“La mafia dopo le stragi? Si è riappropriata della sua natura”. I giornalisti Attilio Bolzoni e Salvatore Cusimano incontrano gli studenti di Alcamo

ALCAMO. Si è svolta ieri presso l’Istituto “G. Ferro” la presentazione dell’ultimo libro del giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni “La mafia dopo le stragi” (Melampo Editore). Insieme a Bolzoni presenti anche il giornalista e direttore della sede Rai Sicilia Salvatore Cusimano, il collaboratore di Alqamah.it Emanuel Butticè e il dirigente dell’Istituto Prof. Giuseppe Allegro. L’incontro è stato inserito nel percorso sulla legalità che la scuola sta portando avanti ormai da tempo e di cui è referente la professoressa Roberta Bertolino.

L’incontro, principalmente rivolto ai ragazzi del liceo Classico e Scientifico, si è sviluppato sull’evoluzione della mafia dal ’92 ad oggi, sulle nuove e tante facce della mafia moderna. I due giornalisti, Cusimano e Bolzoni, con una profonda conoscenza del fenomeno mafioso, hanno rievocato i ricordi personali degli anni più difficili, in cui i morti ammazzati erano praticamente all’ordine del giorno. Anni duri per la Sicilia e per tutto il Paese che portarono alle terribili stragi del 1992.

“Di quelle stragi sappiamo molte cose, ma sono ancora tanti i tasselli di verità che mancano. – ha sottolineato il collaboratore di Alqamah.it Emanuel Butticè – Questa mattina siamo qui prima di tutto come cittadini italiani. Questa verità ci spetta di diritto. La ricerca della verità passa anche da incontri come questo e soprattutto da libri come quello di Bolzoni. Questo primo libro, infatti, – aggiunge – secondo me fa un lavoro molto importante: pone dei quesiti e fornisce gli strumenti per trovare le risposte. Ponendo l’accento su come è cambiata la mafia dal 1992 e soprattutto ci aiuta a riconoscerla oggi”.

Ed è proprio su questo tema che Attilio Bolzoni ha spiegato subito che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole. La mafia si è sempre servita del potere, quella corleonese di Totò Riina è stata un’anomalia. Oggi è sicuramente tornata quella di un tempo, sommersa, ben nascosta. Diciamo che si è riappropriata della sua natura. – ha spiegato Bolzoni – Ha cambiato vestito, ha un odore diverso, si mischia nella società perbene e si confonde”.

“La mafia di oggi, per sua natura, continua ad operare dietro le quinte, nascosta, modificando il dna dell’economia, della politica, dell’imprenditoria e a volte anche della cultura giornalistica. – ha sottolineato Salvatore Cusimano – Chi vive nelle comunità la riconosca, perché è sostanzialmente la stessa di prima”.

“La mafia dopo le stragi” è solo il primo di 6 volumi che saranno pubblicati nei prossimi mesi, il secondo, “Imperi Criminali” è in uscita in questi giorni. Questa “fatica letteraria” di Attilio Bolzoni nasce dal blog “MAFIE” che cura per Repubblica.it da oltre un anno. Ogni giorni, alle 7 del mattino circa, pubblica un articolo diverso accogliendo scritti di giornalisti, studiosi, magistrati, studenti universitari e storici. Un percorso controcorrente: dal digitale ha deciso di puntare anche sul cartaceo.

“Quella di oggi è una mafia che ha sicuramente imparato a stringere bene la cravatta, quindi riconoscerla diventa difficile. – ha aggiunto Emanuel Butticè – Proprio in merito la fotografa palermitana Letizia Battaglia, nel suo articolo presente nel libro, dice di avere difficoltà a riconoscerla. Lei per anni ha fotografato i cadaveri per le strade di Palermo, ha raccontato con le sue foto la guerra di mafia. Oggi – sottolinea – però non riesce più a fotografarla, credo sia “l’incubo” per ogni fotografo. Lei scrive che “si è persa la narrazione”. Anche il giornalista Roberto Saviano scrive che senza morti ammazzati diventa complicato raccontarla”.

Salvatore Cusimano, durante il dialogo con Bolzoni, ha rievocato la sua diretta Rai di quel 23 maggio 1992. Una diretta entrata nella storia non solo per la drammaticità del momento ma anche per la sua conduzione. “La Cassazione aveva da poco confermato l’impianto accusatorio del Maxi Processo, e c’era un clima di “attesa”, preoccupante. Di quella giornata non ho ricordi molto chiari, la memoria, forse per proteggermi, ha fatto scolorire i momenti più dolorosi. Erano sicuramente momenti concitati, si aspettava la linea del Tg1 dalla sede di Roma da un momento all’altro. Non è stato facile, perché Falcone era prima di tutto un amico, e quel momento ci ha segnato profondamente. Ricordo che andai a braccio, e si aspettavano notizie sulla moglie. Poi, dopo qualche minuto di diretta da Palermo è andato in onda Fabrizio Frizzi con “Scommettiamo che…”, un episodio “strano” rievocato anche in questi ultimi giorni. Un’interruzione che ancora oggi non comprendo.”

Tantissime sono state le domande dei ragazzi che hanno “interrogato” i relatori sul rapporto tra mafia e Chiesa, sulle “trattative” tra la mafia e lo Stato, sul futuro della mafia e sui motivi della lunga e “dorata” latitanza del pericoloso boss di Castelvetrano, latitante dal 1993, Matteo Messina Denaro.

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