LA FAVOLA DELLE REGIE TRAZZERE – Capitolo X – Parte III

Creare una antica strada armentizia che dalla Via Sampolo di Palermo – quartiere torrenziale e acquitrinoso – conduce al pantano di Mondello è un delitto. La storia  di Palermo ci dimostra che Mondello era un “Porto del Fango” cioè una palude e luogo malarico e la Via Sampolo nasce con l’urbanizzazione  dei quartieri fuori le Porte della città, dopo la bonifica dei fiumi e torrenti che scorrevano nel circondario cittadino.

di Antonino Messana

Il nome “al mondellu” cioè “palude” e “Marsâ ‘at Tin” che significa “porto del fango”. Altro termine significativo comunemente usato per indicare il territorio di Mondello è il “Grande Pantano” (Rosario La Duca).

La zona portuale di Palermo dal borgo Santa Lucia fino a raggiungere la contrada Colli è stata bonificata intorno al 1848; mentre la bonifica del territorio di Mondello inizia nel 1773 e terminerà intorno al 1910. L’ex Ufficio Trazzere insensibile alla storia dei territori e delle attività economiche dei loro abitanti nel 1954 inventa a Mondello due strade armentizie: la Regia Trazzera n. 490 Palermo (Via Sampolo) -Torre di Mondello e la Regia Trazzera  n. 207  Isola delle Femmine-Tommaso Natale-Mondello-Palermo. Come dire che nei millenni passati almeno “mille animali”(Vedi capitolo V-parte III, pubblicato il 1° luglio 2017) quali pecore, armenti etc… pascolassero su strade acquitrinose e pietrose invece di erbose, per arrivare o alloggiare nel “pantano” di Mondello. Ecco le Regie Trazzere tratte dalla Gazzetta Ufficiale

Il titolo che sopra impresso (copia-incolla con una “i” in più) della Regia Trazzera n. 490 non ci informa del dettagliato percorso da Palermo a Mondello. Poiché il Giornale di Sicilia del 5 giugno scorso con l’articolo a firma Connie Transirico mette in ballo la Via Sampolo e poi il Viale del Fante, ritengo che il percorso sia il seguente: Via Sampolo(Palermo)-piazza Leoni-viale del Fante-Pallavicino-Partanna-(bivio) per Torre di Mondello. In ogni caso il discorso che seguirà vuole dimostrare che è impossibile che sia mai esistita una “trazzera armentizia” che da Palermo via Sampolo  arrivi a Mondello. Gli interessati possono richiedere la Relazione di Demanialità redatta dall’ex Ufficio Trazzere nel 1954 e così pure per la  trazzera n. 207.

Avverto i cari lettori che nel 2012 ho intrattenuto corrispondenza epistolare con l’ex Ufficio Trazzere per richieste di alcune “Relazioni di Demanialità” e relativi “titoli probatori” di alcune trazzere di Alcamo. Mi hanno riposto a spiovere scrivendomi che li dovevo cercare presso il Comune, Archivi notarili e Archivio di Stato.Il Comune non aveva documenti, per l’Archivio notarile non c’erano citati atti pubblici nelle Relazioni, l’Archivio di Stato invece mi ha chiesto i fondi archivistici. Torno a scrivere all’Ufficio Trazzere e non mi consegnano i titoli probatori che ho richiesto, scrivendomi che nei titoli in loro possesso non erano indicati i fondi archivistici. Miserabili ed in mala fede. Ecco le prime corrispondenze in originali (per un approfondimento Vedi Introduzione-parte VII, pubblicato l’11 aprile 2015):

Immagino che ad un Condomio non daranno mai una risposta simile, tuttavia sono certo, anzi certissimo che non possono avere titoli che provano che la Via Sampolo era una Regia Trazzera armentizia larga quasi m.38 per arrivare al pantano di Mondello.

Nonostante ciò, arriva questa volta non la favola, ma la “beffa” per la creazione di Regie Trazzere perciò larghe canne 18 e palmi 2 corrispondenti a m. 38,68 in strade di scomodo alla transumanza perché torrenziali, fangose, malariche e pietrose che sferravano perfino i cavalli.  Mi corre l’obbligo di spiegare il comportamento folle per la fantasiosa invenzione della Trazzera R.T. n. 490 che da Palermo arriva a Mondello attraversando l’intera Via Sampolo che abbiamo appreso dal Giornale di Sicilia del 5 giugno scorso. Ecco la pagina del Giornale.

Come scrive la cronista Connie Transirico l’Ufficio Regionale delle Trazzere questa volta pretende le somme di riscatto della parte di Trazzera usurpata dai Condomini di interi palazzi sparsi per lunghi chilometri in vie cittadine dei quattro punti cardinali di Palermo. Da notare che ciascun Condominio possiede  tempo e denaro necessario per instaurare un contenzioso giudiziario con notevole risparmio rispetto al pagamento preteso per l’usurpazione. Da non trascurare che tutti i Condomini di ciascuna via possono formare dei comitati ed agire insieme. Per altro verso alla presenza di numerosi ricorsi aventi lo stesso oggetto (petitum) il giudice può riunire i dibattimenti e pronunciare una sola sentenza. La causa è civile e l’Ufficio delle Trazzere ha dovere di provare non la semplice demanialità della strada (tutte le vie pubbliche sono demaniali in virtù dell’articolo 822 del Codice Civile), ma che quella strada era nei millenni passati “strada armentizia per la transumanza” che giustifica una larghezza di quasi m. 38. In altre parole l’onere della prova resta a carico dell’Ufficio delle Trazzere di Sicilia (vedi capitolo X-parte II, pubblicata lo scorso 28 settembre che riporta la sentenza della Corte di Appello di Palermo). In questo caso l’Ufficio verrà oberato di migliaia di cause. Infine, ripeto che tutte le leggi ad hoc emanate per il riordino delle strade armentizie associano i tratturi di Puglia e le Trazzere di Sicilia entrambi collegate alla transumanza. Infatti, non è assolutamente possibile che in Sicilia esistessero 11.500 Km (oltre altri Km. 500 non demanializzate) di trazzere armentizie. Forse non esistevano le vie pubbliche larghe m.4 perché tutte le strade erano trazzere?

