Morte neonata a Trapani, conclusa indagine Asp: “Nessuna carenza assistenziale”. Il legale della famiglia replica

Secondo i medici dell’Asp “Nessuna carenza assistenziale è stata evidenziata nel corso dell’intero processo di assistenza alla neonata”. Relazione consegnata all’Assessore regionale Razza.

TRAPANI. Si è conclusa la verifica interna della Commissione di verifica nominata dal Commissario dall’Asp di Trapani Giovanni Bavetta, a seguito del decesso della neonata, avvenuto domenica mattina, presso il reparto Terapia intensiva neonatale e neonatologia dell’ospedale S. Antonio Abate di Trapani.

La commissione era composta da Pietro Di Stefano e Domenico Messina rispettivamente direttori del dipartimento Materno-infantile e del dipartimento Servizi dell’ASP, da Maria Carmela Riggio, Risk manager aziendale, e da Vincenzo Portelli, primario dell’UOC Malattie infettive.

La commissione, che ha concluso i lavori entro il termine fissato dei 5 giorni, ha quindi trasmesso la relazione ieri all’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, e inviata agli organi inquirenti. L’Asp oggi ha diffuso uno stralcio di questa relazione in cui spiegano alcuni passaggi. Nello stralcio si legge:“Nessuna carenza assistenziale è stata evidenziata nel corso dell’intero processo di assistenza alla neonata. Appropriato il percorso diagnostico e il trattamento terapeutico sul sostegno del circolo e delle funzioni vitali. Il trattamento con antibiotici ad ampio spettro sulla scorta del quadro clinico è stato confermato dal test di antibioticogramma dell’emocoltura. La positività dell’emocoltura per streptococcus agalactiae (group B) ha confermato l’ipotesi diagnostica di ‘sepsi batterica ad esordio precoce’, che ha causato come complicanza lo shock settico. Appropriata – scrivono i medici della Commissione – e secondo le linee guida vigenti, la condotta ostetrica relativamente all’induzione del travaglio, al monitoraggio dello stesso all’assistenza al parto a al post partum”.

“Mi dispiace ancora per i genitori della piccola neonata – commenta Bavetta – rispetto il loro dolore, ma è giusto in questo caso anche riconoscere e sostenere sempre di più i nostri operatori sanitari ad andare sempre avanti nell’offrire una sanità sempre più efficiente e sicura. Io prometto che non abbasseremo mai la guardia e che questi episodi devono servire a migliorare sempre di più il rapporto di fiducia fra la nostra Azienda e i cittadini tutti”.

“Nell’interesse dei genitori della piccola deceduta presso il Nosocomio S. Abate Abate – replica Nino Sugamele legale dei genitori – apprendo che l’Asp ha concluso l’indagine interna arrivando alla conclusione che la causa della morte sarebbe da ascrivere ad una infezione da streptococco gruppo B. Fermo restando che l’esame autoptico rivelerà le cause certe della morte della bambina, osservo che la piccola non è nata tra le mura di casa, ma in una struttura che dichiara di vantare efficienza e sicurezza. Lo streptococco di gruppo B (Streptococcus agalactiae, GBS) è una delle principali cause di severa infezione neonatale. Possibile – aggiunge Sugamele – che detta circostanza non sia conosciuta e efficientemente prevista? Vista l’incidenza percentuale di rischio in Italia si parla del 18 per cento e visto che l’incidenza dell’80 per cento delle sepsi neonatali da SGB è dovuta a trasmissione durante il travaglio e il parto, quali attività sono state predisposte per prevenirne l’insorgenza? È stata predisposta una diagnostica per identificare le donne con probabile colonizzazione batterica al parto e con un più alto rischio di trasmissione perinatale del microrganismo? Per quanto ci risulta no”.

“Le decantate linee guida – conclude il legale – prevedono delle raccomandazioni: è stato effettuato lo screening per accertare la presenza dell’infezione da streptococco beta-emolitico gruppo B? Sembra di no! In buona sostanza, se questa risultasse la causa della morte, la piccola poteva salvarsi visto che era nata in una struttura efficiente e sicura. L’accertamento di questa circostanza ed un trattamento antibiotico intraparto avrebbe salvato sicuramente la figlia”.

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