Antonio Gandolfo (Art. 1): “Politica e mafia, un legame da spezzare”

Il coordinatore di Articolo 1, Antonio Gandolfo, interviene sulle vicende giudiziarie che negli ultimi giorni hanno interessato “politici, mafiosi, piccoli affaristi”.

Gandolfo, in un comunicato, analizza gli eventi giudiziari degli ultimi giorno avvenuti in provincia di Trapani, parlando di “Un aggregato di interessi che decidono di stare insieme per il loro tornaconto, anche di infimo livello, camuffato sotto la tranquilla routine della loro attività, al di sopra di ogni sospetto”.

In sintesi un miscuglio tra politici che vogliono mantenere il potere e la mafia “che organizza i suoi affari utilizzando la sponda amica dentro le istituzioni. Un mondo di legami stretti, di frequentazioni assidue e riservate, necessitato dalla partecipazione alla comune impresa di scambio tra apparenti virtù e lotta per il potere”.

“Nessuno può meravigliarsi- continua Gandolfo – è un modello ben conosciuto e praticato con alto consenso sociale che ne apprezza la praticità e il risultato. La raccomandazione, il clientelismo, lo scambio di favori sono parte integrante del comune sentire, trasversale anche nelle appartenenze politiche”.

“Anche se – mette in evidenza Gandolfo – l’indagine segnala la inversione di ruolo dove è il politico a chiedere il supporto elettorale peraltro con scarsi risultati e la mafia appare in difficoltà e non più in grado di replicare gli antichi fasti. Come si dice in queste circostanze la giustizia seguirà il suo corso per accertare le responsabilità individuali secondo legge, ma rimane Il tema del giudizio etico su questa ennesima vicenda del rapporto inquietante e deleterio tra politica e mafia”.

E a questo punto il coordinatore di Articolo 1 parla del versante politi, in particolare della carriera di Ruggirello, che Gandolfo reputa “esemplare quanto a trasformismo e capacità di attraversamento delle varie stagioni. Non è certo la sola e si accompagna a tante esperienze dove la coerenza ai propri ideali appare un vecchio orpello da rottamare.
Eppure colpisce il suo approdo al partito democratico per come è maturato nelle stanze romane e si è imposto sull’onda della rivoluzione del faraone siciliano. Nella vita del partito democratico ha fatto valere il suo peso elettorale partecipando da protagonista alle ultime elezioni politiche e proponendo pochi giorni fa un candidato alla segreteria provinciale”.

Gandolfo pone delle domande: “È possibile precedere le indagini della magistratura per capire dove si annida il male ? ci sono gli anticorpi nella società per contrastare fenomeni così diffusi ? la politica è nelle condizioni di selezionare leader trasparenti e di fare pulizia prima del danno ?”.

Infine esorta ad una riflessione e invita “il partito democratico, il giorno dopo l’investitura del nuovo segretario, a mettere mano al dossier siciliano, ma questa storia interroga tutti perché quando la politica si mostra permeabile all’inquinamento del voto di scambio politico mafioso salta qualsiasi idea di rappresentanza, di democrazia e di libertà”.

E conclude: “La buona pratica del lavoro politico aperto, radicato nella vita civile, del dibattito pubblico sui temi di interesse comune contro ogni vizio delle segrete stanze, delle false tessere e delle cordate di potere, è l’unica arma per rianimare la politica delle scelte coraggiose e responsabili”.

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