Ecco i titoli e i decreti legislativi del 1923 e del 1927 citati come fondamento del Decreto Assessoriale n. 299/452 del 2 marzo 1954.

R.D. 30 dicembre 1923, n. 3244 (1). Passaggio dei tratturi di Puglia e delle trazzere di Sicilia dalla dipendenza del Ministero delle finanze a quella del Ministero dell’economia nazionale (2). (1) Pubblicato nella Gazz. Uff. 12 marzo 1924, n. 61. (2) Ora, dell’agricoltura e delle foreste. 1. I tratturi di Puglia e le trazzere di Sicilia continuano ad essere di demanio pubblico dello Stato e passano dalla dipendenza diretta del Ministero delle finanze a quella del Ministero dell’economia nazionale (3). (3) Ora, dell’agricoltura e delle foreste. 2. In base ai titoli probatori, carte descrittive, elenchi, tracce esistenti sui terreni ed ogni altro possibile elemento saranno eseguiti l’accertamento, la revisione della consistenza e la conseguente reintegra di tutti i tratturi, tratturelli, bracci e riposi del Tavoliere e di tutte le trazzere di demanio pubblico dello Stato, allo scopo di procedere alla loro sollecita, definitiva e migliore destinazione che dovrà effettuarsi nelle forme seguenti e compiersi nel termine di anni 10 a decorrere dalla data del presente decreto (4). (4) Termine soppresso dal R.D.L. 22 febbraio 1937, n. 292.

  1. I tratturi e le trazzere, che saranno conservati a norma del primo comma del precedente art. 3, continueranno ad essere amministrati dallo Stato. Le strade rotabili, che sul loro percorso saranno ritenute indispensabili a parere della competente Amministrazione dei lavori pubblici, e verranno costruite coi fondi di entrata di cui al successivo art. 17, saranno dichiarate provinciali, comunali e vicinali, secondo i criteri e le procedure della legge 20 marzo 1865, n. 2248, allegato F sulle opere pubbliche e dei relativi regolamenti, e saranno consegnate ai rispettivi Enti e Consorzi, perché provvedano alla loro manutenzione.

REGIO DECRETO 29 dicembre 1927, n. 2801

Approvazione del regolamento per l’assetto definitivo dei tratturi di Puglia e delle trazzere di Sicilia. (027U2801) (GU n.49 del 28-02-1928 )

R.D. 30 dicembre 1923, n. 3244 (1). Passaggio dei tratturi di Puglia e delle trazzere di Sicilia dalla dipendenza del Ministero delle finanze a quella del Ministero dell’economia nazionale (2). (1) Pubblicato nella Gazz. Uff. 12 marzo 1924, n. 61. 

Chiaramente un singolo proprietario non è in grado di sostenere un contenzioso con l’Ufficio delle Trazzere per il costo e per il lungo tempo che investe la causa, quindi è costretto a pagare.

Una domanda correlativa al percorso della Regia Trazzera n. 409 in discorso è la seguente: dove risiedevano le pecore, gli ovili, le stalle e i pastori? Forse a Resuttano, San Lorenzo, Tommaso Natale, Sferracavallo o Partanna? Eliminando Sferracavallo e Mondello perché abitati da pescatori, le rimanenti contrade erano attorniate da splendenti ville e giardini edificati tra la fine del 1700 e 1900  ove risiedevano  eccellentissimi nobili palermitani. Dunque un numero elevato di  pastori, di ovili e di capi di armenti (collegati con la larghezza di quasi m. 38 delle Trazzere) forse dimoravano a Boccadifalco. Allora gli armenti da Boccadifalco si spostavano per la transumanza verso la città di Palermo attraversando, non capisco quale antico percorso, per andare a Mondello. Stando l’assurdità dei propositi appena descritti occorre chiedere al Demanio Trazzeriale la “Relazione di Demanialità”. Ripeto nel 2012 ho avanzato alcune richieste di titoli probatori e relazioni di demanialità. Ripropongo in questo contesto l’ultima risposta del 29 ottobre 2012 dopo sei mesi di insistenti missive. Lascio al lettore eventuale giudizio in merito.

Per un quadro completo delle città, dei sobborghi e delle Regie Trazzere n. 409 e 207 sopra accennate propongo in basso una carta stradale allargata rispetto alla precedente.

Ho tratteggiato tre strade dirette da Palermo a Mondello: la litorale di colore rosa che attraversa i seguenti villaggi: Acquasanta, Arenella, Vergine Maria, Addaura, Mondello Valdesi, Torre di Mondello; la Via interna (Trazzera n.409): Via Sampolo, Pallavicino, Partanna Mondello, Torre di Mondello; Infine la costiera di Nord-Ovest (Trazzera n.207): Sferracavallo, Tommaso Natale, Partanna Mondello, Torre di Mondello.

Per la Regia Trazzera n. 207 accenno a quanto ha scritto Rosario La Duca riguardo al percorso Isola delle Femmine-Sferracavallo. Ecco il testo originale:

L’ex Ufficio Trazzere chiaramente è stato molto coraggioso a trasformare una strada pietrosa ed intransitabile neanche a piedi in strada armentizia che richiedeva non pietre, ma erba da pascere al passaggio degli armenti. Il discorso ha un seguito con Carlo Gastone di Rezzonico nel suo “Viaggio in Sicilia” del 1793 non ci ha reso e pubblicato del ridicolo !? (Vedi capitolo IV-parte V-pubblicato il 17 settembre 2016).

Voglio ricordare infine che il marchese di Villabianca nel 1788 ha scritto che anche la Corsica isola montuosa più della Sicilia già era provvista di strade rotabili. Ecco il brano:

Questi paesi però può da opporsi di non essere montuosi come la Isola nostra vi si risponde che la… e sopra tutta la Corsica e piena di Monti e forse più della Sicilia, e con tutto ciò ni si trovano delle piane strade carreggiabili, che da noi si desiderano. La Corsica deve questo ben fatto ai suoi novelli Sovrani di Francia.

