Esclusivo. Intercettazioni, malaffare e scambio di voti ad Alcamo (6/10)

La Procura di Trapani a conclusione delle indagini relative agli attentati subiti dal senatore Papania nella richiesta di rinvio a giudizio annota: ulteriori e convergenti riscontri in ordine alla causale dell’azione delittuosa commessa in danno del  senatore Papania provenivano, invece, da una conversazione che Ferrito Maria, convivente di Mistretta Antonino, intratteneva con il nonno  a bordo dell’ autovettura VW Golf , sempre in uso al predetto Mistretta. La Ferrito parlando con il nonno, Melodia Vincenzo (noto pregiudicato, strettamente imparentato con la famiglia mafiosa dei Melodia di Alcamo), con tono compiaciuto, gli domandava: “…ti è piaciuta la bomba che gli hanno messo a Papania?…” e  aggiungeva :“…perché prende per culo le persone!!…omissis…vogliono il voto…vogliono il voto…ma a me…ma a mio marito chi glielo dà il lavoro?!?!?…”.

Le intercettazioni inoltre hanno colto fasi di colloqui tra gli indagati e il senatore Papania. Minacce che venivano spesso reiterate in particolare, allorquando, in una circostanza Leonardo De Blasi, dopo avere incontrato il senatore Papania presso la sua segreteria ed avere ricevuto del denaro e dei buoni di benzina, non esitava ad affermare di avere fatto presente al Papania “…dacci il lavoro a tutti e tre e la minchia non te la veniamo a “scassare” più!….ci vediamo soltanto alla partita!…”; a tali esternazioni aveva fatto poi seguito Renda Giovanni: “…non è che io lo obbligo…giusto è?…non lo obbligo io!…inc…le bombe buone!….”.

In un’altra circostanza anche De Blasi Giuseppe e Vicari Leonardo, sostenendo di non essere più disposti ad accontentarsi del poco denaro che gli dava il Papania, affermavano:”…i 100 euro se ne vanno…il lavoro resta!!!…ci deve dare i posti…altrimenti succede bordello!!!…no la bomba carta….la bomba atomica ci metto!.. No che gli fanno saltare il pilastro del portone…qua la casa gli faccio saltare!… lo faccio entrare in coma!…”:

Il senatore Papania quale parte offesa è stato sentito in Procura a Trapani durante le indagini, queste le sue dichiarazioni.

Domanda:      “ Qualche persona vicina a lei è stata in grado di fornirle informazioni perspiegare il gesto di cui lei è stato vittima?”

Risposta:         “ C’è stato solo tale Piccichè Davide, che è una persona vicina a me ma con cui non ho alcun rapporto di lavoro o di collaborazione, che mi ha detto che aveva degli elementi, ma io gli ho subito detto che doveva parlarne con le FF.OO  e non con me.  Il Piccichè mi ha riferito che ne ha  parlato con l’Isp. Romano per quanto ne so formalizzando tali dichiarazioni.

Domanda :     lei  si è fatto un’idea sull’ambiente in cui è maturato questo gesto?

Risposta:         Io ribadisco che secondo me il gesto potrebbe essere maturato nell’ambito del Villaggio Regionale abitato da persone con grossi problemi di disagio sociale ed economico e che  lo stesso potrebbe essere stato posto in essere  senza particolare organizzazione o preparazione, anche perché ritengo che se avessero voluto con questo attentato ottenere qualcosa avrebbero  successivamente agito di conseguenza. Inoltre i mezzi adoperati fanno pensare ad un gesto estemporaneo”

Domanda :     che rapporti ha con il Piccichè Davide?

Risposta:         non ho alcun rapporto come dicevo di lavoro, lo conosco da circa due anni e spesso lo incontro in piazza e in una di queste occasioni mi ha riferito che sapeva qualcosa ma io non ho voluto che me ne parlasse direttamente ma ho ritenuto che dovesse parlarne con le FF.OO.

Domanda:      sono mai avvenuti contatti con persone dell’ambiente del Villaggio Regionale a cui ha fatto riferimento?

Risposta:         è difficile che io riceva direttamente le persone che si presentano in segreteria, atteso che se ne occupa il personale della mia segreteria, in particolare tale Di Gaetano Giuseppe detto Filippo che mi segue anche a Roma, e le sig.re Lucchese Adelaide e Piazza Giuseppina che si alternano la mattina e pomeriggio,  ma sicuramente gli abitanti del villaggio regionale  sono tipi di persone che vengono presso la segreteria per chiedere anche un minimo di aiuto economico (anche 10 euro) oppure vengono a lamentarsi perché sono finiti i sussidi che percepivano dal Comune. Comunque anche parlando con il personale della mia segreteria hanno escluso che siano avvenuti episodi particolarmente significativi tali da ricondurli all’attentato incendiario”.

