Incontro al femminile ad Alcart 2013: con Marilena Monti, Ermelinda Vicari e Agata Katia Lo Coco

di Irene Quaresima

In occasione dell’ultimo seminario previsto dal calendario di Alcart 2013, che si è tenuto ad Alcamo domenica 25 Agosto, sul tema “donne e pari opportunità”, abbiamo incontrato Marilena Monti, scrittrice e cantautrice siciliana ma anche autrice, regista e attrice di teatro e con lei Ermelinda Palmeri, insegnante, che da anni si batte per la legalità e Agata Katia Lo Coco, fotografa, operatrice di ripresa e regista. Entrambe accompagnano Marilena Monti nel suo tour “E raccontando esisto…”. Conosciamole meglio:

  • Marilena Monti

I: Vorrei partire dal titolo del suo tour “E raccontando esisto…” per chiederle cosa significa per lei raccontare.

M: Raccontare per me è una ragione di vita e nasce dalla mia passione per la parola. Credo che ciascuno di noi abbia una funzione nella vita. C’è chi la scopre prima, chi dopo, chi mai purtroppo. Io ho scoperto sin da piccolissima che il mio esistere era legato al testimoniare, al raccontare. Non sarebbe esistenza per me non raccontare quello che vedo, che sento, che vivo. Se non potessi più farlo, per una qualsiasi ragione, credo che smetterei di esistere, veramente.

I: Quindi potremmo dire che il suo è un misto tra necessità e desiderio

M: Sì, necessità, desiderio e poi direi che è un senso quasi etico del mio vivere. Credo che ciascuno di noi debba testimoniare anche cose piccole. Per esempio io ho viaggiato moltissimo per lavoro e mi muovevo sempre in treno. Ricordo, e racconto sempre, di quando ho incontrato un emigrante in viaggio che portava una valigia vuota, mi accorsi che era proprio leggera, e allora mossa dalla curiosità gli chiesi come mai e lui mi rispose: – Signurì cà ci mettu lu paisi! – Questa frase da sola è già di per sé poesia compiuta ma poi io la trasformai nel canto “L’emigrante è la valigia” che è diventato il più amato, il più ascoltato, il più copiato, il più condiviso, come si dice nell’era di facebook.

I: Tra le due forme espressive della scrittura e della canzone qual è secondo lei la più efficace?

M: Sicuramente la canzone è più immediata, è quella che ti prende di più anche perché il racconto offerto attraverso le note riesce a fare emozionare. Con la canzone praticamente t’arrizzanu ‘i carni . La scrittura però è quella più profonda, quella che ti rimane dentro e che ti porti dietro.

I: Lei inizia la sua carriera a Milano, poi decide di rientrare in Sicilia. Ha incontrato difficoltà nel suo lavoro per il fatto di vivere in Sicilia e per il fatto di essere donna?

M: Si, è proprio vero. Io inizio la mia carriera, direi quasi per caso, a Milano. Poi decido di tornare qui, ho scelto io di rientrare in Sicilia, ho deciso che il mio percorso avrei dovuto farlo qui e, sicuramente non è stato facile. Ho incontrato una strada in salita. Ma sapevo che quella era la mia strada e l’ho sempre percorsa senza scendere mai a compromessi, oggi posso dire che non è un percorso impossibile. Certo dopo l’esperienza di Milano, tornare qui mi ha messo di fronte a varie difficoltà , ma per il fatto di essere in Sicilia e non certamente per il fatto di essere donna.

I: Cosa si sente di dire oggi ai giovani che ancora si vergognano del loro essere siciliani.

M: Si vergognano perché nessuno ha mai raccontato loro veramente quale fortuna e quale meraviglia rappresenta questa terra, quest’ “Isola Signora”, come io la definisco in un mio romanzo. E quindi dico di non nascondersi in questi falsi stereotipi e di andare avanti, certo poi se uno è cretino, lo è qua ma lo è anche fuori. Poi la Sicilia è la terra di origine di grandi geni, di grandi personalità. Quando sentiamo che uno scienziato riconosciuto nel mondo è siciliano o magari la madre era siciliana, non è una soddisfazione? Certo ci sono poi alcune tv che montano ad arte un racconto e lo fanno girare continuamente, per cui se si continua così è chiaro che non ce ne usciamo più. Ma io amo questa terra. Il mio è un sentimento d’amore, un legame profondo. Per cui ai giovani dico: fate, incuriositevi, raccontate sempre.

