Amarezza in consiglio per l’arresto del consigliere Sacco e la condanna di Pellerito

TRAPANI. Amarezza e disagio, affiancati tuttavia ad un forte senso di soddisfazione, con un determinato invito rivolto alle autorità giudiziarie e alle forze dell’ordine a non fermarsi, per l’impegno e i risultati ottenuti nella lotta per la legalità.

La notizia dell’arresto del consigliere Santo Sacco, coinvolto in affari di stampo mafioso e attualmente sospeso dalla carica, ha visto l’intero Consiglio Provinciale unanime nel dibattito politico avvenuto lo scorso mercoledì sera.

In molti infatti hanno preso la parola, sottolineando la preoccupazione per il discredito che la vicenda ha generato in capo al Consiglio Provinciale, seppur orgogliosi del lavoro svolto nell’ambito dell’operazione “Mandamento”, riuscendo a colpire diversi soggetti vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Nella corso della stessa seduta consiliare, il Presidente Peppe Poma ha poi dato lettura della nota con la quale, l’ormai ex consigliere provinciale Pietro Pellerito, ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica, da cui per altro era già stato sospeso dal Prefetto di Trapani Marilisa Magno a seguito della sentenza di condanna a suo carico emessa dalla Corte d’Appello di Palermo.

Ribadisco la mia estraneità ai fatti che mi sono stati imputati, ma non posso non rispettare le sentenze delle Corti che mi hanno giudicato, così come ho sempre fatto da uomo delle istituzioni democratiche. E nel rispetto della giustizia proseguirò la mia “battaglia” per la verità; avrei potuto definire a suo tempo la mia posizione con il patteggiamento, avrei evitato la pena che mi è stata inflitta, ma non potevo. Non potevo accettare una condanna per un fatto che io non ho mai commesso, ho scelto la trasparenza e la coerenza che sono richiesti agli uomini che ricoprono cariche pubbliche elettive. E ciò lo affermo – aggiunge Pellerito – con la serenità di chi ha la coscienza di non avere sbagliato, ringraziando tutti coloro con cui ho svolto il mio lavoro nell’interesse della comunità trapanese e tutti coloro che hanno creduto nella mia innocenza”.

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