Intervista ad Antonino Bambina, geologo tecnico ambientale

Intervista ad Antonino Bambina, geologo libero professionista, docente a contratto presso l’Università degli Studi di Palermo, speleologo del CIRS, responsabile provinciale geologi della protezione civile DRPC-ORGS; a cura di Pietro Pignatiello e Lidia Milazzo.

La geologia del territorio ha in qualche modo influenzato la città di Alcamo?

Il materiale che costituisce il substrato ha sempre avuto forti influenze, soprattutto quando parliamo di città. La forma del lato Est è causata dalla geometria del ciglio dei travertini. Il perimetro degli attuali edifici è, infatti, impostato sul bordo di questo banco di travertini. Il centro abitato dell’attuale Città di Alcamo è il risultato di un intersecarsi di fenomeni geologici, geomorfologici e idrogeologici che nel tempo hanno condizionato e controllato la nascita e l’evoluzione del tessuto urbano. La presenza di molte sorgenti e di terreni fertili oltre a condizioni di stabilità hanno costituto un elemento di attrazione per l’uomo. La conformazione pianeggiante del centro storico originario (città murata) è stata controllata a Est dalla presenza del ciglio dei travertini (Piazza Bagolino-Via Florio). L’attuale ubicazione di molti edifici che si affacciano sulla Piazza Bagolino ricalca il limite del banco di travertini che si doveva trovare a strapiombo su una parete di almeno dieci metri. Piazza Bagolino, la piazza, è invece una costruzione antropica, una creazione dell’uomo. Il versante Sud del centro storico ad oggi non ha evidenziato fattori naturali prevalenti capaci di modificare le scelte dell’uomo.

A Nord, la parete di travertini subiva alcune modificazioni e variazioni nella direzione (Via Madonna Dell’Alto Mare-Via Discesa Santuario). Il confine Nord dei Travertini di Alcamo, compreso tra il quartiere San Vituzzo-Piazza Falcone e Borsellino e la Via Ugo Foscolo costituiva un baluardo alto ed imponente (che ho potuto scoprire in alcune cartografie storiche eccezionali di Alcamo ritrovate dall’Arch. Ignazio Longo) successivamente interessato dall’attività estrattiva con la creazione di cave a cielo aperto protratte sino a poche decine di anni fa. Questo gradone nei travertini, interessato da cave, costituiva il limite Nord di sviluppo urbano dell’attuale centro abitato nella sua porzione occidentale.

Altro discorso per il confine Ovest, definito da un secondo  tipo di ostacolo naturale, un impluvio. Questo corso d’acqua, inciso nei travertini e parzialmente riempito dalle “Terre Rosse”  da piazza Ciullo, passando dalla piazzetta Mercato (Piscaria), si portava verso la Via Discesa Santuario (Lavinaru).

Partiamo da quest’ultimo lato, che oltretutto è la parte dove Alcamo si è sviluppata maggiormente nel tempo.

Sotto il punto di vista geologico potremmo fare un confronto con la zona Sud alla quale accennavo prima. Questa parte, essendo costituita da materiali argillosi e argillo-sabbioso, non creava certo, a quel tempo, le condizioni per un terreno allettante sul quale edificare. Sulle argille e con pendenze considerevoli, le fondamenta delle case non avrebbero poggiato su una “base sicura”. In passato si riponeva molta più attenzione sotto questo punto di vista nell’ubicazione degli edifici. L’espansione verso Ovest ne è una testimonianza, infatti, le porzioni esterne, rispetto al vecchio centro storico, da Nord sino a Est, a causa della presenza di formazioni argillose ed argillo-sabbiose  (tortoniane – messiniane), non venivano edificate per la facilità di innesco di condizioni di instabilità (frane). Il settore Ovest rispetto al vecchio centro storico, certamente per l’aspetto pianeggiante e per la presenza dei travertini, era molto più allettante e conveniente per l’attività edificatoria. Anche l’area dell’impluvio tra Piazza Ciullo e Via Discesa Santuario,  nel tempo, è stata ricolmata seppellendo l’impluvio. Prove certe di questa paleoidrografia le ho potute riscontrare in occasione di molte indagini e ricerche condotte tra il Collegio dei Gesuiti e la Via Mazzini, oltre che nell’area di San Vituzzo.

Certo, esistono altre cause di natura antropica che hanno favorito questo fenomeno di espansione urbanistica, ma il lato Ovest offriva del solido travertino sulla quale poggiare le fondamenta degli edifici ed allo stesso tempo in grado di fornire il materiale per la costruzione (cava).

Per edificare alcune strutture di piazza Ciullo, i costruttori, hanno dovuto scavare il materiale alluvionale presente nell’impluvio, fino a raggiungere il travertino (n.d.r. si parla già di un periodo in cui la zona dell’attuale piazza Ciullo aveva acquistato una certa importanza, vedi articolo Historia Alcami: Piazza Ciullo inserire collegamento all’articolo), è il caso del Collegio dei Gesuiti.

Il  Collegio dei Gesuiti, durante molte indagini e verifiche profonde, ha evidenziato come le strutture fondali sono, infatti, poggiate sui travertini dai punti in superficie sino ai punti a cinque metri di profondità in corrispondenza del paleoalveo. Infatti, lungo la direttrice che da Piazza Ciullo porta verso la via Diaz, doveva svilupparsi un corso d’acqua inciso nei travertini e colmato, come si diceva prima, da Terra Rossa.