Dopo questa premessa introduttiva che ci fornisce un primo approccio che la storia di Palermo nega a chiare lettere l’assenza assoluta di strade armentizie nel suo territorio, è difficile comprendere il movente o lo scopo dell’articolo pubblicato dalla Transirico. Certamente la cronista vuole informare lo status vigente delle Regie Trazzere che circondano il territorio di Palermo; in particolare quelle vie edificate 50 anni addietro che hanno creato  nuovi quartieri e che occuparono in buona fede parte dei terreni di quelle strade originariamente larghe quasi m. 38 naturalmente destinate al passaggio degli armenti.???

Sicuramente per i Palermitani è stata una notizia di prima mano sconvolgente ed ha creato pure preoccupazioni per i successivi passi da intraprendere. In primo luogo la cronista mette in ballo i condomini costruiti e venduti mezzo secolo addietro in Via Sampolo avvertendo che seguiranno tutti gli altri complessi e ville senza limiti temporali considerato, che le trazzere sono beni demaniali che escludono l’usucapione. Ecco il brano.

Tuttavia la giornalista non è stata informata non solo che nelle città non potevano esistere trazzere armentizie, ma riguardo la Via Sampolo l’intero quartiere essendo zona ubicata fuori le mura della città e nelle vicinanze del porto a Nord-Ovest, fino ai primi decenni del XVII secolo non esisteva la strada, ma l’intero circondario era attraversato da flussi copiosi di acque che tra poco osserveremo nella carta del 1580 e che verrà confermata dall’intera letteratura storica riguardante territorio di Palermo. Esiste negli archivi e nelle biblioteche pubbliche e private numerosa cartografia antica di Palermo che dimostra con tantissima chiarezza l’assenza assoluta della Via Sampolo in discorso.

Ecco una prima mappa di Palermo datata 1580 prelevata dalla Biblioteca centrale della Regione siciliana S.L.M. 13.E.124 000477056 / 1 op.

Titolo dell’opera: Appendice alla topografia antica di Palermo dal sec. 10. al 15.: da un volume di antichissimi esemplati dalli pergameni / Vincenzo Di Giovanni.

Fonte:Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace” Fondi antichi”

La carta è una pianta storica certamente fedele e probatoria rispetto ai territori rappresentati, i luoghi segnati con delle X di colore rosso indicano le superfici ove nascerà la futura Via Sampolo. Non occorrono grandi occhi per capire che l’intera area è acquitrinosa con fiumiciattoli alimentati dal vicino fiume Papireto e non esiste orma di strada. La mappa sottostante ci indica a chiare lettere che tutto il territorio di Palermo era alluvionale e attraversato da fiumi.

Palermo tra due Fiumi, racchiusa fra il Kemonia ed il Papireto,  fu così per secoli di storia fintanto che l’evoluzione orografica, storica ed artistica della Città di Palermo non modificò il suo territorio, deviando e interrando i loro percorsi, edificando lungo i loro alvei.

https://www.palermoviva.it/

Osserviamo adesso la carta attuale della città di Palermo. Ho segnato con tratti di penna di colore rosso quattro punti cardinali del centro città: la portuale Via Crispi, in alto la Via Libertà, a Ovest la Via Sampolo e infine la Via dei Cantieri adiacente a sinistra al porto. In una posizione quasi centrale vediamo il carcere dell’Ucciardone. La Via Sampolo si unisce con la Via Piano dell’Ucciardone per allacciarsi con la Via Crispi. Questa continuità di strade da Via Sampolo a Via Crispi  non esiste nella mappa precedente.

In altre parole nella pianta  del 1580 in argomento, non solo non esiste alcuna strada adiacente al Porto e alla “Cala”, ma non può neanche esistere perché il quartiere è una zuppa d’acqua. Leggeremo innanzi che scorrevano in un largo raggio del territorio Nord-Ovest oltre le mura ben litri 16 di acqua al secondo.

Per facilità di lettura ripropongo qui sotto la mappa del 1580

Ricaviamo altra conferma dell’inesistenza a quell’epoca della Via Sampolo e di seguito le altre Vie che costeggiano il Porto e la “Cala”con orientamento Est-Ovest. Sicuramente la strada denominata Sampolo è sorta dopo la bonifica.

In basso riporto altra bellissima carta topografica dell’intero territorio di Palermo datata 1699.

Ho cercato con tutte le mie modeste conoscenze del territorio di Palermo di interpretare le strade disegnate in mappa. Accetto fin da adesso eventuali correzioni.  Intanto osservo subito che il territorio sopra il porto è interamente coperto di giardini. Non esiste ombra di strada che dai paraggi del porto che conduce a Mondello (in particolare la Via Sampolo incriminata).

Fonte: Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace” Fondi antichi”

Fonte: Liliane Dufour

Atlante storico della Sicilia : le città costiere nella cartografia manoscritta 1500-1823 / Liliane Dufour ; presentazione di Cesare De Seta ; introduzione storica di Massimo Ganci

Sul lato sinistro della carta in parola ho segnato con linee di colore verde due strade che si incrociano e conducono al Monte Pellegrino. Il tratto di penna di colore azzurro indica una strada di collegamento del quartiere Resuttano e quello di San Lorenzo.  Nella parte alta della mappa ho segnato  con delle linee di colore rosso due strade: quella di sinistra indica la bella strada che collega Palermo con Monreale oggi Corso Calatafimi, e la strada che dal quartiere “Rocca” conduce a San Martino delle Scale attraversando (forse) Boccadifalco. Il tratto di strada segnato con una linea di colore viola vuole rappresentare le attuali Vie Cappuccini e Pitrè che conducono a Boccadifalco. La strada sinusoidale in orizzontale potrebbe essere la Via Uditore che conduce a Tommaso Natale. Per converso non è indicata alcuna strada Tommaso Natale-Mondello attraversando Partanna. Questa carta topografica che chiude il secolo XVII ci dimostra a pieno titolo che la Regia Trazzera n. 409 che da Mondello conduce a Palermo percorrendo come ultimo tratto la Via Sampolo non esistite fino a quella data. Il Servizio Trazzeriale ha l’obbligo di dimostrare la sua esistenza in età arcaica con documenti (come stabiliscono le leggi) che giustifichino  una strada armentizia larga canne 18 e palmi 2 e confutare mappe in discorso.

