Inutile, utile e futile

“Guarda, è inutile che mi dici di rientrare a mezzanotte” mi contesta mia figlia Elena, “se sai che sono invitata a un diciottesimo in discoteca, ti avverto che la serata COMINCIA a mezzanotte”. Il diciottesimo di cui parla non si riferisce ad una frazione numerica, ma indica il compleanno di un’amichetta più grande. E mezzanotte pare non sia più un orario simbolico valido – o utile. Pare quindi inutile che un genitore fissi degli orari se poi quelli da rispettare sono imposti dalla discoteca o dalla moda. Per questo non dovrei esprimere almeno delle opinioni sulla gestione della vita di mia figlia (per quanto inutili)?

“Inutile rivolgersi al Comune quando si vedono delle fuoriuscite d’acqua dai tombini o da qualche pezzo di strada rotta” sento dire fuori dal bar da alcuni vecchietti perdigiorno seduti su una panchina. “Inutile lo dite voi, cari signori. Se segnalaste di più ciò che vedete (e di cose a stare tutto il giorno per strada ne vedete molte), il Comune potrebbe attivarsi per tempo e voi avreste una cittadina migliore!”. Forse interverrebbe con qualche ritardo (questo è probabile), ma l’informazione non è mai inutile.

“È inutile parlare con quelli del piano di sopra, sono degli incivili, non ti capirebbero nemmeno”, mi scoraggia mia moglie Marilena riferendosi alla prossima riunione del condominio, nella quale pensavo di far presente che mangiare le arachidi al balcone è lecito solo se non si sbucciano lì lasciando che il vento le disperda. Perché è molto probabile che il vento le disperda sulle lenzuola stese del vicino del piano inferiore (e non è un accanimento particolare del vento, ma una questione squisitamente fisica). Mi rifiuto di pensare che sia inutile, però, farlo presente. Forse non otterrò un effetto diretto, ma almeno avrò detto la mia e chissà se nel tempo ai vicini si accenderà una lampadina in testa.

C’è dunque una motivazione forte in tante cose che faccio che sono inutili in senso stretto, cioè che non danno un risultato pratico e immediato. Ma che mi fanno sentire meglio con me stesso, non essendo affatto un seguace dell’utilitarismo.

Così quando il Presidente del Consiglio ha detto che i referendum sono praticamente inutili, mi sono messo a riflettere su ciò che ha senso e su quanto non ne ha. Naturalmente si è capito immediatamente dopo che si trattava, da parte di B., di un diversivo per distrarre la pubblica opinione dall’ennesimo tentativo di far fallire il voto popolare, appellandosi alla Consulta tramite l’avvocatura dello Stato (pagata lautamente dai cittadini). La Consulta, fortunatamente, gli ha risposto “nisba” di nuovo. Dico fortunatamente non per una personale avversione per il Cav., quanto per la possibilità data ai cittadini di far arrivare la propria opinione. Se i referendum fossero stati del tutto inutili non ci sarebbe stato bisogno di appellarsi.

Allora? Forse non si arriverà al quorum (non ci si riesce dal ’95), ma in tutti i casi sarà molto importante far sapere a questi politici che cosa vuole la gente che raramente loro interpretano. (A proposito, perché non la smettiamo di dover inseguire ogni volta il 50%? Ma se il 50% sono gli elettori che sono andati a votare al ballottaggio alle comunali, cioè per chi dovrà essere il sindaco della propria città, come si può pretendere di raggiungere la stessa cifra di votanti con il solo SI? Abbassiamo la soglia al 33% e vedrete come correranno a votare anche quelli per il NO! Avremo una competizione corretta.)

Ma torniamo al referendum. Sul legittimo impedimento il voto più che inutile è futile, nel senso che il pezzo di norma ancora in vigore non permette al premier di far ciò che vuole, cioè di autocertificare il legittimo impedimento così come B. pretendeva. È futile, è in più e ciononostante, al di là di Berlusconi e delle sue personali questioni giudiziarie, è importante far capire che la gente non accetta i privilegi per nessuno, neanche per il capo del governo. Sulla privatizzazione dell’acqua si è già detto in altro articolo, si tratta del referendum più utile, nel senso che avrà una ricaduta immediata. Sul nucleare, invece, il voto che il governo ha cercato di disinnescare in tutti i modi, la gente andrà per dire il suo SI all’abolizione di un piano energetico (di cui a dire il vero l’Italia purtroppo non si è ancora dotata) basato sull’energia nucleare. Nessuno ci ha spiegato nulla dal punto di vista economico e votiamo sull’onda emotiva dei possibili disastri (che sono già quanto dire). Ma se ci facessero il piano economico, ci accorgeremmo che gli investimenti sarebbero elevatissimi, i costi di smaltimento delle scorie eterni, l’uranio sul pianeta in esaurimento (e quindi in progressivo aumento di prezzo). È inutile dire che non vogliamo tali investimenti né quest’anno, né per l’anno prossimo? No, è utile che loro sappiano, ricordandosi che noi siamo gli Elettori. E che si regolino di conseguenza.

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