La “terra” di Messina Denaro

L’apertura dell’anno giudiziario a Palermo incentrata sul boss mafioso ricercato dal 1993. Il capo della Dia: “presto lo cattureremo”

“Dopo un lungo periodo in cui nella provincia di Trapani non si registravano omicidi riconducibili a Cosa nostra, la mattina del 6 luglio 2017, veniva ucciso, in un agguato tipicamente mafioso, Giuseppe Marcianò, genero del noto esponente mafioso di Mazara del Vallo, Pino Burzotta. L’analisi del contesto criminale in cui è maturato l’omicidio, rileva nella sua relazione il presidente della Corte d’appello del distretto di Palermo, Matteo Frasca, in occasione dell’Anno giudiziario.

Se ancora non ha consentito di individuarne mandanti ed esecutori materiali, “ha tuttavia permesso di ricostruire lo scenario in cui è stata verosimilmente decisa la soppressione del Marcianò: un contesto caratterizzato da una percettibile contrapposizione tra alcuni esponenti della famiglia di Campobello di Mazara e altri della famiglia di Castelvetrano. Infatti, da intercettazioni ambientali svolte nell’ambito di diversi procedimenti pendenti, si è ricostruito, a partire dagli ultimi anni, un lento progetto di espansione territoriale da parte della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, che ha riguardato anche il territorio di Castelvetrano, divenuto vulnerabile a causa, per un verso, della mancanza su quel territorio di soggetti mafiosi di rango in libertà, e, per altro, dalla ritenuta scelta di Matteo Messina Denaro, il quale – nonostante gli arresti dei suoi uomini di fiducia e dei suoi più stretti familiari – non ha autorizzato omicidi e azioni violente, come invece auspicato da buona parte del popolo mafioso di quei territori. Tale pericolosissimo contesto può essere certamente idoneo, come la tragica storia di Cosa nostra insegna, a scatenare reazioni cruente contrapposte, e quindi dare il via ad una lunga scia di sangue”.

Un rischio invero, risulta oggettivamente ridimensionato (ma pronto a ridivenire attualissimo) grazie all’esecuzione, nell’aprile 2018, del Fermo di indiziato di delitto nell’ambito della indagine “Anno Zero” che ha verosimilmente disarticolato l’attuale struttura operativa di Cosa nostra sui mandamenti mafiosi di Castelvetrano e di Mazara del Vallo, storicamente considerati roccaforte del latitante Matteo Messina Denaro, roccaforte che continua a garantirgli massima protezione e massima sicurezza.

“Matteo Messina Denaro sarà arrestato presto questo è certo. Il boss ritengo che oggi non ha alcuna valenza operativa dentro Cosa nostra, è il reggente della mafia trapanese, ma non ha alcuna operatività”.

Lo ha detto in mattinata a Palermo il generale Giuseppe Governale, numero uno della Dia, nel corso del suo intervento al Premio Mario e Giuseppe Francese. “Per la cattura di Messina Denaro lavora giorno e notte una task force di poliziotti e carabinieri che opera con grande professionalità e generosità e quindi sono certo che sarà assicurato alla giustizia”, ha sottolineato Governale.

fonte repubblica.it – livesicilia.it

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