Sequestro cancellato

Il Tribunale delle misure di prevenzione restituisce i beni agli imprenditori Candela

di Marco Bova *
Sono stati restituiti i beni sequestrati nel marzo 2016 agli imprenditori Nicolò e Salvatore Candela, due imprenditori edili trapanesi. Il provvedimento è stato disposto dai giudici della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani che hanno revocato il sequestro del valore complessivo di 6 milioni di euro (formato da 5 società, oltre cento conti correnti e svariati beni mobili e immobili). Così il collegio presieduto dal giudice Daniela Troja e composto dai giudici Gianluigi Visco e Oreste Fabio Marroccoli ha rigettato la richiesta di “applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali”. “Non può considerarsi raggiunta – si legge nel provvedimento – la prova della illiceità dell’accumulazione patrimoniale in capo ai Candela”. In occasione del sequestro gli inquirenti avevano ricostruito i legami dei Candela nel triennio 1999-2001 con Tommaso “Masino” Coppola, all’epoca ritenuto ai vertici della mafia trapanese ma poi assolto da ogni accusa, e i “rapporti dei preposti con la famiglia di Vincenzo Virga”, boss di Trapani arrestato da latitante nel 2001. Secondo i giudici “l’inserimento dei Candela nel comitato affaristico mafioso consente una piena attribuzione nella categoria di imprenditore mafioso” ma “non vi è prova che tale “partecipazione mafiosa all’impresa” sia proseguita in epoca successiva al lontano 2001″. Nel 2009 il nome di Salvatore Candela era emerso tra i pizzini sequestrati ai latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo perche assieme al padre – dopo aver realizzato dei lavori all’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo – erano stati vittima di alcune estorsioni tanto che il Fondo di rotazione per le vittime di mafia gli corrispose 50 mila euro. Nel corso del procedimento sono stati ricostruiti i principali appalti vinti dalle società di Nicolò Candela di 73 anni e Salvatore Candela di 52 anni, rispettivamente zio e nipote: dai lavori sulla rete fognaria di Alcamo e Palermo, agli appalti ottenuti dal comune di Valderice e la turbativa d’asta per i lavori all’istituto Geometri di Trapani. I giudici con il supporto di un perito hanno accertato una “simultanea partecipazione delle società del gruppo alle medesime gare d’appalto” e “il descritto ricorso a false fatturazioni infragruppo finalizzate alla compensazione di reciproche posizioni debitorie”. Nella relazione redatta dal perito infine si fa cenno a sponsorizzazioni, per un totale di circa 364 mila euro, “da considerarsi sospetti”, soprattutto in riferimento alle fatture emesse da un’associazione che si occupava di corse automobilistiche, la Dm Racing, ritenute “assai verosimilmente emesse per operazioni inesistenti” tanto che alcune di queste furono ratificate il giorno stesso in cui l’associazione l’associazione cessò le attività.
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