Trapani, Salone indagato per truffa

Prima l’elezione e poi l’assunzione

E’ stato notificato un avviso di conclusione indagini nei confronti di Francesco Salone, ex consigliere comunale di 34 anni accusato di truffa ai danni del Comune di Trapani. L’indagine è stata condotta dalla Procura di Trapani, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Ambrogio Cartosio, ed eseguita dalla Guardia di Finanza. Secondo gli esiti investigativi Salone avrebbe “documentato un fittizio rapporto di lavoro con un ristorante di San Vito lo Capo al fine di maturare rimborsi illeciti dal Comune di Trapani in virtù dell’art. 20, comma 5 L.R. 30/2000”. L’indagine riguarda il periodo che va dal novembre 2012 al giugno del 2014 e i rimborsi sono quelli dovuti ai consiglieri dei comuni di grosse dimensioni, già titolari di un rapporto lavorativo prima dell’elezione. Salone era stato eletto consigliere al comune di Trapani nel maggio 2012, con 798 preferenze, e a ottobre si era candidato alle elezioni regionali con la lista “Nello Musumeci Presidente”. In seguito all’elezione al consiglio comunale era stato indagato per le modalità di raccolta dei voti, ma il fascicolo è stato poi archiviato. Candidato alle ultime amministrative – poi affondate – in una delle liste del candidato Mimmo Fazio (arrestato nell’ambito dell’operazione Mare Monstrum assieme all’armatore Ettore Morace), ha ottenuto 893 preferenze.
fonte Agi

La replica di Salone:

 La Procura della Repubblica di Trapani mi ha indagato per il reato di truffa ai danni del Comune di Trapani, ritenendo illeciti i rimborsi che l’ente ha erogato al mio datore di lavoro in forza dell’art. 20, comma 5 L.R. 30/2000.

Si tratta di un rapporto di lavoro che con ho instaurato ed esaurito con una impresa di San Vito Lo Capo nel corso del mio incarico politico, dal novembre 2012 al giugno del 2014. Nello specifico mi sono occupato di un progetto di marketing e di fattibilità per l’avvio di un’attività turistica a San Vito Lo Capo.  L’indagine prende le mosse da un esposto anonimo nei confronti miei e di altri consiglieri comunali. Sono certo che se dovessi essere rinviato a giudizio, quando accadrà e se accadrà, potrò dimostrare, documenti alla mano, che le accuse nei miei confronti non sono fondate e la piena regolarità del rapporto di lavoro, chiuso per l’esaurimento del progetto che mi fu affidato.

Auspico che la magistratura esamini con attenzione la mia posizione e quella di altri consiglieri comunali, alcuni dei quali dipendenti, guarda caso, di parenti diretti quali mariti, mogli o madri; taluni assunti strumentalmente il giorno successivo alla loro elezione  e licenziati, guarda caso, l’ultimo giorno da consigliere comunale.

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