe, flauti e fisarmoniche. È l’Italia che resiste, simbolicamente, concretamente. Un messaggio di speranza per chi  sta lottando da casa per arginare la diffusione del Covid-19 che sta mettendo a dura prova il mondo intero. Ma anche per chi in questi giorni lotta in prima linea, in corsia: medici e infermieri che stanno cercando in tutti i modi di curare i contagiati. Le vite sono sospese, congelate, ma non il cuore degli italiani. L’hashtag #iorestoacasa è stato accolto bene anche nel trapanese. Strade deserte, ma dai balconi si intravede una forte voglia di vita, di resistenza. Di rinascita.

I cantanti palermitani Claudio Terzo (Tre Terzi), Chris Obehi, Margherita Riotta (Famiglia del Sud) e molti altri, hanno cantato i grandi classici della musica italiana coinvolgendo i loro quartieri. Obehi e Riotta hanno deciso di intonare Cu Ti Lu Dissi Rosa Balistreri. Sui balconi, dai terrazzi, dalle finestre, le città hanno risposto cantando ed esponendo “i lenzuoli bianchi” proprio come ai tempi delle stragi di Falcone e Borsellino. Questa volta dicono che andrà tutto bene, perché nonostante la paura del Coronavirus la città di Palermo, la Sicilia intera, anche da casa, resiste e lotta per tornare più forte di prima alla vita quotidiana.

Anche ad Alcamo molti cittadini hanno dato il proprio contributo. Gli alcamesi Yesenia Consolati Ferrara, Valentina La Colla, Angela D’Angelo e Noemi Coraci membri delle Associazioni Musikè e Superabili, hanno lanciato il loro canto di speranza dal balcone di casa coinvolgendo anche i bambini: un canto lirico tradotto anche in LIS (lingua dei segni). Poi c’è Simona Romano, che con il flauto traverso ha suonato al tramonto per resistere alla paura. Così come Rossella, Sonia, Enza, Vito e molti altri (trovate i contributi sulla nostra pagina Facebook).

Stessa cosa Patrizia, che per la prima volta ha deciso di pubblicare un video sui social in cui intona il suo canto di resistenza, “senza poter abbracciare nessuno”. Anche il cantautore alcamese Salvatore Maria Ruisi ha intrattenuto il suo quartiere dal terrazzino utilizzando le parole di Francesco De Gregori: “Viva l’Italia, l’Italia che non ha paura. L’Italia del 12 dicembre, l’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre. L’Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l’Italia, l’Italia che resiste”.

A Castellammare del Golfo la comunità “La Forza” ha gridato che “andrà tutto bene”. Stessa cosa gli anziani della comunità “Anni d’oro” che dal balcone di via Segesta, bandierine alla mano, hanno intonato l’Inno di Mameli. Sono stati tanti i musicisti che hanno animato la serata in diversi quartieri della città. Anche un camionista ha fatto risuonare l’inno nazionale in via Francesco Crispi sul suo camion parcheggiato in strada. Iniziative anche a Calatafimi Segesta, San Vito Lo Capo, Trapani, Marsala e in molte altre città. La musica come terapia per sconfiggere la paura. È l’Italia ai tempi del Coronavirus. È l’Italia ai tempi dei social network. È un’Italia che nonostante tutto resiste. Ancora una volta.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteCittadino svizzero sbarcato con asce, coltelli e un mix di droghe (VIDEO)
Articolo successivoCoronavirus, altri 6 casi nel trapanese. Tutti in buone condizioni di salute
Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.