Strage di Alcamo Marina. Gullotta è libero – Assolto dopo 21 anni

ALCAMO- Quasi come nel telefilm americano COLD CASE, in questi giorni, si è finalmente riusciti a venire a capo su un caso “freddo”, appunto, caduto nel dimenticatoio per molti, ma non per tutti.
E’ stato assolto dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, Giuseppe Gullotta, condannato all’ergastolo per l’uccisione dei due Carabinieri, Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo, della casermetta di Alcamo Marina, avvenuta il 27 Gennaio del lontano 1976.
Soddisfatti gli avvocati Baldassare Lauria e Pardo Cellini, che lo hanno assistito in questa lunga battaglia legale.
Sulla base delle accusse fatte da G. Vesco, suicidatosi successivamente nel carcere di S.Giuliano di Trapani in circostanze misteriose, erano stati considerati suoi complici Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, fuggiti all’estero prima della condanna definitiva.
Tirato fuori dalla prigione, quello che si è autodefinito un po’ come il capro espiatorio del caso, rimane attualmente vacante la poltrona del/i colpevole/i, nonchè la motivazione di un tale atto. Nessuna “nomination” risulta, allo stato attuale. Ciò che oggi possiamo dire, a seguito della recente sentenza, è che “non fu Gullotta a compiere quell’omicidio nel lontano 1976”, nonostante ne abbia scontato la pena fino ad oggi. Ma chi fu allora?
Al posto  di chi, Gullotta, ha trascorso gli ultimi 22 anni della sua vita dietro le sbarre?
Un alone di grigio mistero, grigio come le immagini di repertorio  di  quei giorni, continua a regnare su questa faccenda d’altri tempi. Di teorie al riguardo se  ne sono sentite tante, così come alla conferenza stampa tenutasi ieri mattina ad Alcamo, ne sono state fatte diverse. Purtroppo, molti restano ancora i punti oscuri.
Giuseppe Gulotta aveva 18 anni quando venne prelevato e portato nella caserma dei carabinieri di Alcamo come sospettato dell’omicidio di due militari dell’Arma. I fatti narrano che venne picchiato e seviziato per ore finché non confessò quello che non aveva fatto. Poi ritrattò invano.  Nel ’90 arrivò il processo con la condanna a vita. Nel 2007, con il pentimento di uno dei carabinieri che parteciparono all’interrogatorio, venne riaperto il  caso e poi  il nuovo processo e, oggi, la sentenza: “Non è colpevole. Lo Stato deve restituirgli libertà e dignità”.
Ma alla fine, nel tirare le somme, è la morte di due uomini a rimanere ancora impunita. Gli abbiamo chiesto cosa lo avesse riportato qui ad Alcamo all’indomani della sua scarcerazione, in questo luogo fonte unica e primaria del suo stravolgimento di vita: “Io sono una vittima – ci ha detto – come i due carabinieri di quella sera”.

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