First Man, il dramma di un uomo

Cinema, la storia dei momenti cruciali della vita di Neil Armstrong

Di Marco di Pasquale

Che piaccia o no, il giovanissimo Damien Chazelle ha segnato il panorama cinematografico contemporaneo, dimostrando di essere un artista di grande talento, e vincendo l’Oscar per “La la land”, film entrato ormai nell’immaginario collettivo. La sua ultima fatica si discosta non poco dai precedenti lungometraggi. Il regista mette da parte quindi le suggestive melodie di “La la land” e la batteria insanguinata di “Whiplash” per raccontare il lunghissimo percorso che portò Neil Armstrong a compiere quel “piccolo” passo sulla Luna, “ma un grande passo per l’umanità”

 “First Man”, adattamento della biografia ufficiale “First Man: The Life of Neil A. Armstrong” uscita nel 2005, è stato presentato in anteprima mondiale alla 75esima edizione del festival di Venezia ed è uscito nelle sale italiane il 31 ottobre. La storia ripercorre alcuni dei momenti cruciali della vita di Neil, interpretato da Ryan Gosling che attraverso la sua recitazione, solo apparentemente inespressiva, restituisce a noi spettatori il dramma di un uomo, ma soprattutto di un padre, segnato dalle numerose missioni spaziali che vede fallire e dai problemi familiari. Gosling è affiancato da Claire Foy, moglie di Armstrong nel film, che in alcuni momenti riesce quasi ad oscurare il protagonista. E’l’ambiente quotidiano e più umano di Neil che prevale nella pellicola. Le scene nello spazio sono infatti davvero poche ma è proprio qui che Chazelle dimostra tanta abilità. Questi momenti, intensissimi e claustrofobici, sono vissuti dal punto di vista dell’astronauta, praticamente chiuso in un ammasso di ferraglia instabile e cigolante che sembra dover esplodere da un momento all’altro.

Nelle scene terrestri il regista utilizza principalmente la camera a mano, insiste sui volti dei personaggi e sulla Luna, che sembra guardare beffarda Neil, il quale riuscirà a raggiungerla solo dopo anni di test e al prezzo di grandi sacrifici.  La fatidica scena dell’allunaggio è di grande impatto visivo e girata con maestria, con un ritmo in crescendo molto efficace. Saggia inoltre l’idea di non inserire il piazzamento della bandiera americana sul suolo lunare, scelta che avrebbe sicuramente compromesso l’eleganza della sequenza, sfociando in un eccessivo patriottismo.

Nonostante forse non si raggiungano i picchi emozionali e la potenza che erano di “Whiplash”, ci troviamo di fronte a un ottimo film, che ci presenta una vicenda puramente umana, lungo un percorso fatto di ferro, sangue e fuoco. Damien Chazelle si conferma con “First Man” uno dei registi contemporanei più importanti e influenti degli ultimi anni.

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