Adesso ci addentriamo nel secolo XVIII con una mappa austriaca del 1720, però entriamo in una era feconda per la ricerca, inventariazione e reintegra delle antiche Regie Trazzere che viene promossa da un reclamo del marchese Moleti di Messina. Rievoco solamente alcuni passi:

  Scrive Lo Presti che il dispaccio  del 1785 è fondato sulle medesime questioni degli antichi provvedimenti, la lamentela avanzata da un feudatario e l’arroganza nel pretendere i carnaggi questa volta da Ufficiali del Regno non più come risarcimenti o sosta, ma giustificati in diverse maniere: baglio di passaggio, da guardia, di visioni, di patenti o altro. Il viceré accetta queste lagnanze e risponde affermativamente agli ingiusti ed abusi dazi e raccomanda il libero transito del bestiame per le trazzere (il corsivo è testuale (pagina 36).

Con il primo Dispaccio del 21 aprile 1785 inizia così  l’epoca degli infiniti provvedimenti susseguitesi senza soste temporali fino al 1854 con la statistica delle trazzere e vie pubbliche usurpate in tutta la Sicilia. Ripropongo il citato dispaccio e la copertina del volume che contiene la “Statistica delle usurpazioni di trazzere e vie pubbliche in tutte le province della Sicilia per significare che i terreni usurpati sono stati profumatamente pagati al Borbone. Ovviamente il volume in parola non riporta usurpazioni nei capoluoghi di provincia.

L’opera infaticabile del Maestro Segreto marchese Buglio – responsabile delle trazzere – inizia il 17 aprile 1787 che  scrive al vice re Caracciolo sostenendo  che riceve numerosi reclami di pastori che lamentano che i proprietari delle terre al passaggio dei propri animali pretendono carnaggi (Vedi capitolo V-parte II, pubblicato il 13 maggio 2017).  Seguono numerosi dispacci che solo due ritengo che possono essere importanti per queste circostanze. Essi sono: “La Consulta del Maestro Segreto del 1° febbraio 1788”(Vedi capitolo V-parte III, pubblicato il 1° luglio 2017); il motivo fiscale che fa seguito alla consulta del successivo 15 aprile 1788 (Vedi capitolo V-parte IV, pubblicato il 16 settembre 2017). Ecco il volume della Statistica custodito dall’Archivio di Stato Gancia di Palermo.

-Archivio di Stato (Gancia) di Palermo- Trazzere-Rami e Diritti Vari Volumi  1705

Vuoi che il Maestro Segreto Marchese Buglio in quasi trent’anni di perseguire le trazzere trascurasse quelle del territorio di residenza reale allorquando ha provveduto a far arrestare ad Erice usurpatori (Vedi capitolo VIII-parte I, pubblicato il 27 ottobre 2018)?

Adesso propongo la Pianta di Palermo del 1720.

Fonte: Liliane Dufour

Atlante storico della Sicilia : le città costiere nella cartografia manoscritta 1500-1823 / Liliane Dufour ; presentazione di Cesare De Seta ; introduzione storica di Massimo Ganci

Nella mappa in alto brevemente ho segnato nell’angolo riguardante il porto due strade con linee colorate: quella rossa conduce al monte Pellegrino; quella viola di breve tratto nella direzione Sud-Nord conduce in giardini privati. Questa carta è del tutto simile alla pianta precedente (1699) creata vent’anni dopo. Anche per questa carta la via Sampolo è inesistente.

Adesso è la volta della carta Schmettau anch’essa carta Austriaca del 1720 stradale, commissionata dal Governo per conoscere per motivi bellici le strade siciliane. Quest’ultima essendo una carta stradale costituisce prova inconfutabile in assenza di altre mappe stradali.

Viene evidenziata la costa sottostante monte Pellegrino. Con due linee di colore verde ho segnato la strada che dal porto conduce al monte Pellegrino e poi al sito Acquasanta. Sul lato destro della mappa che mostra l’intero golfo di Palermo ho segnato con tratto di penna di colore giallo la strada Consolare cioè l’antica Via Valeria che arriva e parte da Messina per terminare a Marsala (Vedi capitolo Primo-parte IV, pubblicato il 25 luglio 2015); con tratto di penna di colore rosso ho indicato la via romana Agrigentum-Panorme (Vedi capitolo Primo-parte V). Ho sottolineato le città attraversate con segni viola. Preciso che Mussomeli vale per Misilmeri e Ogliastro per Bolognetta.

Osserviamo adesso il fronte Nord-Ovest della stessa mappa Schmettau  del 1720 (altra tavola).

Sferracavallo-Tommaso Natale-Tonnara di Mondello. Unica e sola strada veramente antica che unisce due borghi di pescatori.  Con due tratti di colore verde ho segnato la via costiera che unisce Mondello-Addaura-Vergine Maria-Arenella-Acquasanta-Porto. Si notano alle spalle di Mondello a Sud-Est tantissime strade che collegano i numerosi giardini e ville con i nomi dei proprietari. Vuoi che fra queste vie ci fosse una Regia Trazzera? A mio giudizio sono strade private o vicinali di comodo per permettere gli accessi alle nobili ville. Peraltro nella carta non è segnato il  sobborgo di Pallavicino e una strada interna tra i giardini che da Mondello conduce a Palermo.  Questa carta è una ulteriore conferma che  non esiste la Trazzera n. 409 disegnata dall’ex Ufficio Trazzere di Sicilia, così pure la Via Sampolo; peraltro è concorde con le precedenti mappe sopra riportate e con quelle che appresso osserveremo.

