Per lui la condanna in Appello per “eccesso di legittima difesa”, caduta l’accusa di omicidio volontario
PALERMO. La Corte di Assise di Appello di Palermo, presieduta dal dr. Angelo Pellino, ha assolto oggi Francesco Autovino, classe 68 dall’accusa di omicidio volontario e rissa aggravata, reati per i quali in primo grado era stato condannato ad anni ventidue di carcere. Autovino già nelle prime ore del pomeriggio ha lasciato il carcere Pagliarelli di Palermo laddove era rinchiuso in custodia cautelare da quasi tre anni. I fatti risalgono al 22 giugno 2016, allorquando la vittima Salvia Antonino, unitamente a Rizzo Gianluca, in compagnia di altri due soggetti, si erano recati presso l’abitazione degli Autovino ed armati di una spranga di ferro e una mazza da baseball iniziavano a colpire, prima, il fratello dell’imputato, Giuseppe Autovino e, successivamente, la madre e la sorella di quest’ultimo che intanto erano usciti da casa in soccorso del figlio. Francesco Autovino, che in ultimo usciva da casa, nel tentativo di difendere i congiunti dalla furia aggressiva dei due Rizzo e Salvia entrava in colluttazione con il Salvia che da li a poco veniva accoltellato, perdendo la vita poche ore dopo.
In primo grado la Corte di Assise aveva respinto la tesi difensiva della legittima difesa condannando l’imputato ad anni ventidue di carcere, oggi la Corte di Assise di Appello, cui aveva fatto ricorso l’imputato, accogliendo l’impostazione difensiva dell’Avv. Baldassare Lauria, ha ritenuto come l’intervento dell’Autovino fosse stato ispirato dalla difesa dei propri congiunti, addebitandogli soltanto un eccesso colposo della difesa profusa, fatto per cui lo ha condannato alla pena di anni tre e mesi tre di reclusione.
Soddisfazione è stata espressa dall’Avv. Baldassare Lauria che ha dichiarato “fin dal primo momento erano chiari i segni della legittima difesa, che purtuttavia furono negati, inspiegabilmente, dalla sentenza di primo grado; devo dire che non avevo dubbi sull’esito che avrebbe avuto questo processo. E’ stata ridata la libertà ad un uomo che ha cercato solo di difendere la sua famiglia. La sentenza si innesta in un contesto politico che vede la scriminante della legittima in profonda trasformazione normativa, sempre in direzione della tutela della liberta personale”. La famiglia della vittima costituita parte civile era rappresentata dall’Avv. Cinzia Pecoraro.