Tragedia a largo di Lampedusa. Dopo il conto delle vittime è l’ora delle riflessioni sulle responsabilità

E’ di 250 dispersi il bilancio del naufragio che ha coinvolto ieri notte circa 300 somali ed eritrei in fuga dalla Libia nel canale di Sicilia. Il Consiglio Italiano per i Rifugiati l’ha definita “una delle più grandi tragedie del mare degli ultimi anni”. I 51 sopravvissuti, di cui tre salvati da un peschereccio di Mazara del Vallo, sono arrivati a Lampedusa, soccorsi dalla guardia costiera, stremati e in ipotermia. Decine i cadaveri avvistati dall’elicottero della Guardia di Finanza: “abbiamo sperato di vedere qualcuno che alzasse il braccio, ma non è accaduto. Tra i cadaveri, difficili da quantificare, anche corpicini di bambini”. Dure le dichiarazioni del presidente del CIR Savino Pezzotta : “mi chiedo, come e’ stato possibile che in un mare presidiato da flotte internazionali e completamente militarizzato non si sia potuta evitare una tragedia di tali proporzioni, intervenendo tempestivamente a soccorso di quei profughi … Quello che deve ora essere accertato e’ se ci sono state delle violazioni del diritto del mare che, dobbiamo ricordare, obbliga a soccorrere quanti si trovano in condizioni di rischio. E se queste violazioni saranno accertate dovranno anche essere verificate le responsabilità”. Per evitare tragedie simili è necessario, secondo il direttore del CIR Christopher Heim , dare ai rifugiati delle alternative di ingresso protetto “altrimenti l’unica alternativa che offriremo loro e’ quella di attraversare un mare che continua a inghiottire vite. E non credo che questa sia una posizione piu’ sostenibile per paesi democratici e civili”.
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