Dal 1720 saltiamo al 1777 con la bellissima carta topografica moderna costruita con nuovi metodi di rilievi diretti e rappresentata in proiezione ortogonali, ordinata e pagata dal Marchese di Villabianca che l’ha battezzata “Pianta Geometrica di Palermo. Lo storico palermitano Rosario La Duca notoriamente apprezzato dalla letteratura palermitana ci fa conoscere la carta che il Marchese aveva pubblicato nei suoi manoscritti conservati dalla Biblioteca Comunale Casa Professa di Palermo. Ecco l’illustrazione e la carta divulgata da Rosario La Duca.

La mappa offre  una splendida chiarezza mostrando fiumi e strade periferiche già  bonificate, tuttavia del tutto simile alla carta del 1580 ed anche alle altre che abbiamo visto sopra. Mi soffermo brevemente per alcune indicazioni ed accetto fin da adesso segnalazioni dei cari lettori per errori od omissioni. Faccio presente che sono un principiante che studia Palermo e la sua storia da questa occasione che mi hanno offerto in primo luogo il Giornale di Sicilia e poi da affettuosi parenti che abitano in Via Sampolo.

Fonte:Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace” Fondi antichi”

Nella parte centrale in alto ho segnato con un tratto di penna di colore celeste l’attuale Piazza Indipendenza ove sboccano  due vie: la via di Monreale oggi Corso Calatafimi e la Via Cappuccini segnate con un tratto di penna di colore azzurro; con due lunghi tratti di penna di colore giallo ho segnato i due fiumi: Kemonia a sinistra e Papireto a destra; a destra della carta ho segnalato con tratti di penna di colore fucsia che potrebbero essere delle strade e spiazzi sicuramente bonificate dalle acque provenienti dall’adiacente  fiume Papireto (Vedi mappa 1580); con tratti di penna di colore rosso ho indicato una strada che arriva all’estremità del porto. Nella parte alta del porto sul lato destro non c’è ombra di strada che rappresenta la Via Sampolo per arrivare a Mondello.

Infine con cerchi di colore verde ho indicato tre luoghi posti in una larga strada che inizia da un largo che – se non erro – dovrebbe essere il Giardino Inglese (?) che costeggia  dal lato Ovest le mura e che dalle vicinanze del porto e della Cala arriva a Piazza Indipendenza. I tre punti portano i seguenti numeri e nomi ricavati dalla difficile lettura della leggenda lato destro della: n. 141-Borgo Santa Lucia e di Fornaja,  Loggia IV Quartiere di S. Oliva sotto il sesto Senatore …,

165 Baluardo di S. Giorgio, Porta S. Giorgio e di S. Rosalia, Palazzo del Marchese di Spaccaforno (Ispica)e di S. Rosalia.

Tornano propizi i luoghi che ho sopra indicati riguardanti il Borgo S. Lucia e il quartiere S. Oliva  perché gli scritti di Rosario La Duca attestano con chiarezza e con prove inconfutabili   che  il suddetto Borgo e l’intero quartiere si sono formati e accrescuti dopo i lavori di bonifica e con le prime speculazioni edilizie del 1571. Riguardo il Borgo S. Lucia con le parole di La Duca leggeremo che il primo episodio urbanistico è stato la nascita del Borgo S. Lucia e la scomparsa della porta S. Giorgio proprio nell’anno 1571. Riporto il brano in originale è confermo subito alla luce di queste testimonianze che nei millenni passati non poteva esistere una strada armentizia in luoghi deserti e acquitrinosi.

Riguardo il piano S. Oliva il nostro autore La Duca ci informa che la città di Palermo si è allargata fuori le mura nel 1778 mentre il piano di S. Oliva restava zona periferica. Solo nel 1848 il quartiere S. Oliva si univa con il Piano dei Colli.

La Piana dei Colli è una pianura situata al confine Nord della città di Palermo.

Veduta di una parte della Piana dei Colli

Orografia[modifica | modifica wikitesto]

La piana è delimitata da Monte Pellegrino a EstMonte Gallo a Nord e Monte Billiemi a Ovest. Prima dell’urbanizzazione avvenuta durante il sacco di Palermo l’area della pianura era piena di corsi d’acqua e terreni acquitrinosi fino al golfo di Mondello, questo la rese famosa per la sua rigogliosa vegetazione, parte della quale è ancora visibile all’interno delle ville settecentesce ed all’interno del confinante Parco della Favorita.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome deriva proprio dai monti che circondano la piana che sono tutti di altezza non eccessiva, chiamati quindi colline, da qui piana dei colli. Fino al Settecento l’area era quasi completamente libera da abitazioni che invece iniziavano in prossimità del mare, nel borgo di Mondello, il motivo era la scarsa sicurezza della zona, facile preda per i pirati, e per la presenza degli acquitrini che rendeva malsana l’area. Nel Settecento il rischio di incursioni piratesche andava affievolendosi e si rendeva sempre più pressante il desiderio, da parte della nobiltà e della nuova borghesia, di una zona di villeggiatura, uno sbocco a Nord, visto che l’area di Bagheria andava saturandosi, così proprio questa zona venne scelta per la costruzione di grandi ville circondate da rigogliosi ed ampi giardini, alcune di queste ville sono ancora visibili nel tessuto ampiamente urbanizzato. Sempre nello stesso periodo andavano sviluppandosi, attorno ad alcune delle ville, dei piccoli agglomerati urbani quali per esempio: San Lorenzo e Partanna. Negli anni sessanta, durante il boom economico, la fame di abitazioni spinse l’interesse di molti verso questa piana semi incontaminata, così in pochi anni sorsero interi quartieri.