Dichiarazioni di Davide Piccichè.

A.D.R.:           nei giorni successivi “all’attentato”, naturalmente ad Alcamo non si è parlato d’altro nel senso che sia in piazza che nei bar e nei vari luoghi di ritrovo sentivo che la gente si poneva la domanda di chi potesse essere, visto che il senatore Papania è una persona benvoluta in Alcamo.Lo stesso senatore, parlando con me di tale vicenda, mi diceva che, avendo egli fatto sempre del bene, non si aspettava un gesto simile a quello che era avvenuto.

A.D.R.:           il senatore per quanto si interrogasse sulla causale di tale gesto, tuttavia non riusciva a darsi una risposta.

A.D.R.:           con il passare dei giorni io di mia iniziativa ho fatto delle indagini personali, facendo domande  in giro, al fine di comprendere da dove ciò provenisse e quali ne fossero le motivazioni.

A.D.R.:           facendo domande in giro mi sono convinto che la causale di tale gesto potesse risiedere nella frustrazione o insoddisfazione di qualcuno che si auspicava o sperava nel fatto che Papania potesse loro trovare un posto di lavoro. Del resto, la realtà alcamese è tale per cui dietro la porta di un politico c’è un gran viavai di persone che chiedono lavoro.

A.D.R.:           io personalmente mi sono interrogato anche sulla tipologia del mezzo utilizzato per tale attentato dinamitardo, mezzo a dire il vero non molto usato dalle nostre parti, e l’idea che  mi son fatto è che gli attentatori avessero voluto dare ad intendere che l’azione posta in essere fosse di significato ben più grande ed importante di quel che realmente era.

A.D.R.:           io chi siano gli attentatori non lo so, ma ad Alcamo in quel periodo si trovava una signora del nord, in relazione alla quale – lo abbiamo  letto tutti sul giornale – si affermava appartenere a gruppi terroristici, la quale frequentava dei personaggi del villaggio regionale.

A.D.R.:           per quanto mi è dato sapere i soggetti che frequentavano la signora in questione erano un tale Domingo e gli amici di quest’ultimo. Da cittadino ho notato, come molti altri, che da quando questa signora era presente sul territorio di Alcamo si erano incrementati furti, rapine, atti di intimidazione varia.

A.D.R.:           io ho avvicinato personalmente alcuni di questi soggetti del villaggio regionale, segnatamente tali  MISTRETTA Antonino ed AMATO Enzo che ho incontrato per cercare di comprendere le ragioni di tale gesto e chi potessero essere gli autori.Dall’incontro con costoro ho compreso che, se non sono loro gli autori, gli stessi sono comunque al corrente dei nominativi dei soggetti che materialmente hanno posto in essere l’azione delittuosa.Di tale incontro potrà trovare traccia in un verbale della volante del Commissariato di Alcamo, poiché  in occasione del medesimo siamo stati controllati da tale personale di PS.

A.D.R.:           nell’occorso mi sono incontrato con i predetti, previo appuntamento concordato de visu il giorno prima. Preciso, altresì, di aver io personalmente contattato telefonicamente AMATO qualche giorno prima.Io ho contattato l’AMATO perché lo conosco da molti anni e perché lo stesso, in passato, avendo avuto dei problemi con la giustizia, mi ero avveduto che stava nuovamente frequentando brutte compagnie.L’AMATO dopo le sue vicende giudiziarie aveva iniziato a lavorare  e questo mi aveva fatto sperare che avesse messo la testa a posto.Ciò lo affermo non perché io tenga particolarmente ad AMATO Enzo o perché io intrattenga con lo stesso un rapporto di amicizia e frequentazione, bensì per il fatto che anche io in passato ho avuto qualche problema con la giustizia   e, nonostante, ciò sono riuscito a riprendermi, conducendo ora una vita onesta e di lavoro.AMATO, pertanto, lo avevo contattato nel tentativo di avere notizie su chi potessero essere i responsabili di tale gesto, proprio perché ero a conoscenza del fatto che frequentava persone del villaggio regionale.L’incontro al quale ho sopra accennato del 09.3.2012 con i predetti AMATO e MISTRETTA, non era il primo bensì il terzo che interveniva tra di noi, sempre allo scopo di procurarmi notizie sull’attentato alla segreteria di Papania.Il primo incontro, che non ricordo dove sia avvenuto, intervenne tra me ed AMATO.Al secondo incontro eravamo presenti AMATO, MISTRETTA ed io; lo stesso ebbe luogo nei pressi dell’Extra bar, ovvero nell’adiacente area di servizio sempre in Alcamo.Nel secondo incontro AMATO e MISTRETTA mi dissero che avevano i Carabinieri e la Polizia addosso.Al terzo incontro eravamo in quattro, io, AMATO, MISTRETTA e ROCCAFORTE.Il predetto ROCCAFORTE presenzio all’incontro poiché già si trovava in mia compagnia e, del resto, lo stesso è conosciuto sia dal MISTRETTA che dall’AMATO.ROCCAFORTE è un bravo ragazzo che in passato ha fatto il buttafuori e che mi risulta essere un gran lavoratore.

