Vita da scapolo

C’è tutta una letteratura, e anche una filmografia, sul tema della moglie che si allontana da casa per un breve periodo. Si narra che i mariti gioiscano, che si apprestino ai più pazzi divertimenti, che si dedichino ad una vita da scapolo, fuori da ogni controllo. Ciò in realtà si traduce, per questi irrecuperabili pantofolai privi di fantasia, in serate stravaccate sul divano a bere birra con cumuli di sporcizie intorno (involucri di takeaway, cartoni di pizza, sacchetti con rimasugli di patatine sbriciolate e gusci di alcune noci dimenticate su un centro tavola dal Natale dell’anno prima); cumuli in crescita che non sembrano costituire motivo sufficiente per schiodare il fondoschiena dal divano per nessun motivo. Del resto, con una buona scorta di beveraggi e di cibo pronto, i tre telecomandi in pugno (uno per ogni mano e uno sotto il piede) e il cellulare in un raggio d’azione di massimo 50 cm, per cui non si dovrà neanche allungare in caso di inopportuno squillo, il novello Homer Simpson sente che nessun onda perturbatrice potrà interferire con quelle tele-catatoniche che si impossessano pian piano di lui. Altri mariti, i più gaudenti, ne approfittano per fumosi pokerini sotto un lume dedicato, superalcolici al posto del cibo, battutacce maschiliste da osteria e tribali rumorosità corporali in libera uscita. In ogni caso il disastro che troverà la signora al rientro a casa non potrà essere riparato dal frettoloso tentativo di riportare tutto alla normalità operato negli ultimi cinque minuti dall’improvvisato casalingo. La polvere e le briciole di patatine (cadute a tradimento dall’involucro afferrato malamente) infilate sommariamente sotto il tappeto verranno presto alla luce; il lavello della cucina, seppur sgombrato di piatti e posate, svelerà l’incuria cui è stato vittima nei precedenti sette giorni con uno strato di grasso che il dito indagatore della donna-detective appurerà facilmente; il bagno sarà preda di ogni tipo di macchia, schizzo, impronta di mocio impiastricciato, asciugamani umidi e ingialliti (“basterà girarli al contrario” secondo il genio domestico); infine per il più volenteroso dei rassettatori, il dramma dell’ultimo momento è il rantolo dell’aspirapolvere la cui bocchetta la moglie ritroverà intasata di gusci di noce, foglie d’insalata e un grumo occludente poi rivelatosi essere composto da tovaglioli di carta, alcuni scontrini e la carta di credito caduta inavvertitamente dal portafoglio del consorte.

Anch’io mi appresto a tre giorni senza Marilena (mia moglie) ed Elena (mia figlia), che vanno con Dario (mio figlio) a Barcellona a trovare Manuel (l’amico di Dario) e sua madre. Non mi comporterò, mi riprometto, come tutti i ridicoli mariti incapaci di cure per la casa. Né mi ridurrò a mangiare solo roba comprata fuori. So benissimo badare a me stesso. Così le raccomandazioni delle due donne di casa mi indispettisce un pochino e per pranzo non mi faccio gli spaghetti con il sugo che mi ha lasciato in frigo Marilena. Preferisco mangiare qualcosa al bar e tornare in ufficio, cosa che non capita spesso, normalmente. Poi però sento arrivare una stanchezza da mancato riposino, così torno a casa e mi rilasso. Pantofole e tivù, una dormitina sul divano che non mi dà alcun sollievo. Fuori fa buio presto, non mi va di uscire, inizia un film. Prendo il cellulare, me lo metto vicino, chissà qualcuno chiamasse, mi stabilisco nuovamente sul divano. Posso anche evitare di mangiare per cena, così sto a dieta. Passa il tempo, finisce il film, stasera c’è la partita di champions league. Ma prima che inizi, durante il tiggì di Mentana, un languorino mi piglia lo stomaco, vado in cucina e faccio incetta di tutto quanto è commestibile e non ha bisogno di preparazione: pacco di patatine fritte alla paprika, grissini al sesamo, briosce alla carota, snacker alla nocciola. Ah, delle noci di Sorrento in un pacco aperto chissà da quanto in fondo alla madia. Una lattina di birra per accompagnare il salato e una di coca-cola per la roba dolce. Perfetto, tutto a portata di mano, dentro il grande vassoio in legno della nonna poggiato accanto a me sul divano. Visto come me la cavo bene? Non sono mica come certi mariti…

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