La latitanza delle demolizioni

Castelvetrano: i commissari si occupano di Triscina e scoprono che…

Nel “regno” del superboss Matteo Messina Denaro anche lo Stato è…latitante. A Triscina, frazione balneare di Castelvetrano, per decenni emblema dell’abusivismo edilizio in Sicilia, fino ad ora solo due case “fuori legge” sono state abbattute. Altre 170, costruite in zone con vincolo di inedificabilità assoluta, dovrebbero essere presto demolite. Ma la gran parte dei circa cinquemila immobili realizzati a due passi dalla spiaggia sopravviverà grazie alle leggi che, negli anni, hanno consentito di sanare complessivamente 1.900 abitazioni. “Per otto fabbricati l’ordinanza di demolizione è già pronta.    Dovranno essere i proprietari a farsi carico della demolizione.     Qualora ciò non avvenisse il Comune agirà in via sostitutiva rivalendosi poi sempre sui proprietari”, spiega Salvatore Caccamo, uno dei tre commissari alla guida del Comune sciolto due mesi fa per mafia. “Ieri la Polizia municipale ha concluso gli accertamenti volti a verificare se queste 170 case vengono ancora occupate dai proprietari. Una o due sono prime case, le restanti sono seconde case e per alcune esiste persino un atto di compravendita con rogito formalizzato dal notaio”. L’abusivismo a Triscina è uno degli argomenti approfonditi dai componenti della commissione di indagine che hanno avuto accesso agli atti amministrativi e hanno redatto la relazione che ha portato allo scioglimento, lo scorso mese di giugno, del Comune. “A Triscina – si legge nella relazione – la pianificazione approvata dalla precedente amministrazione, della quale il sindaco era assessore allo Sviluppo economico, non ha previsto alcun piano attuativo di recupero con il conseguente rilascio indiscriminato di numerose concessioni edilizie, sulla base di un semplice parere legale, in assenza di alcuna verifica degli standard urbanistici. Ciò ha provocato ulteriore gravissimo disordine urbanistico con conseguente incalcolabile danno all’ambiente oltre che all’erario comunale”. Nella relazione si legge ancora: “Tra i beneficiari delle concessioni edilizie ritenute non conformi alla normativa figurano persone vicine ad ambienti della criminalità organizzata. Inoltre è stata riscontrata la mancata demolizione degli immobili realizzati in zona di inedificabilità assoluta, ossia entro i 150 metri dalla battigia. Tra le pratiche inevase anche quella di un parente del latitante Matteo Messina Denaro”.     Il 22 luglio 2013 il Comune di Castelvetrano era stato tra quelli che alla Prefettura di Trapani avevano stipulato un accordo con la Procura della Repubblica di Marsala, la Regione, alcuni ordini professionali e altri enti locali, per rendere effettive le procedure dei manufatti abusivi per i quali sia intervenuta pronuncia irrevocabile del giudice penale. “Ad oggi – conclude il commissario Caccamo – mi risulta che sono state effettuate solo due demolizioni, mentre le case abusive accertate con ordinanza dell’autorità giudiziaria sono una cinquantina”.

fonte ansa.it
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