A.D.R.:           in tali circostanze io chiedevo ad AMATO di informarsi nel villaggio regionale per potermi dare notizie sull’attentato. Nel terzo ed ultimo incontro del giorno 09.3.2012 AMATO mi disse  che si stava interessando in ordine all’accaduto e che non c’era nulla da preoccuparsi.Io, comunque, capii, soprattutto dalle rassicurazioni che mi venivano date, che loro erano a conoscenza dell’intera vicenda e sapevano bene chi erano responsabili.Anzi, AMATO mi disse “che la cosa si sarebbe fermata” e che non vi era nulla da preoccuparsi, poiché chi aveva fatto tale gesto “è gente che ha fame e che vuole il posto di lavoro”.

A.D.R.:           nella circostanza AMATO mi chiese per sè  e per MISTRETTA il posto di lavoro ed io dissi loro che con i finanziamenti regionali che sarebbero arrivati per il castello di Calatubo o altri lavori che si sarebbero fatti ad Alcamo, ci sarebbe stata anche per loro la possibilità di lavorare.

A.D.R.:           di tutti questi incontri e di quanto era stato detto nel corso dei medesimi non ne ho parlato né con il senatore, né con il Di Gaetano, collaboratore del Papania.

A.D.R.:           io non so se AMATO e MISTRETTA frequentassero DOMINGO, però sono a conoscenza del fatto – sempre in virtù delle informazioni che ho cercato di procurarmi – che facevano parte dello stesso gruppo.

A.D.R.:           non sono a conoscenza di chi materialmente possa aver collocato i due ordigni dinanzi la porta della segreteria di Papania  il 22.02.2012.

A.D.R.:           conoscevo solo di vista il MISTRETTA e con lo stesso non avevo mai avuto precedenti rapporti, nemmeno di saluto.Sono, comunque, a conoscenza del fatto che lo stesso ha precedenti con la giustizia.

A.D.R.:           allorché ho incontrato il MISTRETTA ( nel secondo incontro che ho sopradetto), fu l’AMATO a preannunciarmi che sarebbe venuto in sua compagnia”.

Un’ulteriore conversazione sull’autop in uso a Antonio Mistretta (31 marzo 2012) confermava le descritte dinamiche relazionali. Umberto Roccaforte (alias Paladino), incontrando casualmente il predetto Mistretta, gli chiedeva testualmente: “gli devi dire niente a quello? (inteso il senatore Papania)”.

Mistretta, stizzito,replicava :“lui (inteso il senatore Papania) ci deve dare notizie a noi!”.

Il Roccaforte, quindi, diceva al Mistretta di stare tranquillo, assicurando che “Lui (inteso il senatore Papania) sta facendo di tutto… anche per fare lavorare…sta andando ad aprire un altro discorso…ti prometto Umberto qualcosa per loro c’è…inc…”, segno che tanto Roccaforte Umberto che Piccichè Davide avevano evidentemente riferito in modo circostanziato al senatore quanto si erano detti nell’incontro del 9-3-2012.

Tuttavia, il senatore Papania, sentito dal PM in data 13-4-12, non dimostrava di accennare minimamente a tale fatto, anzi sembrava ignorarlo.

Analogamente, Piccichè Davide, sentito dal PM nella stessa data del 13-4-12, pur ammettendo di aver incontrato i predetti il 9-3-12 – circostanza che ben difficilmente avrebbe potuto negare visto che in quel frangente erano incappati in un controllo da parte di una volante del locale Commissariato di polizia ometteva di rivelare l’esatto contenuto del colloquio, negando di aver mai informato il senatore Papania non già di quanto si erano detti in quell’incontro ma addirittura dell’essere quell’incontro intervenuto A.D.R.: di tutti questi incontri e di quanto era stato detto nel corso dei medesimi non ne ho parlato né con il senatore, né con il Di Gaetano, collaboratore del Papania.”.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.