Un dato di fatto: non ha scioperato solo la CGIL, alla St Microelectronics di Catania l’intera Rsu, dunque anche Fim, Uilm e Ugl, ha aderito formalmente alla protesta con un documento. Analogamente alle Acciaierie di Sicilia. Ecco alcuni numeri: allo stabilimento Fincantieri di Palermo hanno scioperato 430 lavoratori sul totale di 525 (pari all’82%), e di 213 iscritti alla Cgil. Alla Stm di Catania le adesioni sono state dell’80% pari a 3.200 scioperanti. Trapani ha dato il suo contributo: 2500 partecipanti. Questi dati sono solo da esempio, che ci dice una sola cosa: anche lavoratori che aderiscono alle altre sigle sindacali hanno partecipato allo sciopero, andando contro la decisione delle sigle sindacali di appartenenza. Il massaggio è forte, lasciando stare se è criticabile o meno questo sciopero, ma di sicuro dice che i lavoratori sono stanchi di stare buoni mentre il potere promette e non mantiene, e i lavoratori non tesserati CGIL mandano un messaggio alle proprie sigle sindacali, sta a loro decidere cosa cambiare e cosa mantenere delle proprie posizioni. Tutto questo non deve far passare in secondo piano le ragioni principali dello sciopero, cioé la netta contrarietà alla finanziaria, o meglio alla politica economica di questo Governo. Il sentimento predominante è stato quello della non fiducia, oltre alla netta critica, nelle capacità politiche e quindi di amministrazione da parte dei politici. I lavoratori si sentono tutelati nei loro diritti e non rispettati dalla politica.
Siamo sicuri del fatto che i lavoratori sarebbero più morbidi se la politica non pensasse solo a tacciare tutti come nemici politici e quindi di parte, così si annulla il principio primo delle buon politica, cioé ascoltare tutti senza pregiudizi, questi ultimi molte volte creati ad arte per denigrare proposte e sentimenti veri, che vengono da una società che vuole essere protagonista del proprio destino.