Il Consiglio Provinciale ricorda Rosario Livatino

TRAPANI – Ieri pomeriggio, prima dell’avvio della seduta ordinaria, il consiglio provinciale ha osservato un minuto di silenzio in ricordo del “Giudice ragazzino”, Rosario Livatino, ucciso dalla mafia 21 anni fa.

“Anche se l’odierna riunione consiliare è a carattere strettamente tematico, dedicata esclusivamente all’esame della  situazione e delle prospettive delle società partecipate del nostro Ente, – ha detto il Presidente Poma – ritengo tuttavia che, prima di dare il via ai lavori, è giusto e doveroso ricordare che proprio 21 anni or sono, il 21 settembre del 1990, veniva stroncata la breve esistenza del giudice Rosario Livatino, il magistrato del Tribunale di Agrigento spietatamente assassinato dalla mafia, a 38 anni non ancora compiuti, perché “colpevole” di essere un giudice che faceva il proprio dovere senza lasciarsi intimorire o corrompere, perché, da uomo integerrimo quale era, nello svolgimento del proprio lavoro di magistrato applicava le leggi in maniera imparziale”.

Nonostante siano trascorsi parecchi anni, rimane ancora oscuro il “vero” contesto in cui è maturata la decisione di eliminare un giudice ininfluenzabile e corretto. É pur vero che egli si occupò di delicate indagini antimafia e di quella che poi, negli anni ’90, sarebbe scoppiata come la “Tangentopoli siciliana”. Fu proprio Rosario Livatino, assieme ad altri colleghi, ad interrogare per primo un ministro dello Stato.

Rosario Livatino fu ucciso la mattina del 21 settembre ’90 sul viadotto Gasena, lungo la SS 640 Agrigento – Caltanissetta mentre, senza scorta e con la sua Ford Fiesta amaranto, si recava in Tribunale.

Infine, ieri è stata anche la giornata nella quale si è svolto il pontificale di avvio del processo diocesano di canonizzazione nella chiesa di San Domenico della sua Canicattì.

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Eva Calvaruso
Eva Calvaruso, classe 1984, vive ad Alcamo, spirito da ventenne e laurea in Economia. Animo hippie e fan sfegatata di Guccini. Curiosità, passione e una continua ricerca della verità l’hanno spinta a diventare una giornalista.