Iuventa, resta il sequestro /2

Prove inoppugnabili per i giudici del riesame, la replica della Ong

Il Tribunale del riesame di Trapani (presidente Grillo, a latere Notari e Visco) ha respinto il ricorso presentato dalla Ong tedesca Jugend Rettet, contro il sequestro della nave “Iuventa” disposto lo scorso 2 agosto dalla Procura di Trapani , pm Tarondo e Sgarrella, nell’ambito di una indagine sull’immigrazione clandestina condotta da Squadra Mobile di Trapani e Sco, servizio centrale operativo. Per i giudici del riesame restano perfettamente valide le ragioni della magistratura trapanese, secondo la quale la nave veniva utilizzata come una sorta di “taxi del mare”, con una operatività in dispregio di ogni norma. Al centro dell’indagine trapanese ci sono i rapporti che gli equipaggi della Iuventa avrebbero avuto con i libici, trafficanti di esseri umani. Episodi che sono stati provati anche attraverso video e fotografie, che avrebbero documentato la “collaborazione” tra equipaggio e trafficanti, aiutati addirittura a riportare indietro le imbarcazioni usate per trasportare fin sotto bordo della nave i migranti. La Ong con l’avvocato Leonardo Marino ha provato a smontare le tesi della Procura di Trapani, negando rapporti e contatti con i trafficanti di esseri umani e semmai accusando gli agenti della security Imi service, imbarcati sulla Vos Hestia della Ong Save the children, che hanno denunciato alla Polizia gli episodi. Per la Ong tedesca gli agenti hanno “alterato il materiale probatorio”, hanno insomma “falsato le prove”, a loro dire “per un complotto ordinato da ambienti della destra per fermare le immigrazioni via mare Mediterraneo”. Ma ben più consistenti, alla luce del responso dei giudici del riesame che hanno confermato il decreto del gip Cersosimo, sembrano essere le prove in mano ai pubblici ministeri che comunque hanno fatto salva ed ha riconosciuto l’attività condotta per salvare vite umane. Sul fronte indicato dalla Ong tedesca, ossia il presunto comportamento non corretto degli agenti della Imi service, i pm hanno fatto eseguire nei giorni scorsi una perquisizione negli uffici di Pietro Gallo, l’agente della Imi service a bordo della Vos Hestia. Pealtro è indagato proprio il comandante di questa nave, Marco Amato, ma per una vicenda diversa, non avrebbe infatti denunciato dei migranti che presi a bordo sono stati trovati in possesso di un ingente quantitativo di droga, da lui fatta gettare in mare. Amato poi avrebbe malamente affrontato l’agente della security per avere riferito il fatto, con una mail ai servizi segreti, e poi ai poliziotti, dicendo dell'”atteggiamento omertoso imposto a bordo della nave dal comandante”, una volta giunti a Trapani.

La Ong tedesca ha così replicato

La ONG JUGEND RETTET non riesce a comprendere la decisione della Magistratura. Ieri, almeno altre cinque persone hanno perso la vita nelle vicinanze della costa Libica, mentre la
nostra organizzazione rimane bersaglio di una campagna politica che è disposta ad accettare la morte di migliaia di persone con il fine di fermare la migrazione in Europa“ – Kathrin Schmidt, Capomissione.
Anche in passato, le ONG attive nel Mediterraneo si sono confrontate con simili accuse da parte del Ministero degli Interni italiano, accuse che sono sempre state smentite. L’organizzazione esaminerà la decisione del giudice e si preparerà per il ricorso in Cassazione. È una vergogna per l’Unione Europea che oggigiorno ci sia la necessità di discutere in tribunale che gli spostamenti e la distruzione di un barcone di rifugiati siano un crimine maggiore del lasciar affogare le persone in pericolo“ – Adrian Knöpfel, Coordinatore Legale
“Abbiamo sempre seguito le leggi applicabili e cooperato con le rispettive autorità italiane. Non ci sono mai state collaborazioni con i trafficanti o supporto delle loro attività criminali. Il nostro obbiettivo di salvare le persone è la nostra priorità principale.“ – Philipp Külker, Portavoce di JUGEND RETTET
L’Organizzazione richiede che l’Unione Europea sia all’altezza delle proprie responsabilità e che inizi un programma di soccorso marittimo governativo. Il lavoro svolto dalle ONG oè una misura d’emergenza e non una soluzione. Di conseguenza l’Unione Europea dovrebbe finalmente manifestare solidarietà e supporto all’Italia e alla Grecia con l’implemento di una politica per l’asilo di esseri umani, che non cerchi di tenere le persone a distanza, nè che accetti le loro morti.
“In quanto giovani Europei esigiamo la possibilità di modellare il nostro continente. Crediamo che
nessun essere umano sia illegale, e che ci sia il bisogno di un passaggio sicuro per tutti, non importa da  quale parte del confine uno nasca. “ – Sophie Tadeus, Coordinamento Amministrativo
JUGEND RETTET sarà attiva fino a quando le politiche umane saranno in grado di fermare le morti sul confine Europeo, invece di spostare semplicemente le morti e le sofferenze nei campi di prigionia in Libia. Il soccorso in mare non è un crimine.
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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.