Poiché siamo arrivati alla Piana dei Colli che investe  i borghi di Partanna, Pallavicino e Resuttano ritornano sempre propizi gli scritti di Rosario la Duca che ci informa in primo luogo che Pallavicino si attraversa sul seguente percorso: Sampolo, Favorita oggi viale del Fante, primo tratto Pallavicino, Parrocchia Pallavicino, Marinai ed Alliata, infine villaggio di Mondello. Osservando la mappa stradale odierna questo percorso non conduce alla Torre di Mondello, ma la via Mariano Alliata si congiunge con la via Garofalo che sbocca nei paraggi di Valdesi o Capo Celesi ben lontana dalla Torre di Mondello. Purtroppo una  Via che porta alla Torre segue il seguente percorso: Pallavicino-Partanna Mondello-Torre di Mondello.

         La borgata Partanna scrive La Duca sorge nel 1728 sorge con la costruzione della Villa edificata dalla principessa di Partanna Laura La Grua nella pianura dei Colli. Leggeremo a chiare lettere che la borgata si è formata con lo sviluppo edilizio della città, tanto che la stessa villa ha creato la borgata e in parallelo tutte le altre borgate di Palermo.  Riporto alcuni brani del libro “La città perduta” di Rosario La Duca:

 La sottostante mappa topografica stradale riporta il percorso Sampolo, Resuttana, San Lorenzo, Tommaso Natale, che ho segnato con cerchi di colore azzurro. A Pallavicino segnato con cerchio di colore rosso notiamo un quadrivio di tre strade che conducono a Partanna e a Palermo, che la Duca, come leggeremo tra poco, individua il luogo ove si è formato il Borgo.

Editore da “ Stampa Ant. Villardi-Milano.

Da osservare che la via Sampolo è una grossa arteria che arriva a Sferracavallo. Da Pallavicino alla Torre di Mondello occorre percorrere la strada per Partanna (cerchio Rosso) e proseguire con la Regia Trazzera 207 che parte da Isola delle Femmine, Sferracavallo, Tommaso Natale, Partanna. Il percorso è segnato in carta con punti verdi.  Infine la pianta mostra che la Via Sampolo è collegata con il percorso Resuttana, San Lorenzo, Tommaso Natale, Sferracavallo segnato con cerchi azzurri. La carta stradale in argomento non reca una data, ma solo l’Editore. Ritengo che è una mappa della metà 1700 perché ho certezza che all’epoca della formazione del borgo di Pallavicino (1716) poteva esistere un sentiero che si addentrava nella Favorita e non si univa con la Via Sampolo come si evince dalla carta in parola. Il viale del Fante sorge dopo la costruzione e l’assetto di piazza Leoni e dopo la costruzione delle ville Airoldi e Bordonaro, Palazzina Cinese, etc.. In Appendice riporterò tutte le ville costruite nei territori di Resuttano, San Lorenzo e Tommaso Natale e Pallavicino a dimostrazione che il tratto di Via Sampolo si collega con lo spiazzo dei Leoni dopo la bonifica dell’intero quartiere e con l’urbanizzazione dell’intera area della Piana dei Colli.

Ecco il passo del nostro autore La Duca.

Nel seguente passo apprendiamo che il borgo di Pallavicino si forma nel 1716 nell’attuale piazzetta incrociata da un quadrivio di strade che conducono a Palermo e che si collegano pure con Partanna e San Lorenzo. A tal fine ripropongo la carta stradale per comodità di lettura. Il cerchio di colore rosso su Pallavicino indica il quadrivio. Tutte le strade indicate con i cerchi colorate conducono a Palermo;pur tuttavia solo una strada dritta da sferracavallo si unisce con la via Sampolo, invece tutte le altre che convergono su Pallavicino si fermano o si addentrano all’interno della Favorita. In altre parole non si osserva una dritta strada che si congiunge con la via Sampolo. Infatti il viale del Fante che arriva piazza Leoni non sono  rappresentate perché a quella data non esisteva alcuna congiunzione e proprio la piazza non è rappresentata.

Infine, scrive la Duca che l’elemento generatore della borgata (e poi dell’intero Piano dei Colli) è stata l’urbanizzazione e la costruzione delle ville Airoldi, Bordonaro (della fine del 1700), ecc… Viene pure nominata la Palazzina Cinese edificata dal re Ferdinando IV di Borbone durante il suo asilio del 1798-1802 in contemporanea con la creazione della villa Favorita.

Leggeremo adesso che la piazza Leoni si sviluppa nel ‘900. Il libro del Bellafiore ci dà una magnifica prova che la carta stradale del Villardi che abbiamo appena osservato è stata rilevata nel XVIII secolo prima del definitivo assetto di Villa Favorita.

Fonte: Giuseppe Bellafiore-PALERMO guida della città e dei dintorni (2018).

Lo schizzo mappale ci conferma che la via Sampolo corre in linea retta verso Sferracavallo e fa bivio al principio con la unica strada che sale sul monte Pellegrino

Concludo nel dire che la Via Sampolo è una strada nuova  come si deduce dai documenti sopra riportati, tenuto debitamente conto che nella pianta del Villabianca  del 1777 che non riporta alcuna traccia. Dopo cotante prove qualcuno può affermare che in tutto il territorio di Nord-Est oggetto della nostra osservazione poteva esistere una antica Regia Trazzera armentizia che cammina tra acquitrini e palude di circa m. 38? Attendo una risposta eventualmente anche dalla cronista Transirico, poichè ha scritto che i Re passeggiavano in questa strada ed è pur vero, però non era una trazzera, ma una strada nuova forse costruita dalla corona Borbone. Per altro verso il Borbone nel 1845 accerta ed elenca nell’Indice Collettivo tutte le trazzere usurpate in tutte le città della Sicilia ed esclude le strade dei territori delle città capoluoghi di provincia.  Proprio  Palermo abitata dai Re, è possibile che non hanno mai ricercato e reintegrato le usurpazioni operate nel territorio ove passeggiano? In quel tempo come già accennato a Palermo il Maestro Segreto marchese Buglio era un delegato del Re per l’amministrazione e sorveglianza delle strade pubbliche e trazzere della Sicilia. A tal proposito alcuni documenti della Regia Secrezia di Erice attestano che il Buglio ha fatto arrestare persone che avevano usurpato porzioni di Regie Trazzere in quel territorio (Vedi capitolo VIII-parte I, pubblicato il 27 ottobre 2018). Vuoi pertanto che il Maestro Segreto in circa 20 anni di ricerche affannose e rincorse a galoppo per le trazzere usurpate per classificarle e reintegrarle (Vedi capitoli V,VI e VII) trascura proprio quelle dei capoluoghi e quelle della propria città? Ritengo di no. Tuttavia l’argomento non si esaurisce qui, mi risulta pure che le Regie Trazzere accertate dal Borbone non coincidono con le trazzere disegnate dall’ex Ufficio Trazzere. Questo inghippo l’ho verificato per il territorio di Alcamo e presumo che ciò si verifica in tutta la Sicilia. E’ accettabile che il Demanio Trazzerale negli anni ‘50 ha ricercato e disegnato nuove  trazzere, diverse da quelle Borboniche? Chiaramente la giornalista Transirico non è stata informata di questi ultimi fatti.

