Nave Diciotti a Trapani

Nel pomeriggio arriveranno i 67 migranti salvati dalla Vos Thalassa. Intanto la Procura notifica 24 avvisi di garanzia per l’indagine sui team delle Ong

La nave della nostra marina militare, Diciotti, con i 67 migranti potrà attraccare al porto di Trapani e far sbarcare il suo carico di donne e uomini salvati in mare dalla Vos Thalassa. L’arrivo è previsto nel primo pomeriggio di oggi. Pesanti le dichiarazioni del ministro Salvini: Se su quella nave c’è gente che ha minacciato e aggredito non saranno persone che finiranno in albergo ma in galera – dice – quindi non darò autorizzazione allo sbarco fino a che non avrò garanzia che delinquenti, perché non sono profughi, che hanno dirottato una nave con violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi riportati nel loro paese”.

Intanto sul fronte dell’indagine giudiziaria condotta dalla Procura di Trapani nei confronti di alcuni equipaggi delle navi delle Ong ci sono novità. C’è stata la notifica di 24 avvisi di garanzia. Non ci sono solo la Iuventa e la Ong Jugend Rettet nell’indagine che da un anno viene coordinata dalla Procura e condotta dai poliziotti del Servizio centrale operativo e della Squadra Mobile trapanese , a proposito di “contatti pericolosi” tra team delle organizzazioni umanitarie e i trafficanti di esseri umani. Adesso la notifica di 24 avvisi di garanzia ha confermato che l’inchiesta tocca anche i team delle Ong Save The Children e Medici senza frontiere, e gli equipaggi delle navi Dignity One, Vos Prudence, Bourbon Argos e Vos Hestia. Il reato contestato resta quello di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Gli avvisi di garanzia sono stati fatti notificare dalla Procura di Trapani, a forma dei pm Sgarrella e Tarondo, al fine di potere eseguire accertamenti non ripetibili su computer, cellulari, telefoni satellitari, sequestrati in questi mesi di indagine nonché su attrezzature di bordo delle navi finite sotto inchiesta. I magistrati infatti si apprestano a conferire incarichi tecnici al fine di provare, attraverso l’estrazione dagli apparati informatici di documenti, foto, filmati, contenuti di chat, i contatti sistematici tra le Ong e i loro equipaggi con i trafficanti libici di esseri umani. indagati sono Dariush Beigui, Miguel Castilho Soares, Laura Martin, Zoe Mickausch, Simon Hendrik, Miguel Roldan Espinosa, Maria Klemp, Cristina Moyes, Myriam Abdel Basit, personale della Ong Jugend Rettet e ai marinai dell’equipaggio tra cui anche alcuni italiani, Pietro Catania, Mathias Kennes, Salem Ben Moez, Louise Gemma, Ignazino Arena, Stephan Van Diest, Giuseppe Russo, Marco Amato, Roger Alonso e Ahmas Al Rousan. Già all’esplodere l’anno scorso della indagine che portò al sequestro della Iuventa, la Procura di Trapani evidenziò come l’attività di soccorso umanitario, rimasta sempre tale, senza cioè altri fini di carattere economico, non c’erano soldi che si spartivano equipaggi e trafficanti, era condotta secondo gli elementi raccolti in costante contatto con i trafficanti, tanto che risultò provato che alcune partenze dalle coste libiche avvenivano solo quando si aveva certezza che poco al largo ci sarebbe stata la Iuventa.

Stesse circostanze anche per le altre navi e Ong entrate nella stessa inchiesta. Nell’ottobre scorso i poliziotti dello Sco e della Squadra Mobile di Trapani perquisirono nel porto di Catania la Vos Hestia di Save The Children. Adesso gli avvisi di garanzia, 24 in tutto. Indagati sono i team delle Ong a bordo delle navi oggetto dell’indagine ma anche gli equipaggi delle navi. Sullo sfondo dell’indagine trapanese si intravede intanto il nome dello stesso armatore per due navi, l’olandese Vroon per le Vos Hestia e Vos Prudence. Vroon le ha noleggiate a due differenti Ong, Medici senza Frontiere e Save the Children, sottraendole dai servizi di assistenza alle piattaforme petrolifere, più redditizio forse l’impiego nelle Ong. Vroon tra l’altro è l’armatore della Vos Thalassa, la nave, rimasta nei servizi di assistenza alle piattaforme, al centro in questi giorni del soccorso di 67 migranti che hanno tentato l’ammutinamento sulla nave spaventati per un possibile rimpatrio in Libia, e poi trasferiti sulla nave militare Dicitori. Medici senza frontiere ha replicato all’iniziativa della Procura di Trapani con un comunicato: “Ribadiamo la nostra piena collaborazione e siamo sicuri che questi accertamenti confermeranno quanto abbiamo sempre affermato, ovvero che siamo in mare, nel rispetto della legge, con l’obiettivo di salvare vite e non certo per favorire l’odioso lavoro dei trafficanti”.
fonte lastampa.it

 

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.