Bufale, cui prodest?

A proposito di disinformazione e fake news

“Cui prodest scelus, is fecit”, cioè: colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto”. I latini erano molto chiari, ai loro tempi il linguaggio ipocrita, non era stato ancora inventato, anche se la retorica non mancava nei toni aulici degli illustri giuristi dell’epoca di Roma imperiale. A ragionare in questa maniera è stato qualche settimana addietro, in una sua pubblica riflessione riferita a faccende catanesi, un mio caro amico, il senatore catanese Salvo Fleres, amico di un antico e mai sopito impegno politico che tutti e due, e penso non solo io e lui, ma come tanti altri portiamo ancora dentro di noi come valori indissolubili. Rubo dunque questa sua riflessione per ragionarci, guardando a faccende trapanesi. Allora. Cui prodest, cui bono?, si chiedevano Lucio Cassio o Marco Tullio Cicerone, a chi giova, chi ne beneficia? Mai, però, i due avrebbero potuto pensare che questa loro citazione potesse essere rivolta ai contemporanei produttori di “bufale”, che con la retorica c’entrano relativamente. Bufale dunque, in questi giorni ancora una volta c’è chi si impegna a produrle. Non le famose gustose mozzarelle di marca campana, ma notizie messe in piedi da chi ha scelto di essere al servizio della menzogna e della confusione. Concordo con l’amico Salvo Fleres: la “bufala” giova a chi è a corto di argomenti logici e veritieri, giova a chi pesca nel torbido, a chi ha interesse a seminare zizzania. A Trapani ci pare che il ragionamento trova esempi concreti dove c’è chi si impegna a distribuire discredito. A Trapani esiste una sorta di “terra di mezzo”, parole dell’ex procuratore Marcello Viola, sulle quali concordiamo: un’area “grigia”dove regna la gran parte del malaffare. Possiamo chiamare questa entità come  “mondo capovolto” dove l’illegalità è diventata sistema legale, e dove la disinformazione da qualche parte ha preso la forma di informazione. I fatti reali, spesso, non sono noti, o sono di difficile comprensione, oppure ancora vengono nascosti o indicati addirittura come bugie pre confezionate o ancora risultato di complotti dunque, non suscitano reazioni significative; le bufale, invece, non parlano alla testa delle persone ma, in quanto bufale, alla loro pancia. Destinatari delle “bufale” , oppure potremmo parlare del cosiddetto “metodo boffo” (la campagna di stampa ordita contro il direttore dell’Avvenire diventata esempio quando si parla di diffamazioni gratuite), sono le persone perbene, servitori onesti dello Stato, sono coloro i quali raccontano i fatti nel loro essere e nel loro divenire, e dunque nemici della terra di mezzo o del mondo capovolto, e così vengono gratuitamente colpiti. Ma a nessuno di tutti questi verrà meno la speranza di migliorare e la voglia di combattere. Così è…se vi pare!

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.