SANTA NINFA. “Il Congresso di Circolo del Partito democratico di Santa Ninfa è stato falsato dalla parzialità di un arbitro: il delegato della Commissione provinciale per il congresso Domenico Venuti”. E’ quanto si legge in una nota, primo firmatario il sindaco Giuseppe Lombardino, gli iscritti al partito che avevano deciso di appoggiare le candidature di Nicola Biondo alla segreteria comunale e di Mino Spezia a quella provinciale. Iscritti che hanno già presentato il ricorso alla Commissione che sovrintende alla regolarità delle consultazioni congressuali.
“All’orario di inizio fissato per il congresso – si legge nel ricorso – alla richiesta di uno dei responsabili temporanei del Circolo, Vincenzo Di Stefano, di mostrare copia dei versamenti per le quote relative alle tessere compilate dal gruppo che fa riferimento all’area per la quale era stato dichiarato responsabile temporaneo Enzo Giambalvo, il delegato dalla Commissione provinciale di controllo, Domenico Venuti, mostrava un documento autografo in cui lo stesso dichiarava di avere ricevuto le somme per dette tessere. Con ciò contraddicendo apertamente quanto stabilito nella riunione che la Commissione aveva tenuto a Trapani, il 22 ottobre, alla presenza dei rappresentanti dei circoli, nel corso della quale si era chiaramente detto che occorreva effettuare i bonifici e/o presentare le quote in contanti all’atto dell’insediamento della presidenza del congresso. Tutto quello che Vincenzo Di Stefano aveva fatto, effettuando, nel corso delle settimane precedenti, diversi versamenti (tramite bonifico) per le tessere compilate e presentando, all’atto dell’insediamento del congresso, la somma corrispondente in contanti per le altre. Alle rimostranze di Vincenzo Di Stefano, dopo consultazione telefonica con uno dei componenti della Commissione provinciale, Venuti dichiarava che si sarebbe recato a Salemi a prendere la somma in contanti e a portarla. Questo causava una interruzione del congresso, con conseguente impossibilità (per l’assenza temporanea del responsabile della Cpc) di consentire la regolare esposizione delle tesi congressuali, la presentazione delle liste e, soprattutto, la votazione. Per cui, molti tesserati, giunti nel frattempo alla Casa del popolo per potere votare, nell’attesa vana di esercitare il proprio diritto, andavano via. Solo dopo oltre un’ora Venuti tornava con la somma in contanti. Nel frattempo, però, avendo sforato i tempi previsti per l’avvio dei lavori e stante il clima di alta tensione tra le parti, alla richiesta di Di Stefano (sempre sentita la Commissione provinciale) di considerare la possibilità di una sospensione per valutare un eventuale rinvio del congresso, Venuti, nel frattempo assunta la presidenza dell’assemblea e dietro pressione dei militanti di una parte, apriva le votazioni”. Facendo ciò, si legge ancora nel ricorso, “il delegato della Cpc non si comportava da arbitro super partes, come imponeva il suo ruolo, bensì da uomo di parte”. Ne consegue, a parere dei ricorrenti, una palese irregolarità nello svolgimento dei lavori congressuali. Da ciò la richiesta, alla Commissione provinciale, “di annullare l’esito del congresso e di deliberare urgentemente la riconvocazione dello stesso in altra data”.