  • Ermelinda Palmeri

I: Lei è un insegnante che da tempo si batte per cause importanti come quello della legalità. Come svolge la sua attività di lotta all’ingiustizia ?

E: Oggi lavorare in classe e portare questi temi molto dibattuti e discussi sembra molto semplice. Però di anno in anno mi scontro con delle realtà sempre più difficili perché l’atteggiamento dei ragazzi verso questi temi è molto influenzato da quello che si sente in giro, in tv. Per un insegnante non è proprio semplice far capire loro quanto è importante lottare contro le ingiustizie, rispettare le leggi ad ogni livello. Io nel lavoro in classe, porto sempre esempi concreti, organizzo incontri con associazioni come Libera, o con esponenti delle forze armate che portano la loro esperienza e poi li faccio partecipare a dei concorsi.

I: In questo suo impegno sociale è mai rimasta sola o si è mai sentita da sola?

E: Purtroppo si. Mi dispiace dirlo ma non sempre trovo l’appoggio necessario dei colleghi. Perché all’inizio si mostrano tutti disponibili a collaborare, ad essere presenti, però poi ti accorgi che quando si affrontano delle tematiche con un certo tono e il desiderio di cambiare veramente le cose, allora vedi la gente che si defila e si allontana. E io lì mi sento un po’ scoraggiata perché il team è fondamentale in un ambiente scolastico. Perché se si tratta, ad esempio, il tema del risparmio energetico, quando vedi che nessuno si preoccupa di spegnere le luci o lasciare i computer accesi tutta la notte, quella è la prova che un minimo di sensibilità verso questi temi poi di fatto non c’è.

I: Oggi si trova qui per la presentazione dell’ultimo libro di Marilena Monti. Come nasce questa collaborazione?

E: Io sono veramente grata a Marilena per questa opportunità. L’ho conosciuta nel ‘98 quando era direttrice del teatro Selinus di Castelvetrano, io facevo già parte di una compagnia teatrale locale e mi presentai a lei, umilmente, esprimendo il mio desiderio di collaborare con lei. Ricordo che lei rimase colpita da una risposta che le diedi a una sua domanda sul perché volevo fare teatro e io risposi: – per dare voce a tutte le mie voci- E Così è iniziata questa avventura che è cambiata negli anni perché ho rappresentato insieme a lei i testi teatrali scritti da lei sia come protagonista che come coprotagonista e poi nella presentazione dei suoi romanzi.

  • Agata Katia Lo Coco

I: Anche tu accompagni Marilena Monti nel suo tour. Quando inizia la vostra collaborazione?

A: Inizia un bel po’di anni fa e in questo tour di presentazione del libro mi inserisco con una videoproiezione dal titolo “Riscoprendo l’isola” che ripercorre i paesaggi dell’isola Sicilia. Sono quasi degli appunti visivi e riguardano l’occhio nostalgico di chi è costretto a vivere lontano dalla Sicilia e quando torna rivede tutto con occhi diversi.

I: Tu vivi e lavori a Roma. Quanto la tua lontananza dall’isola ti ha stimolato a cogliere gli aspetti di questa terra presenti nei tuoi lavori?

A: È stata determinante. Proprio la distanza dall’isola mi ha ispirato molto. I passi de “ L’isola Signora” di Marilena Monti sono stati evocativi per le mie immagini che nascono a sé e sono dei veri e propri appunti di viaggio. In questo video ho cercato di cogliere i diversi aspetti tipicamente stagionali della nostra Sicilia e infatti ho programmato le mie visite all’isola in diversi mesi dell’anno, una sorta di calendario emozionale che mi riporta qui quando posso. Quindi questa assenza forzata è stata davvero determinante.

I: Hai dovuto affrontare difficoltà nel tuo lavoro in quanto donna?

A: Devo dire che mi aspettavo di sì, mi aspettavo che ci fossero delle difficoltà. In realtà no. Certo è faticoso, così come penso per i colleghi uomini ma più che altro per i ritmi e per il tipo di lavoro impegnativo in generale tanto per una donna quanto per un uomo.

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