L’avvocato di Johnny Stecchino

Invece di riflettere si alzano polveroni e si fa baccano sulle parole della commissione nazionale antimafia, addirittura c’è chi ci spiega cos’è la massoneria

maxresdefaultRicordate la scena dell’avvocato di Johnny Stecchino che spiega all’ignaro Dante i mali della terra siciliana? Quell’avvocato girava attorno al problema mafia, ma finiva con l’arrivare ad altre conclusioni, l’Etna, la siccità, il traffico a proposito dei mali di questa terra. Ecco in questi giorni ho visto in giro per la provincia di Trapani tanti personaggi che mi hanno molto ricordato quell’avvocato. Mentre la commissione nazionale antimafia è venuta a porre il sigillo su una situazione parecchio pesante, l’alleanza mafia e massoneria che in questa terra non solo garantisce la latitanza del capo di Cosa nostra trapanese, Matteo Messina Denaro, e ha introdotto i mafiosi nella nuova era dove non si spara più ma più incisiva si è fatta l’infiltrazione, ecco che le reazioni sono state quasi isteriche, ma da tenere in considerazione è il silenzio assordante che al solito è scoppiato. Gli unici a parlare sono stati alcuni politici castelvetranesi, ma a dire il vero la commissione nazionale antimafia è vero che ha affrontato il “capitolo Castelvetrano”, perché la rete che protegge Matteo Messina Denaro è lì che è stata Felice Errantetessuta, e di questo se ne faccia ragione il sindaco Errante, ma è anche vero che le valutazioni hanno investito in pieno la provincia di Trapani. A parte il sindaco Errante nessun altro sindaco ha parlato, in silenzio anche le formazioni politiche, tutte, nessuna esclusa, da destra a sinistra, passando per il centro sino al movimento 5 Stelle. Hanno parlato è vero i commissari, ma le loro parole non hanno trovato sostegno nei rispettivi partiti. In silenzio anche i parlamentari a cominciare dal noto senatore Antonio D’Alì nel cui processo, per concorso esterno in associazione mafiosa, la commissione nazionale antimafia ha trovato spunti interessanti. E’ vero, quelle carte sono rimaste nel fascicolo del pg Gozzo che ha chiesto la condanna a sette anni per l’ex sottosegretario all’interno (prescritto e assolto a conclusione del primo grado) ma lo hanno indubbiamente un peso politico e sociale. Così come una rilevanza hanno le motivazioni che ha condotto la Corte di Assise a condannare all’ergastolo i mafiosi Vincenzo Virga e Vito Mazzara per il delitto di Mauro Rostagno. In quella sentenza è raccontata la storia di Trapani di quegli anni ’80 che però finisce nell’attualità. La sentenza parla diffusamente del ruolo della massoneria e di vere e proprie centrali del depistaggio, ma nessuno potrà contraddirci se diciamo che Trapani è apparsa parecchio disattenta su quella sentenza. E quindi vi diciamo subito, apprezziamo le parole del sindaco Errante e di un paio di suoi assessori, almeno loro hanno avuto il coraggio di parlare. Ovviamente non condividiamo assolutamente l’approccio scelto. Far baccano e alzare polveroni non ci pare essere stata la migliore delle scelte. A Castelvetrano spesso preferiscono “buttarla in caciara”. La commissione nazionale antimafia non ha puntato il dito contro la città di Castelvetrano, non ha mai detto che tutti i castelvetranesi sono mafiosi e quindi la si smetta una volta e per tutte con l’offrire alla cittadinanza questa versione dei fatti. La commissione nazionale antimafia ha stigmatizzato atteggiamenti e comportamenti precisi, attribuibili a precise persone, politici compresi. La si smetta col dire che la commissione nazionale antimafia si sta prestando a chissà quali giochi politici, la commissione nazionale antimafia ha evidenziato che non è normale avere fatto entrare in consiglio comunale una persona che si chiama Lillo Giambalvo e per portare a termine questa operazione il sindaco Errante ha mandato all’aria un accordo elettorale, col quale era stato eletto, ha nominato vice sindaco un consigliere comunale e ne ha nominati con lui un altro paio che come il neo vice sindaco appartengono alla massoneria. Non è normale che un vice sindaco, tale