Una “compagnia aerea sicula”

Il piano del Governatore Musumeci per i nostri aeroporti

di Mario Barresi*
Il progetto – suggestivo, ma complicato – non è nuovo. Una compagnia aerea siciliana, con la Regione socia al 50% (ma anche al 49 o al 51%, in base all’assetto scelto), per vincere una volta per tutte, con tariffe davvero low cost per tutti i cittadini residenti nell’Isola, la guerra contro il caro-voli. Nello Musumeci, a margine degli auguri ai giornalisti, mercoledì scorso ha rilanciato un’idea a cui è molto affezionato (ne parlò, in una delle prime interviste dopo l’insediamento da governatore, al nostro giornale) e cioè quella di «una società mista in cui il pubblico garantisca i prezzi calmierati per i siciliani» e i privati, che «non devono essere necessariamente solo espressione di compagnie aeree o gruppi del settore, perché mi piacerebbe anche coinvolgere imprenditori siciliani illuminati, legati alla propria terra», dovrebbero «garantire la parte manageriale e gestionale».

Il rinnovato interesse per l’iniziativa è innescato da una certo pessimismo del governatore sulla continuità territoriale. Ovvero: il “modello Sardegna” con un vettore che si aggiudica una gara su alcune tratte (l’ipotesi riguarda Catania e Palermo in collegamento a Roma e Milano) da gestire con tariffe fisse per i siciliani. Su questo aspetto c’è la richiesta ufficiale del governo regionale al ministero dei Trasporti per convocare una conferenza dei servizi che avvii l’iter a Roma. Ma c’è sopratutto una norma nella manovra, grazie a un emendamento di Italia Viva in Senato (prima firmataria Valeria Sudano), con cui sono previste risorse per 25 milioni dal 2021 per la continuità territoriale della Sicilia. In attesa che l’iter si perfezioni, il 2020 sarà l’anno della sperimentazione delle tariffe sociali, sempre con una misura inserita nella legge di bilancio: sconti ad alcune categorie (studenti, lavoratori con reddito personale sotto i 20mila euro, disabili e viaggiatori per ragioni di salute) nel “modello Madeira” voluto da Giancarlo Cancelleri, certo che sia la «strategia più immediata e di facile applicazione».

Con il viceministro ai Trasporti, invece, Musumeci condivide lo scetticismo sull’applicabilità del sistema sardo in Sicilia per gli aeroporti di Fontanarossa e Punta Raisi. «Per ragioni geografiche legate alla distanza minima dalla terraferma e per la rigidità delle regole comunitarie sugli aiuti di Stato – argomenta il governatore – la battaglia sulla continuità territoriale, che combatteremo fino in fondo, sperando che sia condivisa anche dal governo nazionale, potrebbe essere molto lunga e infine perdente». Uno spiraglio però s’è già aperto per Trapani (conclusa il 12 dicembre la procedura di Airgest, gli atti sono stati inviati a Bruxelles) e per Comiso, con il vertice risolutivo per Soaco fissato per il 10 gennaio, dopo aver smussato alcuni problemi sulle tratte per Milano, all’assessorato regionale ai Trasporti.

 Ma per Catania e Palermo la strada sembra in salita. E allora meglio prepararsi un piano B: la compagnia sicula. Sul tavolo di Palazzo d’Orléans, da quasi due anni, c’è il dossier “Aerolinee Siciliane”, frutto del lavoro dell’ex patron di Air Sicilia, Luigi Crispino. Ma a Palermo, dopo un iniziale entusiasmo, si registra una certa freddezza. Non tanto sull’idea, quanto sui promotori. Non è dato sapere quanto, su questo atteggiamento, abbiano pesato i consigli di alcuni sherpa, aeroportuali e non, di Musumeci.

 La conferma che però non è soltanto una boutade natalizia, arriva da Marco Falcone: «Non sarà un percorso facile, ma ci stiamo lavorando». Qual è l’idea di partenza del governo regionale? Da quello che trapela è una società mista, nella quale la Regione entrerebbe acquistando i primi aerei (cinque-sei) necessari all’avvio dell’attività, mentre i soci privati garantirebbero know-how, gestione e personale. Ma il problema è trovare i soldi (250-300 milioni) per mettere le ali alla compagnia siciliana. «Non si possono certo prendere in leasing utilizzando spesa corrente, ma bisogna acquistarli con risorse in conto capitale. Ma contrariamente a treni e bus – ammette l’assessore – non ci sono misure della programmazione nazionale ed europea per l’acquisto di aeromobili. Uno spiraglio si potrebbe trovare nella prossima programmazione, ma si può tentare una rimodulazione di alcune risorse Fsc di quella attuale».

 E i partner? C’è stato un pour parler con i danesi di Dat, già in campo per la continuità territoriale di Lampedusa e Pantelleria, ma il governo regionale ha pure avviato altre interlocuzioni «con sviluppi interessanti». Non ci resta che attendere. Con lo sguardo, perplesso, rivolto all’insù.

*fonte lasicilia.it

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