Porto di Trapani, secondo capitolo: via le barche arriva il cemento


Porto TrapaniL’impresa portuale Scs chiede alla Capitaneria l’autorizzazione a collocare al molo Isolella due silos per lo stoccaggio di cemento, in rivolta i cantieri che vivono con il diporto

Addio sogni di gloria per il porto di Trapani? Sembra proprio di si se passerà ogni esame preliminare la richiesta dell’impresa portuale Scs, fresca di capitali con l’ingresso della società Newcoop, di collocare al molo Isolella due silos per lo stoccaggio di cemento sfuso. La conferenza di servizi indetta dalla Capitaneria di Porto è convocata per domani ma pare secondo un cavilloso ragionamento esclusi a potere partecipare sono state le società nautiche e della cantieristica che vivono con il porto e la cui sopravvivenza è evidentemente messa a rischio se la Scs realizzerà questo impianto. Un bel cementificio a ridosso dei cantieri navali che a loro spese nell’ultimo decennio hanno creato attrezzati approdi per il diporto nautico, che hanno incrementato le attività cantieristiche, che danno lavoro ad un centinaio di persone per non parlare dell’indotto. Queste imprese non sarebbero state invitate alla conferenza di servizi perché la realizzazione dell’impianto non è ritenuto essere in concorrenza. I cantieri però sono pronti all’attacco. Negli uffici della Capitaneria è già arrivata una nota firmata dalle società Boat Service, Arturo Stabile, Cantiere Navale Drepanum, Naval Shop Stabile, Cantiere Nautico Miceli, Daromarci, Tecno Mare, che hanno esplicitato il loro “no” a quell’impianto. La superficie che i due silos dovrebbero andare ad occupare si trova proprio sul lato della banchina prospiciente i cantieri nautici, in totale 800 metri quadri. A rischio si ritengono così gli approdi turistici, troppo a ridosso di quello che viene considerato un impianto in grado di produrre gravi conseguenze sull’impatto ambientale.

Porto Trapani 1 Il bacino portuale interessato oggi ospita circa 500 barche da diporto, e si tratta di approdi che riescono a lavorare per gran parte dell’anno. In una decina di anni sfruttando la risorsa del turismo, i cantieri che oggi sono in rivolta, si sono parecchio sviluppati , investimenti quasi per intero di natura privata che indubbiamente hanno rimesso in piedi il porto di Trapani riprendendo un’antica tradizione marinara. “Invece di pensare a garantirci un ulteriore sviluppo – dice Paolo Ricevuto uno dei più longevi imprenditori del settore – si stanno ponendo le basi per un utilizzo imprenditoriale diverso, che niente ha a che fare con la storia di questo porto. La collocazione di questi silos con tutte le conseguenze di carattere ambientale sono certo indurrà molti proprietari di barche, oggi nostri clienti, a cercare altri approdi e se non ci sono barche non potremmo fare altro che chiudere, con la perdita dell’occupazione che oggi viene garantita”. Tra lavoratori dipendenti dei cantieri e indotto siamo dinanzi a 400 posti di lavoro che vengono messi in pericolo per colpa di scelte irrazionali e fuori dal contesto che si è realizzato: “un polo cantieristico nautico di eccellenza – si legge nella nota inviata ad autorità ed istituzioni – che ha saputo garantire un efficace servizio ad una clientela nazionale ed internazionale”. Ancora una volta dunque si fa tutto il contrario di quello che si era detto in favore del porto di Trapani. Gli anni della Coppa America che fecero scoprire le buone qualità ricettive del porto di Trapani sono tremendamente lontani. Già da tempo mancano gli appuntamenti con la grande vela che si disse doveva essere la svolta per tutta la città, l’unica eco rimasta è quella del diportismo nautico, “ma adesso – continua Ricevuto – vogliono cacciare via anche questa, a discapito di quanto noi privati abbiamo fatto, realizzando a nostre spese darsene, banchine, abbiamo anche fatto da noi l’escavazione dei fondali”. A sostenere la creazione di questo impianto per lo stoccaggio di cemento è la Scs una delle imprese portuali più note all’interno del porto. I due silos dovrebbero essere collocati dall’impresa Maredil. Insomma una sorta di cementificio in riva al mare. Tutto questo sta accadendo dinanzi ad un evidente disinteresse della pubblica amministrazione. Nessuno ne parla, è assente anche quella parte politica che aveva promosso i sogni di gloria del porto in nome della ricettività turistica. Non sfugge poi che di fatto l’impianto si troverebbe collocato a pochi metri dal tessuto urbano, a pochissima distanza da un asilo e dalla piscina scoperta di piazzale Ilio, a poca distanza dalle saline, a ridosso del polo che oggi viene utilizzato, proprio sulla stessa banchina Isolella, per la esecuzione dei controlli sanitari sulle merci in arrivo, in particolare sulle merci di natura ittica, tonno e altro. Una collocazione che è destinata a produrre conseguenze anche sul traffico urbano, l’unica uscita dal molo Isolella conduce su un’unica via, sulla quale oltre al traffico dei mezzi porta container (molo Isolella è oggi utilizzato per l’approdo di navi porta container) con l’impianto di stoccaggio di cemento in funzione si riverserà anche un certo via vai di altri mezzi pesanti. Una scelta di questo genere indubbiamente manderebbe in malora la vocazione turistica della città: “Altre città – dice ancora Paolo Ricevuto – proprio a ridosso degli approdi turistici hanno saputo realizzare attività compatibili per incrementare questa vocazione, qui a Trapani invece di pensare alla ricettività c’è chi vuole piantare in mezzo al porto una struttura industriale destinata ad accogliere cemento, e la collocazione è così a ridosso che pensiamo non possa mai esistere un filtro, un deterrente in grado di salvaguardare l’integrità delle barche qui ormeggiate”.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.