Tornando alle carte toponomastiche adesso passiamo al 1818 con la mappa IGM del 1818 già pubblicata la scorsa puntata forse simile in alcune parti alla mappa del Villabianca, L’area segnata con i cerchi di colore celeste è priva di priva di strade ed rappresenta solo un’area portuale con una strada su un angolo destro che conduce a monte Pellegrino.

Infine propongo un’ultima pianta del 1836 ove leggiamo tra l’altro che fa parte della collezione la Duca sopra più volte citato. E’ una carta aggiornata perché riporta la villa Paperitana ed il carcere dell’Ucciardone.

Ho segnato con un tratto di penna di colore celeste una strada che conduce alla villa Papirietana che potrebbe essere l’odierna Via Duca della Verdura. Con un tratto di penna di colore rosso ho segnato una stretta Via che potrebbe essere la via Sampolo in embrione. Finalmente dopo tre approssimati secoli abbiamo riscontrato una traccia non una trazzera, ma un segno appena visibile della via Sampolo. Per una eventuale conferma che si riscontra la Via Sampolo riporto ciò che scrive La Duca sull’Ucciardone. Ecco un breve stralcio.

Il borgo di Santa Lucia l’abbiamo già incontrato ed evidenziato con la mappa del 1777 del Villabianca. Adesso in questa occasione La Duca sottolinea che la località è ricca di acque sorgive tanto che usciva dallo Sciardone (Ucciardone)litri 16 di acque al secondo. Viene confermato ancora una volta che la località di santa Lucia e dell’Ucciardone era una melma malarica.

Mi soffermo  brevemente in chiusura sul sito Mondello seguendo sempre il mio principale maestro La Duca. Intanto propongo la foto sottostante del “Pantano di Mondello”già dichiarato in epoca Araba che dimostra e nega soprattutto che  quel luogo poteva essere attraversato da una Regia Trazzera armentizia larga quasi m. 38. Peraltro leggeremo pure che quella zona acquitrinosa e malarica si è formata per il rientro delle acque del mare in tempi arcaici.

Fonte: Riccardo Agnello-Mondello Ieri e Oggi.

Mondello villaggio di pescatori con poche case che attorniavano la Torre già in rovina denominato “Porto Fango” dagli Arabi. Ecco le foto del 1800 della Torre e della Spiaggia.

Fonte: Laura Crimi-Renato Zappulla-Mondello sviluppo storico urbanistico del primo ‘900.

Fonte: Laura Crimi-Renato Zappulla-Mondello sviluppo storico urbanistico del primo ‘900.

I lavori di bonifica del territorio e dell’intera area denominata “Piana dei Colli” terminarono intorno al 1950. Infatti, infiniti interventi iniziarono a seguito della delibera del Senato Palermitano del 1773 eseguiti verso la fine del XVIII secolo, dall’iniziativa di Ferdinando di Borbone il quale espropriò un’area di 400 etteri comprendenti: una parte delle falde di monte Pellegrino, della Favorita e dei pantani di Mondello; la bonifica fu completata solo negli anni ’50 e l’intera area con le speculazioni edilizie è stata completamente urbanizzata nel 1970. Tuttavia intelligentemente nel 1954 le vie principali (R.T. 409 e R.T. 207) dell’area Piana dei Colli, territorio prima della bonifica acquoso e malarico e con strade con pietre pungenti che non si camminava neanche a cavallo diventano per opera avulsa e senza alcuna giustificazione Trazzere Regie armentizie, cioè destinate alla transumanza di larghezza di m.38 approssimate. L’ufficio del demanio trazzeriale deve pure portare le prove del tipo e del periodo di transumanza (se invernale o estiva), quanti armenti transitavano in quelle strade e infine dove erano ubicati gli ovili.

Continuo con altra testimonianza del La Duca su Mondello senza alcuna anticipazione e chiudo la storia.

Per abbondare con le prove documentali che in tutto il territorio di Palermo così pure in tutti i territori delle altre province della Sicilia non sono mai esistite Regie Trazzere e chiudere la puntata, concludo che tutte le Regie Trazzere usurpate sono state inventariate dal Borbone nell’Indice Collettivo per ciascuna città Siciliana. L’indice contiene il nome della città, il nome dei proprietari,  le contrade, le particelle, le quantità di terreno usurpato e l’anno dell’avvenuta usurpazione con lo scopo di non tenere conto delle usurpazioni avvenute oltre i novant’anni. Ecco l’indice:

Archivio di Stato (Gancia) di Palermo-Rami e Diritti diversi filza 1705.

Per la provincia di Palermo riporto qui sotto l’elenco in originale delle città che hanno usurpato trazzere e vie pubbliche. In prima linea leggiamo Monreale.

