Luca Casarini e Pietro Marrone a Marsala: “Salviamo vite umane per essere salvati da questo orrore.” La Mare Jonio pronta a ripartire

Il capo missione di Mediterranea Luca Casarini e il Capitano della Mare Jonio Pietro Marrone, hanno incontrato ieri i marsalasi al centro sociale di Sappusi. Salvatore Inguì ha rinnovato la sua vicinanza e l’appoggio per le nuove missioni di monitoraggio nel mar Mediterraneo.

MARSALA. “Salvare vite umane è una cosa meravigliosa, porgere la mano a chi è in difficoltà, concedere loro una nuova vita è indescrivibile”. Così Pietro Marrone, capitano della Mare Jonio, la nave della ong Mediterranea Saving Humans, ha raccontato ieri pomeriggio al centro sociale di Sappusi la sua esperienza al comando di una nave umanitaria. Pietro Marrone, cresciuto sui pescherecci di Mazara del Vallo, ad un certo punto ha deciso unirsi alla causa di Mediterranea. “Quel tratto di mare lo conosco bene, lì ho passato gran parte della mia vita, e conosco anche le difficoltà. In quel tratto di mare vengono violati i diritti umani e io, da comandante, non potevo tirarmi indietro. Salvare vite umane non è soltanto una cosa giusta, ma è un nostro dovere. Il codice della navigazione non pone nessuna limitazione, perché quelle donne, quei bambini e quegli uomini sono naufraghi, e noi non possiamo tirarci indietro.”

Pietro Marrone è stato comandante di pescherecci, di navi cargo e oggi guida il rimorchiatore che salva vite in mare. Per tutta la vita ha solcato il Mammellone, quel tratto di mare molto pescoso tra Lampedusa e le coste tunisine, dove oggi avvengono naufragi senza più testimoni. “Chi più chi meno, chi lavora in mare ha visto la morte in faccia. Sa cosa significa aiutare un’altra persona che proprio non ha più speranza, sa cosa si prova quando è tua la mano che l’afferra e la porta a bordo. È una seconda vita.”

Marrone ha ricordato alcuni episodi della sua avventura alla guida della Mare Jonio. La sua storia recentemente è diventata un libro dal titolo “Io non spengo nessun motore” edito da Solferino. A fare gli onori di casa Salvatore Inguì, animatore della Libera orchestra popolare e assistente sociale. Con lui anche Enzo Zerilli, Presidente dell’Associazione “Amici del Terzo Mondo” e  Luca Casarini, capo missione di Mediterranea. “Da parte nostra – ha dichiarato Salvatore Inguì – rinnoviamo ancora una volta l’appoggio e l’impegno per contribuire alla vostra missione di salvataggio di vita nel mar Mediterraneo.” L’evento rientra nel ciclo di incontri “100 passi verso il 21 marzo” organizzato da Libera.

Ed è proprio Casarini a ricordare la recente notizia del dissequestro della Mare Jonio, che adesso, dopo una serie di interventi di manutenzione e di ammodernamento, potrà tornare in mare per una nuova missione di monitoraggio del mar Mediterraneo, diventato, come dichiara lo stesso Casarini, “un deserto senza più testimoni”. Ma non solo. Luca e Pietro erano indagati anche per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e disobbedienza a nave militare e rischiavano una condanna fino a 15 anni. Ma la Procura proprio nei giorni scorsi ha chiesto l’archiviazione. “I giudici hanno scritto una pagina di storia che non era mai stata scritta. – ha affermato Luca Casarini – L’archiviazione porta fuori le prove di una complicità italiana in quello che accade in Libia, e tutto questo finirà nell’inchiesta più grande, quella che ha coinvolgo l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Abbiamo prodotto migliaia di pagina difensive dimostrando che abbiamo agito nel rispetto delle regole internazionali. Quello che noi abbiamo documentato fino ad oggi si definisce in un solo modo: crimini contro l’umanità. Oggi il mar Mediterraneo è una fossa comune con oltre 40 mila persone, di cui il 10% sono bambini. Questo dice l’archiviazione. Io non dimenticherò mai i sorrisi dei bambini salvati da morte certa lo scorso 29 agosto. A bordo – ha raccontato Casarini – c’era un signore del Gambia che non riusciva più a camminare a causa dei lavori forzati, ragazzi che avevano provato la traversata cinque volte su quei gommoni. Donne violentate ripetutamente, con figli nati da quelle violenze. Molti di loro avevano anche acqua nei polmoni perché avevano provato a tuffarsi in mare per recuperare i compagni di viaggio caduti in mare. Hanno visto affogare in quel mare 9 ragazzi che erano con loro. Su queste vicende si è costruita una narrazione distorta, secondo cui  saremmo noi i criminali. Noi, anche con un rimorchiatore del ’72, non ci fermeremo. Perché non si può fare finta di niente. Forse ce ne accorgeremo troppo tardi. Io però voglio dire a mio figlio che almeno ci ho provato.”

