Quei rapporti tra Dimino e la mafia italo-americana che passano da Castellammare del Golfo

I rapporti tra Accursio Dimino e alcuni esponenti della famiglia mafiosa castellammarese oltreoceano. I rapporti con Frank Calì, le vecchie regole del passato e la disponibilità a fare il killer di mafia

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. La città di Castellammare, oltre ad aver dato i natali ai più famosi boss mafiosi italo-americani, tra questi il boss Joe “Bananas” Bonanno, è ancora cuore pulsante della mafia oltreoceano. A dirlo sono le recenti operazioni antimafia condotte negli ultimi anni, tra questa quella denominata “New Bridge” del dicembre 2014. L’ultima in ordine cronologico quella di questa mattina denominata “Passepartout”, condotta della Guardia di Finanza e Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Agrigento su ordine della Procura della Repubblica di Palermo, dal procuratore generale Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai pm Calogero Ferrara e Francesca Dessì.

Dimino “capo storico” della mafia

In particolare è emersa la figura carismatica del saccense Accursio Dimino, detto “Matiseddu”, già condannato per associazione mafiosa (ultima condanna nel 2010) per il suo ruolo espresso in Cosa Nostra, per la quale, nel tempo, è stato “reclutatore di nuovi adepti”, e assoluto interprete nell’acquisizione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, per assumere, nel primo decennio degli anni 2000, il ruolo di capo della famiglia mafiosa di Sciacca.

Dimino, negli anni ’90, per conto della famiglia di Sciacca ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo di dinamiche associative ultra-provinciali, mantenendo contatti e veicolando “pizzini” con i corleonesi, in particolare con i boss sanguinari Totò Riina e Giovanni Brusca. In quegli anni, le attività investigative avevano, inoltre, accertato i contatti con il latitante mafioso Matteo Messina Denaro. A partire dalla sua scarcerazione, sono stati documentati i rapporti intrattenuti da Dimino con soggetti mafiosi operanti nel territorio di Sciacca, di Castellammare del Golfo e con taluni personaggi ritenuti contigui alla famiglia mafiosa Gambino di New York.

Gli incontri avvenuti a Castellammare del Golfo

Lo stesso Dimino era in particolare relazionato con Frank Calì con cui aveva pianificato un’attività criminale che successivamente non è stata portata a compimento a causa dell’improvviso omicidio di Calì avvenuto a New York lo scorso 13 marzo. Calì era ritenuto un esponente di spicco della famiglia mafiosa italo-americana e aveva preso in mano la storica famiglia criminale dei Gambino nel 2015, ma considerato il “ponte” fra Cosa nostra siciliana e la mafia americana già nel 2008, durante l’inchiesta “Old Bridge”. I Gambino insieme alle famiglie Bonanno, Colombo, Lucchese e Genovese formano le cinque famiglie mafiose di New York.

I rapporti fra Accursio Dimino e gli esponenti delle famiglie mafiose americane avvenivano anche a Castellammare del Golfo. Dalle investigazioni svolte, è emerso che Dimino ha intrattenuto assidui e costanti rapporti con diversi soggetti, originari di Sciacca ma emigrati da diverso tempo negli Stati Uniti d’America, dove lo stesso Dimino sta progettando di trasferirsi.

Molti gli incontri documentati in un famoso bar di Castellammare del Golfo con soggetti originari di Castellammare, ma da anni residenti negli Stati Uniti. Dimino, quindi, sarebbe entrato in rapporti, negli anni, con diversi esponenti di spicco della mafia italoamiericana. Aveva avuto contatti con il castellammarese Salvatore “Sal the iron worker” Montagna, boss a capo della potentissima famiglia mafiosa dei Bonanno dal 2006 al 2009 e assassinato il 24 novembre 2011 a Montréal. Sal Montagna è stato un boss che si è fatto “le ossa” nel paesello, per poi diventare un importante boss in America.

Dimino si pregiava anche di aver conosciuto il “capo” storico della mafia castellammarese, condannato a sette ergastoli, un tale “Gino”, ovvero Gioacchino Calabrò, storico capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo destinatario di più condanne all’ergastolo per omicidio. Ma emergono anche altri contatti con parenti di esponenti mafiosi locali da anni emigrati in America. Altri contatti di Dimino sarebbero riconducibili anche a Francesco Domingo, detto “Tempesta”, non indagato, più volte definitivamente condannato per essere stato prima componente e poi capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo e tornato in libertà, dopo una lunga carcerazione, nel 2015.

C’è stato un importante incontro tra alcuni soggetti di Castellammare del Golfo e Accursio Dimino che aveva tutta l’aria, secondo gli inquirenti, di essere una riunione di mafia in cui si parlava di affari oltreoceano. Lasciarono i cellulari in auto, per evitare le intercettazioni. Quella che emerge, in sostanza, è una mafia “storica” ancora ben organizzata che non dimentica le origini e non disdegna affatto gli affari oltreoceano. Nomi che si ripropongono in uno scenario che non cambia, di un passato che sembra essere ancora presente. Di una mafia “vecchio stampo” che continua ad avere le gambe ben salde nel territorio d’origine, la Sicilia, nel caso specifico Sciacca e Castellammare del Golfo, dove secondo le intercettazioni le regole “della famiglia” non sono cambiate, ma la testa in America, in particolare tra gli Stati Uniti e il Canada.

Disposto a fare il killer di mafia (a pagamento)

Dimino, durante una conversazione con Antonello Nicosia, l’esponente dei Radicali che disprezzava Falcone e Borsellino anche lui finito agli arresti questa mattina, rivelava apertamente la propria disponibilità, da affiliato alla mafia da oltre vent’anni, a fare addirittura il killer all’occorrenza per le famiglie mafiose americane, purché adeguatamente retribuito: “Se c’è da ‘accappottare’ a qualcuno gli dico datemi i soldi e ci penso io”.

Secondo la Procura Accursio Dimino, quindi, avrebbe continuato a occuparsi del controllo diretto e indiretto delle attività economiche attraverso l’intimidazione mafiosa, da lui esercitata in più occasioni. Ma non solo, sarebbe stato anche un saldo punto di riferimento, pronto a realizzare minacce e danneggiamenti finalizzati a ottenere il pagamento di somme di denaro, assunzioni o l’esercizio di attività lavorative. Oltre ad essere sollecitato in diverse occasioni come “paciere” per controversie legate all’organizzazione mafiosa.

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.