Alcamo, in auto con le armi forzano posto di blocco e scappano: arrestati dalla polizia

Trasportavano un fucile a canne mozze, una carabina di precisione, un pistola semiautomatica, materiale esplodente e più di cento cartucce.

ALCAMO. Nella serata di venerdì scorso gli agenti della Polizia di Alcamo hanno arrestato il pregiudicato alcamese Accardo Maurizio, di anni 50, e Amato Davide, di anni 21, per porto abusivo di armi, munizionamento vario e materiale esplodente.

Già da diversi giorni gli investigatori stavano monitorando gli spostamenti verso il capoluogo siciliano dell’Accardo Maurizio, soggetto già condannato per detenzione abusiva di armi, il quale non poteva non destare sospetti posto che nell’arco di una giornata effettuava più viaggi per poi rientrare in questo centro andando sempre in siti diversi in aperta campagna.

Nell’effettuare i viaggi verso Palermo, l’Accardo Maurizio non era mai solo ma in compagnia del giovane Amato Davide il quale, nonostante lo stato d’incensuratezza, era conosciuto dagli investigatori poiché figlio del noto pregiudicato alcamese, nonché ex sorvegliato speciale di P.S.,Amato Enzo, salito alla ribalta delle cronache giudiziarie nell’ambito di un indagine del 2012 allorquando personale dipendente lo arrestava, unitamente ad altri pericolosi pregiudicati, per l’attentato dinamitardo consumato in pregiudizio della segreteria politica dell’allora Senatore della Repubblica Antonino Papania.

Alla luce dell’ennesimo viaggio verso Palermo dei due soggetti, gli investigatori decidevano di attendere il ritorno del veicolo posizionando diverse autovetture in borghese in autostrada e due volanti alle uscite autostradali di Alcamo Est e di Castellammare del Golfo allorquando, verso le ore le 18.30, l’auto su cui viaggiavano i due malviventi veniva intercettata nel tratto autostradale tra l’uscita di Alcamo est e quello di Castellammare.

Seguita a debita distanza il veicolo su cui viaggiavano l’Accardo Maurizio e l’Amato Davide svincolava imboccando quest’ultima uscita laddove, una volta incrociata la SP 47 si avvedeva della presenza della volante e, approfittando della sosta momentanea da parte di un veicolo che lo precedeva, eludeva il posto di controllo e si lanciava ad alta velocità in direzione di Alcamo.

Immediatamente la volante e l’auto civetta della Polizia si mettevano all’inseguimento dei fuggitivi i quali dopo neanche 500 metri si disfacevano di un grosso sacchetto lanciandolo dal finestrino lato passeggero; nonostante ciò la folle corsa continuava nel tentativo di far perdere le proprie tracce ma una seconda volante, chiamata a convergere in quella zona, gli sbarrava la strada interrompendo la loro fuga.

Armi in pugno gli agenti bloccavano i due malviventi che venivano immediatamente perquisiti e controllati a vista sino a quando altro personale in abiti civili, recuperato il sacchetto poco prima lanciato durante la corsa, raggiungevano il punto dove erano stati bloccati i fuggitivi.

Aperto il voluminoso sacchetto gli agenti rinvenivano un fucile a canne mozze, con matricola abrasa, calibro 28, una carabina di precisione calibro 9 FLOBERT e circa cento cartucce inesplose di entrambe i calibri.

Immediatamente partivano le perquisizioni domiciliari presso le abitazione dei fermati che consentivano di rinvenire nella disponibilità dell’Amato Davide del materiale esplodente (n. 4 candelotti del tipo fuochi d’artificio acquistabili solo da soggetti muniti di autorizzazione di Polizia) e un pistola semiautomatica COLT 7.65 e numeroso munizionamento. Nonostante la giovane età e lo stato d’incensuratezza, l’Amato Davide aveva escogitato un perfetto nascondiglio per la pistola la quale veniva rinvenuta presso un’abitazione rurale nella campagne di Partinico, opportunamente interrata all’interno di una cassetta vicino il muro dell’abitazione.

Gli investigatori sono convinti che i predetti abbiano acquistato le armi nel capoluogo siciliano o nella provincia palermitano e che gli stessi avrebbero dovuto acquistare altre armi posto che i predetti venivano trovati in possesso di circa duemila euro.

Alla luce delle risultanze investigative sono scattate le manette ai polsi dei due che, giuste intese con la Procura della Repubblica di Trapani, sono stati tradotti presso il carcere di Trapani.

Il brillante risultante investigativo del Commissariato di P.S. conferma la validità dell’attività di prevenzione e di repressione dei reati adottata già da qualche anno che, oltre ai risultati ottenuti sul fronte del contrasto alla spaccio di sostanze stupefacenti, nell’ultimo anno ha consentito di sottrarre al mercato clandestino anche delle armi cosi come è stato fatto nell’ambito delle attività investigative che sono sfociate nelle ordinanze custodiali eseguita nell’ambito dell’Operazione di P.G. REGINA DI CUORI.

Proprio la settimana scorsa sono state comminate pesante condanne, per un totale di più di trent’anni, nei confronti di alcuni componenti della banda laddove solo il capo banda REGINA Salvatore cl. 60 dovrà scontare la pena più pesante di 12 anni di reclusione.

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