Archivio di Stato (Gancia) di Palermo-Rami e diritti diversi filza 1693

A titolo di esempio e per restare nel territorio palermitano ho fotografato un solo foglio del Collettivo riguardante le contrade di Monreale ove sono state accertate le usurpazioni; le contrade nel territorio di Monreale sono tre: Piano Perrazzi, contrada di Miciuni, contrada Fiumelato. Ecco solo il primo foglio, il secondo non lo riporto per brevità e perché contiene per ciascuna particella l’anno di usurpazione dato che il Borbone ha perdonato quelle avvenute dopo il 90° anno. L’ex Ufficio Trazzere non solo non ha perdonato nessuno, ma creato trazzere mai esistite nel passato come la via Sampolo in argomento. Per comodità di lettura ho trascritto l’oggetto della trazzera.

Trazzera che porta a Monreale nel piano di Perrazzi

Segue la trazzera. Segue la trazzera delli Perrazzi che va ad introdursi nella contrada di Miciuni e terminare a fiumelato.

Trazzera di Fiumelato.

Termirò di commentare l’articolo del Giornale di Sicilia la prossima puntata che avrà luogo sabato 20 dicembre.

Antonino Messana

 

 

 

Appendice

 

Immagine fotografica ottenuta con il processo della dagherrotipia, inventato nel 1837 da L.-J.-M. Daguerre. Esso forniva un’unica copia positiva, non riproducibile, su supporto in argento o rame argentato sensibilizzato, in camera oscura, mediante esposizione a vapori di sodio.

Mondello oggi

                Segue: Fonte

                Segue le ville di Piano dei Colli:

Fonte: Palermo guida della città e dei dintorni di Giuseppe Bellafiore

Ho riportato queste pagine di Bellafiore per significare che  con l’edificazione di queste numerose e sparpagliate ville necessariamente i proprietari hanno anch’essi creato le strade. Il Piano dei Colli era di propietà di Signori feudatari e mano mano che hanno edificato hanno creato le strade. Forse la città Borbonica di Palermo possedeva un piano regolatore delle aree in espansione con  vie e strade? Agli illustri storici Palermitani compete una esauriente risposta. In tutte le eventualità una trazzera per la transumanza degli armenti larga quasi m. 38 non poteva esistere. Cadesse il mondo intero!

La pianta sopra riportata di Laura Crimi potrebbe essere d’aiuto per individuare gli anni di costruzione delle strade con l’ausilio della toponomastica Palermitana.

 

Bibliografia

…Gli interventi urbanistici del XVI secolo- La Duca Rosario-Palermo ieri e oggi la città-Sigma Editore, Palermo 1994,custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana, collocazione BS C.15, pagine 26-27-28.

-La borgata di Pallavicino-La Duca Rosario-Palermo ieri e oggi la città-Sigma Editore, Palermo 1994,custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana, collocazione BS C.15, pagine 215-216-217.

-A Mondello in Carrozza- La Duca Rosario-Palermo ieri e oggi la città-Sigma Editore, Palermo 1994,custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana, collocazione BS C.15, pagine 217-218-219.

 -Torre e Tonnare-La Duca Rosario-Cercare Palermo-Editore La Bottega di Hefesto, Palermo 1988, custodito dalla Biblioteca civica-Sebastiano Bagolino di Alcamo, collocazione 945.8.33, pagine 84-85-86.

-La borgata di Partanna-La Duca Rosario-La città perduta Cronache palermitane di ieri e di oggi-volune II-Edizioni scientifiche italiane-Napoli 1976, custodito dalla Biblioteca di Alcamo, pagine 171-172-173.

-Il piano dell’Ucciardone-La Duca Rosario-La città perduta Cronache palermitane di ieri e di oggi-volune II-Edizioni scientifiche italiane-Napoli 1976, custodito dalla Biblioteca di Alcamo, pagine 196-197-198.

-La villa di Resuttano-La Duca Rosario-La città perduta Cronache palermitane di ieri e di oggi-volune II-Edizioni scientifiche italiane-Palermo 1977, custodito dalla Biblioteca di Alcamo, pagine 199-200-201.

-Carlo Gastone Rezzonico-Viaggio della Sicilia del Cavaliere Carlo Gastone Conte della Torre di Rezzonico Patrizio Comasco, I Edizione Siciliana, Palermo 1828. Custodito dalla Biblioteca Nazionale di Napoli.

-Atlante storico della Sicilia : le città costiere nella cartografia manoscritta 1500-1823 / Liliane Dufour ; presentazione di Cesare De Seta ; introduzione storica di Massimo Ganci

-LA SICILIA DISEGNATA. LA CARTA DI SAMUEL von SCHMETTAU 1720-1721. DI LILIANE DUFUR. PUBBLICATO DALLA SOCIETA’ DI STORIA PATRIA – PALERMO 1995. Custodita dalla Biblioteca Civica di Alcamo.

-Manoscritto di Francesco Maria Emanuele Gaetani – Diari Palermitani 1788, custodito presso la Biblioteca Comunale di Palermo – Casa Professa Collocazione Qqe97.

Archivio di Stato di Palermo (Catena)-Maestro Segreto busta 295.

-Perugini Vincenzo-Valderice: La Terra, i Giorni-R.C.A, Ericina 1994. Pagine 128 e 129. Custodito dalla Biblioteca comunale di Valderice, collocazione 945.824.S.4.

-Lo Presti Antonino-Monografia di DIRITTO PUBBLICO sulle TRAZZERE DI SICILIA  STAMPERIA DI G. B.LORSNAIDER-Palermo 1864. Custodito dalla Biblioteca Fardelliana di Trapani collocazione XLVIII D 31.

-Archivio di Stato (Catena) di Palermo– Real Segreteria Incartamenti busta 1289.

-Archivio di Stato (Gancia) di Palermo- Trazzere-Rami e Diritti Vari Volumi 1630 1705

-Agnello Riccardo-Mondello Ieri e Oggi-Dario Flaccovio Editore, Palermo 2017, custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana collocazione LS 722432/1v.

Bellafiore Giuseppe-PALERMO guida della città e dei dintorni-Susanna Bellafiore Editore Palermo 2018, custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana, collocazione DEP4.3741. 726466/1.

 

 

 

 

 

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