Esame di maturità: l’ultimo grande rito di passaggio

esamiGli esami non finiscono mai e per molti la maturità è solo uno dei tanti esami che farà nella vita, sia che decida di andare all’università, dove il numero delle prove cresce esponenzialmente con le riforme che si susseguono, sia che decida di entrare nel mondo del lavoro e dei concorsi di qualsiasi genere e grado.

Eppure l’esame conclusivo dei 5 anni scolastici di superiori rappresenta uno snodo importante, un vero e proprio rito di passaggio come forse non ne esistono più nella società occidentale. Il rito di passaggio segna il momento in cui si supera una crisi che porta da una fase ad un’altra della vita, possibilmente attraverso una profonda ristrutturazione di identità; la crisi è fondamentalmente generata dal non appartenere più ad una categoria (l’adolescenza) e non appartenere ancora all’altra (l’età adulta). Tipico dei riti di passaggio è proprio l’attraversamento del limite, della zona di confine.

Non hanno forse un sottofondo comune i dolori del giovane maturando, che lotta a più non posso contro giorni e notti che si rincorrono a ritmi troppo veloci per la mole di studio da affrontare, e i riti di passaggio che un tempo segnavano il passaggio all’età maggiore attraverso una grande presa di responsabilità, come un tempo potevano essere il servizio militare, l’inizio della carriera lavorativa o la creazione di una nuova famiglia.

Si tratta della prima grande prova a cui siamo chiamati a rispondere senza sconti facendo leva su quanto fatto nel corso dell’anno ma anche sulle proprie capacità personali di reggere lo stress e di resistere alla voglia di vacanza passando gli ultimi caldi giorni davanti ai soliti libri di un intero anno scolastico. Sinceramente trovo che sia una buona prova di “maturità” ma intesa in un senso molto ampio; trovo che dietro le incertezze dei tanti giovani, chiamati ogni anno a misurarsi con le prove di maturità, ci sia qualcosa di più della semplice preoccupazione di non superare l’esame ma qualche domanda più importante sul senso della propria vita e sulla direzione che prenderà all’indomani della fine dell’istruzione strutturata dall’alto.

Quale miglior banco di prova per misurarsi con se stessi ma anche con le proprie capacità di fare squadra con i compagni, di affrontare dubbi e incertezze in solitudine o in condivisione. Certo è che la vita non si riduca solo ad esami e prove ma che lo stress cui pone davanti sia un territorio in cui molto spesso si arriva impreparati proprio per l’assenza di abitudine a misurarsi con difficoltà e rischi, proprio per questo malgrado lo svilimento dell’istruzione e della scuola credo sia ancora uno dei pochi baluardi della crescita personale che le istituzioni pubbliche possono ancora offrire.

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteAlcamo, “in ospedale c’è migliore organizzazione ma non è ancora adeguato”
Articolo successivoSequestro da un miliardo di euro
Simona De Simone
Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.