I conti non tornano

La situazione della spesa pubblica in Sicilia è allarmante, è evidente che i conti  della sanità non tornano più. Gli esperti, gli economisti, i manager della sanità da anni si affannano a fornire delucidazioni, salgono in cattedra nel citare i dati Ocse, le tabelle con le statistiche dell’Ue, gli indici di efficienza e il fabbisogno delle strutture ospedaliere , ma tacciono sulla sostanza dei fatti. I cittadini che pagano le tasse hanno il diritto sacrosanto di conoscere. Da anni la propaganda nordista della Lega insiste sugli sprechi della sanità nel Meridione, sull’uso disinvolto dei rimborsi con percentuali variabili tra le diverse regioni, celebrando le magnifiche sorti e progressive di un federalismo fiscale talmente efficiente da cancellare per sempre i buchi di bilancio, gli sprechi e i privilegi. Secondo i nordisti basterebbe risolvere le disparità dei costi della sanità per mettere a regime la spesa pubblica italiana, ignorando per sempre temi come la lotta all’evasione fiscale e le tasse sui grandi patrimoni (il loro popolo non gradirebbe). Si impone a questo punto una domanda molto semplice: Dove finiscono i soldi che dovrebbero finanziare le strutture sanitarie pubbliche siciliane? Perché i servizi forniti alla cittadinanza latitano?  Perché il lavoro di giovani e  valenti medici non viene premiato con contratti di lavoro degni di un Paese  dell’ Unione Europea? Ogni giorno riparte la carovana dei siciliani che si spostano al Nord alla ricerca di cure migliori, e il business della politica sanitaria lombarda si rafforza sempre di più. Negli ultimi decenni il trionfo della politica neoliberale ha eroso le fondamenta delle democrazie occidentali privatizzando i servizi sociali più importanti, basta vedere i funzionamenti del sistema sanitario per notare come la componente privata abbia avuto il sopravvento su quella pubblica. La corporazione dei notabili della sanità, dei manager delle cliniche private cresce  a scapito dei deboli, figli di un Dio minore abbandonati al loro destino. Le lottizzazioni dei partiti a Sud come a Nord hanno imposto nomine, ruoli, personale, nella ricerca del consenso elettorale per ottenere il potere, fine supremo della politica svuotata di ogni valore. Adesso sono a rischio i direttori generali delle Asp di quattro città siciliane, l’assessorato regionale ha deciso meritoriamente di intervenire per sanzionare il mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio, ma in base a quali criteri questi direttori generali erano stati nominati? Mentre la crisi morde i risparmi dei contribuenti, la politica deve risolvere questi fondamentali nodi economici, i partiti della Trinacria dicano chiaramente quali sono le alternative programmatiche in materia di sanità. Non bastano le dichiarazioni del teatrino quotidiano della politica. Gli uomini delle istituzioni facciano chiarezza presto,  mettendo fine ad un sistema opaco e clientelare, se vogliono recuperare credibilità nei confronti della cittadinanza,  e confutare le prediche “padane” che arrivano da pulpiti sempre meno puliti. Pecunia non olet anche sotto il Duomo di Milano.

Autore: Danilo Grassa

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