I nostri auguri di buon anno

Poche righe per riprendere, con i migliori esempi, da dove ci eravamo lasciati

Ecco il 2019, ed ecco con oggi 1 Gennaio 2019 la nuova ripartenza. Purtroppo è e resta solo una filastrocca quella che vuole come con l’anno vecchio vadano via capricci e impertinenze, lezioni fatte male, bugie e disobbedienze. L’anno vecchio è vero, come recita la filastrocca che non c’è bambina o bambino che non lo conosca a memoria, non ritornerà più, ma da adulti dobbiamo anche dire che la stessa cosa non accade per tante cose che hanno fanno parte dei giorni passati, di tutti noi. Attendiamo con ansia che arrivino i giorni in cui davvero potremmo dire che possano svanire, sparire, con gli anni che trascorrono. Le mafie prima di ogni cosa. A parte la boutade di un ministro che è capace solo di suscitare paure, disinteressandosi delle cose che fanno davvero paura, come per esempio la corruzione, ed ha una bella faccia tosta a dire che le mafie hanno il tempo contato, non sapendo però dire se si tratti di giorni, settimane, mesi, anni o secoli, le mafie possono sparire solo se si decide di fare la prima cosa che ebbe a scrivere Rita Atria, la giovanissima testimone vittima anche lei della violenza stragista di Cosa nostra, e cioè sconfiggere la cultura mafiosa che alberga dentro tanti noi. Per quanto ci riguarda direttamente, cioè noi che facciamo informazione, la mafia si sconfigge scrivendo la verità e non fake news, diffidando dalle parole ostili usate come slogan, capaci solo di offendere e non creare nulla di buono. Ed allora a proposito di notizie vere i nostri auguri per il 2019 li vogliamo fare ad un uomo che quasi da un mese fa lo sciopero della fame, si chiama Enrico Colajanni, un cognome importante della nostra storia siciliana, che, non già solo per la storia del cognome, non merita di essere preso, accartocciato e buttato in un cestino. Sciopera per una interdittiva che lo ha estromesso dal mondo dell’antiracket, dipingendolo quasi fosse un complice di chi tifa per la mafia. Crediamo che Enrico avrebbe meritato ben altro e siamo certi che la realtà del suo lavoro presto possa essere ripristinata. Fino a quando questo non accadrà, noi saremo al suo fianco. Vogliamo fare gli auguri a un bravo investigatore, si chiama Fabrizio Giacalone, sostituto commissario, da anni è a capo della catturandi della Squadra Mobile di Trapani. Settimane addietro è stato premiato a Firenze dalla Fondazione Antonino Caponnetto. Elemento determinante per non dire fondamentale nella lotta a Cosa nostra trapanese negli ultimi 30 anni, il premio “sbirro scomodo” (così è stato definito dal presidente della Fondazione Totò Calleri) a Fabrizio Giacalone è stato (sono parole di un suo ex dirigente, il direttore del Servizio Centrale Anticrimine Giuseppe Linares) “il riconoscimento dovuto ad una intera “squadra” che ha lavorato per “ricostruire” la verità delle collusioni criminali nella terra trapanese”, verità che qualcuno ancora oggi vorrebbe seppellire, verità che questa testata non perderà mai occasione di mettere in prima pagina. E rivolgiamo gli auguri ad un politico serio e onesto, si chiama Pasquale Calamia, a lui è andato il premio Caponnetto per il sapere interpretare con spirito di servizio l’impegno politico finalizzato alla ricerca del bene comune, impegno adempiuto senza negoziazioni tanto da essersi visto bruciare la casa da quella mafia sempre alla ricerca di trattative. Facciamo gli auguri alle tante persone oneste di questa terra perché mai si facciano prendere dallo sconforto o finiscano con il cadere nelle trappole mediatiche di certi imbecilli. Ci facciamo anche noi gli auguri, a noi donne e uomini di questa testata giornalistica. Il lavoro non c’è mancato e non ci mancherà, non ci mancherà mai la voglia di continuare ad essere giornalisti, la pensiamo come Pessoa, “Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler essere niente. A parte ciò, ho in me tutti i sogni del mondo“.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.