Rizzo, all’indomani dell’assoluzione di Giambalvo si è dato ad esternazioni pesanti nei confronti dei magistrati dimenticando che lui, quale amministratore, era costituito parte civile in quel processo. Non è normale che un sindaco abbia salutato l’ingresso in consiglio comunale di quel Giambalvo, quasi fosse entrato a far parte in aula chissà quale personaggio. Di questo e di altro si è interessata la commissione nazionale antimafia. E allora a questo punto la mancanza di terzietà e imparzialità, come la definisce Errante, dove risiede, nell’aula della commissione nazionale antimafia o a Palazzo Pignatelli a Castelvetrano, sede dell’amministrazione comunale? Un’aula frastornata nel tempo, ancora prima dell’arrivo di Errante, da vicende clamorose, consiglieri arrestati, come toccò a Santo Sacco, assessori imparentati con soggetti arrestati per mafia, oppure consiglieri comunali figli della vecchia politica targata Pino Giammarinaro, il rais di Salemi che si è arricchito speculando sulla sanità e quindi sulla pelle di tutti noi. A Errante per esempio pare che la commissione nazionale antimafia avrebbe chiesto come mai per qualche tempo ha avuto tra i suoi consulenti, a titolo gratuito, l’avvocato Celestino Cardinale, noto per difendere i Messina denaro, gli Agate, ed altri boss. Certamente difendere un boss non significa certo condividerne la scelta di vita, ma un’altra scelta non era davvero possibile? Errante di una cosa può e deve essere contento, la propria integrità morale nessuno l’ha messa in discussione, nessuno l’ha mai messa in discussione, ma gli è mancato il coraggio politico di mandare all’aria accordi che di politico sembrano avere troppa poca cosa. La mafia la si combatte così, decidendo di fare il sindaco rispettando il mandato conferito dagli elettori, il sindaco è eletto direttamente dai cittadini ed è ai cittadini che deve rispondere ed eventualmente un sindaco che si trovi stretto in ricatti e ricattucci ha l’obbligo di dirlo ai cittadini. Errante magari ci dirà che lui non ha subito ricatti, politici. Ne prendiamo atto, nutriamo dubbi. Siamo con lei sindaco quando dice che bisogna difendere la comunità, noi lo facciamo ogni giorno raccontando delle malefatte mafiose, ma oggi ci consenta, abbiamo l’impressione che la cittadinanza va difesa anche da certi suoi assessori che ci hanno preso per scolaretti e ci sono venuti a spiegare cos’è la massoneria. Signor sindaco cerchi tra la sua Giunta chi è uso a scorrettezze e sotterfugi, ci dicono che all’interno delle logge esiste la riservatezza, così come in tante altre associazioni, e non la segretezza. Ecco noi di riservatezze oltre quelle che toccano gli aspetti investigativi e giudiziari non ne vogliamo altre. Ma ripetiamo, almeno a Castelvetrano c’è chi ha preso la parola e si è fatto sentire, ma è il silenzio di tanti altri che ci preoccupa molto di più. Al sindaco Errante ricordiamo una sua dichiarazione: “Resi i chiarimenti alla commissione informerò il signor Prefetto di Trapani dell’incontro, di tal che mi recherò al Viminale chiedendo un incontro urgente al signor Ministro dell’Interno, onde ottenere puntuali indicazioni, alle quali diligentemente mi atterrò, per il rispetto che nutro per la istituzione che rappresento”. Ecco ci faccia sapere quando andrà da Alfano non quando si dimetterà , ma solo per sapere quale notizia scrivere. Ma non faccia anche lui come l’avvocato di Johhny Stecchino non ci venga a dire che i problemi sono altri, il problema vero è l’approccio di certa politica con il fenomeno mafioso e contro Messina Denaro. Quando Giambalvo arrivò, o meglio, tornò in consiglio comunale avremmo voluto sentire un coro pronto a usare le parole di quel consigliere che per avere auspicato una veloce cattura di Matteo Messina Denaro, subì l’incendio della sua casa, ed invece assistemmo a scene tragico comiche, con il sindaco impegnato più a mediare invece di mandare a quel paese quei consiglieri legati alla poltrona anche se il vicino di posto era semmai degno a sedere in altri contesti.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.