Alcamo deve quindi la geometria della sua pianta originaria al travertino dunque. Cos’è il travertino e quali sono le cause cha hanno dato questa forma a questa massa rocciosa?

Considerato i molteplici studi e scoperte di natura geologica e paleontologica condotti assieme ai colleghi dell’Università di Palermo ed al collega Girolamo Culmone, è stato possibile mettere alla luce  un geosito di grande rilievo per cui l’argomento richiederebbe da solo moltissimo spazio. In questa vicenda geologica  gioca un’importante  ruolo il rilievo stesso di Monte Bonifato riconnettendo tra di loro   nuovamente Monte, Travertini e Centro Storico. Potrei anticipare che se il centro storico è legato ai travertini questi sono direttamente legati alla presenza del rilievo di Monte Bonifato (sotto il punto di vista geologico ed idrogeologico).

Qui entriamo in un campo un po’ più complesso, ma cercherò di spiegare il tutto in maniera molto semplice. I travertini sono rocce sedimentarie di origine chimica in cui il carbonato di calcio, da una soluzione soprassatura, per effetto della degasazione dell’anidrite carbonica in essa disciolta, precipitava favorita anche da muschi ed alghe. Queste acque “cariche”, per così dire, di calcare, che attraversavano il rilievo di Monte Bonifato, quando fuoriuscivano in superficie depositavano sottili straterelli di calcare. Possiamo in fatti vedere come la larghezza della massa di travertino sia legata alla forma e larghezza del monte Bonifato stesso. Cambiato il regime idrogeologico profondo delle acque presente nel rilievo di Monte Bonifato si sono estinte le sorgenti e si è arrestato il processo di deposizione dei Travertini.

Vi presento una fotografia, opportunamente modificata ed adattata,  di una località analoga a quella che doveva essere Alcamo appena 500.000 anni fa.

Prima ci dicevi che piazza Bagolino è di natura antropica e che le case che adesso danno sulla piazza furono in passato sul ciglio del travertino, cosa è successo quindi?

Il ciglio del banco dei travertini che limitava il centro storico di Alcamo ad Est era utilizzato come discarica pubblica sino alla seconda guerra mondiale, successivamente sono state accumulate macerie e riporti di varia natura. Già nel 1941 piazza Bagolino iniziava ad assumere l’attuale geometria  successivamente venivano completati le mura con le torri a costituire gli attuali bastioni. L’attuale Piazza Bagolino, oggi con parcheggio sotterraneo, altro non è che un terrapieno costituito da riporti di varia natura e genesi che si affacciava sula piana di Partinico.

Mi pare di capire che due tra le piazze più importanti di Alcamo fossero prima dei buchi che l’uomo ha riempito. Bene, allora cosa ci puoi dire di Piazza della Repubblica?

Lì il discorso è diverso. Su Piazza della Repubblica ho potuto riscontrare che èra stata interessata da attività estrattiva di tipo poco profondo, legata all’estrazione del materiale da costruzione e successivamente è stata ricolmata per assumere l’attuale conformazione. Piazza Pittore Renda e Piazza Falcone e Borsellino sono state interessate da un’intensa e profonda attività estrattiva sino in tempi non troppo lontani.  Con il collega Girolamo Culmone abbiamo verificato che queste sedi di cave sono state ricolmate in alcuni casi anche con letame, paglia e rifiuti successivamente ricoperti da inerti. Grazie ad alcune ricerche che sto conducendo sulle vecchie aree di cava, sta emergendo la storia degli ultimi cento anni di attività estrattiva espletata nella fascia definita prima come “San Vituzzo-Piazza Falcone e Borsellino-Via Ugo Foscolo” in cui i volumi estratti sembrano veramente elevati ed in grado di modificare profondamente il paesaggio di un intera porzione di territorio oltre al fatto che in questi siti sono state effettuate le scoperte paleontologiche molto importanti a scala regionale.

Ultima domanda: parlando con un signore che vive in zona Balatelle, mi raccontava che da piccolo li era pieno di “balateddi”, cosa che ha dato il nome alla via. Ci puoi dire qualcosa di più?

Questo potrebbe considerarsi uno di quei casi in cui i vecchi toponimi, tramandati oralmente, riescono a dare informazioni sulla geologia o su altri aspetti endemici di un territorio. Infatti, questo termine si riferisce proprio all’aspetto che la formazione calcarea costituita da sottili strati presente nell’area compresa tra Via Simone Corleo, Via Balatelle e Via Jenner. La costituzione a sottili strati dei calcari (“Scaglia” calcilutiti sottilmente stratificate del Cretaceo – Eocene inf.) durante gli scavi comportava la frammentazione in blocchetti sottili e allungati secondo due direzioni, in dialetto “balateddri”.

Oggi in Via Giordano o in o in Via Rubino sono ancora visibili gli affioramenti dei calcari sottilmente stratificati del Cretaceo dalla tipica colorazione biancastra molto duri e poco fratturati. L’orografia che il Viale Europa assume in corrispondenza della Via Monte Bonifato è esclusivamente legato alla presenza di un grosso spessore di calcari, dello stesso tipo prima citato che come una zampa protesa dal monte si spinge fin dentro al centro abitato.

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