Virginia Woolf: “Una stanza tutta per sé”

Quando ho iniziato a leggere “una stanza tutta per sé” mi ero preparata ad un mattone noioso sul femminismo, ma incoraggiata dalla sua snellezza ( ho ancora “il secondo sesso” di Simone de Beauvoir accanto al letto) mi sono convinta a leggerlo. Fin da subito è stata una sorpresa; la scrittura semplice e  scorrevole mi ha avvolto immediatamente e mi ha fatto sentire partecipe delle sue esperienze, quasi fosse un momento senza tempo e in cui ogni donna si può immedesimare. “Una stanza tutta per sé” è un libro/saggio scritto raccogliendo gli appunti che la scrittrice aveva preso in occasione di alcune conferenze tenute al Newnham e Girton College dell’Università di Cambridge nel 1928 sul tema “Le donne e il Romanzo”. La Woolf parla alle donne di donne e non di uomini che non capiscono le donne, parla di donne che vivono il proprio talento artistico con angoscia e sofferenza perché a differenza degli uomini non si possono sfogare:

Quando leggo di una strega gettata nel fiume, di una donna posseduta dai diavoli, di una levatrice esperta di erbe, o perfino dell’esistenza della madre di qualche uomo notevole, penso che siamo sulle tracce di un romanziere perduto, di un poeta costretto al silenzio, di qualche muta e ingloriosa Jane Austen, di qualche Emily Bronte che si sarà fracassata il cervello fra le brughiere, oppure avrà vagato gemendo per le strade, resa pazza dalla tortura inflittale dal proprio talento”

Per l’autrice le donne rispetto agli uomini hanno sempre avuto un grosso limite quello di non aver mai avuto una stanza tutta per sé e un po’ di soldi. E’ un discorso sul femminismo ancora attuale perché ancora oggi per una donna è difficile ritagliarsi quell’angolino di pace (sia fisica che mentale) nel quale poter sviluppare il suo bisogno d’arte.

Ma oltre ad essere un libro sulle donne è una geniale recensione della letteratura femminile; i romanzi vengono smontati e vengono messi alla luce come se per anni le loro scrittici non fossero mai state capite. E’ un crescendo fino alle conclusioni che più che le conclusioni di un saggio sono l’esortazione di un’ amica che ci sprona ad essere ciò che siamo… donne!

Di Maria Felice Cammarata

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