In Sicilia si muore più di mala sanità che di mafia

Caro Direttore,

mi intendo unire (a pochi giorni da un ennesimo incidente sul lavoro capitato ad Alcamo che ha mietuto, ancora una volta sotto gli occhi indifferenti della politica e della sanità, un’altra vittima anche per colpa di un nosocomio che la politica e la sanità regionale stanno, giorno dopo giorno chiudendo), alla voce, oramai inascoltata di chi, giustamente, si oppone contro gli ulteriori ridimensionamenti dei servizi sanitari nella Provincia di Trapani, ma non solo di quella, anche di tutta la nostra martoriata Regione, che colpiscono, in particolare, gli ospedali più piccoli, Alcamo tra questi.

In Sicilia si muore più di mala sanità che di mafia

Vorrei, a poche settimane dall’inizio di questo nuovo anno, che sia più forte il livello di attenzione dedicato anche alla situazione dell’Ospedale di Alcamo che, nel giro di pochi anni, ha subito un’ingiustificata, quanto illegittima, chiusura di importanti reparti, diminuendo, drasticamente, per questi reparti, se non addirittura azzerando, in alcuni casi, completamente per l’area del Golfo di Castellammare, i posti letto e i livelli essenziali di assistenza.

Tutto questo è avvenuto nel quasi completo silenzio sia della politica che delle istituzioni (se non sporadici casi di manifestazioni isolate e poco utili), lasciando una comunità di sei Comuni e di quasi 150.000 anime senza una reale assistenza sanitaria.

Nell’attuale vuoto di potere culturale e sanitario regionale, con un presidente teso più a far parlar di sé (per carità, anche quello serve) che della Sicilia che cambia davvero e della Sicilia che funziona davvero, e non solo a botta di comunicati stampa e di interviste, nessun tecnico può pensare di rivedere la rete ospedaliera senza l’approvazione delle rappresentanze istituzionali democraticamente elette dai cittadini e costituzionalmente abilitate a farlo: le comunità locali, i municipi.

In attesa che vengano riconsiderate ed interpellate le istituzioni democratiche chiedo, da ragazzo, da cittadino stanco, da studente motivato di Scienze Infermieristiche, da prossimo papà, alle autorità politiche, amministrative e giudiziarie di sventare lo smantellamento logistico e tecnologico dell’Ospedale di Alcamo e di mantenere gli ambulatori e i reparti, anche quelli di diagnostica attualmente esistenti.

Chiedo, a nome dei tanti ragazzi che vogliamo cambiare con la protesta civica e non con quella parolaia di certi movimenti, la massima vigilanza su questo punto anche con azioni decise una delle quali potrebbe essere quella di trasferire la Sede del Comune nei locali dell’ Ospedale, compreso il Corpo di guardia della Polizia Locale, affinché vi sia un presidio permanente per impedire che avvenga l’indebita razzia di personale (medici e paramedici, tutti bravi), macchinari e attrezzature del nostro Ospedale Civile.

Abbiamo il diritto di nascere (vorrei che mio figlio nascesse qui, nella mia Alcamo), curarci e non solo di morire nella nostra Alcamo.

Alessandro Milito (Alcamo)

Studente di Scienze Infermieristiche

Università di Palermo

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