Luca Casarini ha rievocato anche il “trasbordo della vergogna”, avvenuto con un mare in tempesta. Casarini si chiede “perché quel trasbordo rischiosissimo? Con gli uomini della Guardia Costiera costretti a fare quella cosa surreale. C’erano anche i sommozzatori pronti ad intervenire in caso di bisogno. Perché rischiare di far cadere in acqua dei bambini? Ma ci rendiamo conto? Perché non farci entrare in un porto sicuro e sbarcare i bambini normalmente? Noi abbiamo una bandiera italiana, ed è già un controsenso dover chiedere l’autorizzazione per entrare in un porto italiano. Noi – ha sottolineato Luca Casarini – salviamo vite umane per essere salvati da questo orrore.”

La Mare Jonio, per quella vicenda, è stata posta sotto sequestro amministrativo, ufficialmente per aver violato il decreto Salvini bis. Un decreto che adesso Mediterranea chiede di cancellare. “Il decreto è stato fatto per scavalcare la magistratura. Se prima era la magistratura a sequestrare una nave, con questo decreto, il Ministero dell’Interno, può decidere direttamente il sequestro amministrativo. Quello firmato contro la Mare Jonio è stato l’ultimo atto da Ministro di Salvini, sapeva già che avremmo vinto, ma è stato fatto soltanto per bloccarci il più a lungo possibile. Perché il sequestro amministrativo è più lungo, infatti per 5 mesi la nave è rimasta bloccata al porto di Licata, fino a quanto il Tribunale civile di Palermo, nei giorn scorsi, ha stabilito che è stato un sequestro illegittimo.

“Pietro Marrone – ha aggiunto Luca Casarini – ci ha accolto e ci ha insegnato come si sta in mare, la sua lunga esperienza da Capitano, ci è stata davvero utile. Abbiamo formato un gruppo di amici, di volontari che oggi sono migliaia in tutto il Paese. Abbiamo 2 equipaggi completi, 3 comandanti che si alternano, 2 capi missione per un totale di 14 marittimi. Abbiamo convinto Pietro Marrone davanti una pizza, perché fin da subito ci siamo capiti.”

Con il nuovo Governo e in particolare con la nuova Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, Mediterranea adesso dialoga, ma Casarini non risparmia anche qualche critica: “A loro rimproveriamo il non aver dissequestrato prima la Mare Jonio. Bastava una firma, e questo non è avvenuto per un fatto politico.”

“La nostra azione dal basso sta riempiendo un vuoto che colpevolmente hanno lasciato gli Stati Europei. Tutto è iniziato con lo stop dell’operazione Mare Nostrum”.

In queste ore la piattaforma Mediterranea Saving Human sta portando avanti una nuova raccolta fondi per tornare in mare. La partenza è prevista per i primi giorni di marzo. “La raccolta fondi sta interessando l’intero Paese con una grandissima gara di solidarietà e affetto.  Per noi è davvero una cosa straordinaria.”

Stefano, infermiere sulla Mare Jonio, la “nave dei bambini”: “A bordo storie di violenze e torture scritte sulla pelle”

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.