Il saluto di Priolo

Dal 7 agosto il prefetto di Trapani dopo una lunga carriera è in pensione, lo Stato si è privato di una eccellenza

“Avrei voluto continuare” dice il prefetto Giuseppe Priolo. Lo ha detto incontrando i funzionari di prefettura e i vertici delle forze dell’ordine, invitato anche il vescovo Pietro Maria Fragnelli, e lo ha ripetuto nel momento di commiato con la stampa. Quel “voluto” potrebbe anche diventare “potuto”, ma la nostra burocrazia spesso finisce con l’impantanarsi tra leggi, circolari e pareri, e un uomo dello Istituzioni, quale è sempre stato Giuseppe Priolo, da quando cominciò a muovere i primi passi in Polizia per poi passare alla carriera prefettizia, alla fine ha preferito accettare la decisione arrivata dal Viminale di collocarlo in pensione non appena giunto sulla soglia dei 42 anni e 10 mesi di onorato servizio. Forse c’era la possibilità di rinviare il pensionamento al 2019. Per 12 mesi Priolo è stato prefetto a Trapani, appena promosso dal Consiglio dei ministri ha subito preso possesso della guida della prefettura di Trapani. Un anno eccezionale.

“Sono contento della mia esperienza dei 42 anni trascorsi al servizio del ministero. Nel servire lo Stato ho avuto come costante riferimento gli insegnamenti del mio primo questore, che poi incontrai come prefetto, Nunzio Rapisarda, e quello del prefetto Luigi De Sena. Non ho mai interpretato il mio lavoro pensando a quando finisci, ogni giorno è come il primo lavorato, e devo dirle che anche lunedì ultimo giorno di servizio l’ho vissuto alla stessa maniera”. E’ vero, lo abbiamo visto, mentre ci salutavamo, il capo di gabinetto dott. Mongiovì è entrata per la firme di alcune lettere. Una di queste ha riguardato l’emergenza smaltimento rifiuti incombente a Trapani per l’approssimarsi dell’esaurirsi della discarica comunale. Tra i destinatari anche le Procure. Un’altra rappresenta un passo avanti importante per la costituzione di una “rete del calcestruzzo”, una iniziativa che mette insieme le imprese sequestrate e confiscate nell’ambito della produzione del calcestruzzo, un affare che in mano alla mafia è risultato micidialmente teso a favorire l’azione di Cosa nostra. Un affare rispetto al quale per questo la mafia non demorde ad assalire.

Pubblica amministrazione spesso da queste parti si avvicina troppo vicino ad interessi criminali. “Ho lavorato sempre per far vedere con fiducia le istituzioni da parte dei cittadini, dinanzi a tante disgregazioni. Mi spiace non poter continuare per avere qui conosciuto una forte sinergia istituzionale, sinergia nella quale mi è doveroso inserire il Vescovo di Trapani, mons. Fragnelli, lo indico come risorsa di questo territorio”.

Sopratutto nel campo dell’accoglienza. “E’ stato sempre al nostro fianco, sempre presente nel momento in cui delegazioni internazionali sono venute a visitare il nostro Hot Spot, in proposito devo dire che Trapani su questo tema è città campione dell’accoglienza”.

Ma il prefetto Priolo tiene anche ad indicare altre eccellenze. “Ci sono esperienze ed espressioni nel mondo scolastico che primeggiano, mi riferisco al Conservatorio Musicale Scontrino, e all’Alberghiero Florio di Erice”.

Cose buone in mezzo a tante meno belle. “Mi spiace avere visto tanto degrado, e i giovani costretti a correrci in mezzo, c’è un ritardo incredibile nella gestione dei rifiuti, assurdo che qui a Trapani non si proceda verso la raccolta differenziata, però bisogna pure riconoscere che qui a Trapani lo scorso 21 marzo Libera è riuscita a portare in piazza 10 mila persone, a testimonianza che una società civile c’è, esiste. Ed allora mi auguro che nel percorso di progresso questa società civile si adoperi meglio per controllare la pubblica amministrazione”.

Innumerevoli sono stati i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza dedicati al contrasto al crimine, anche a quello infiltrato nella pubblica amministrazione, c’è la criminalità mafiosa che ha scelto la strada della sommersione. “L’assenza di episodi criminali non esclude la presenza della criminalità organizzata, certamente abbiamo assistito ad un’ azione incessante della magistratura, e mi riferisco al lavoro delle Procure di Trapani, Marsala e Palermo”.

Lei però mi ha appena parlato della necessità di una società civile più attenta. “Trapani come altre città del meridione vive ancora di un retaggio storico, c’è e resiste un rapporto non risolto tra società civile e istituzioni, spesso lo Stato visto come avversario, e una società civile che trova sempre una ragione per mantenersi distante dalle Istituzioni, ci saranno errori commessi dallo Stato sociale”.

Per riconquistare fiducia, le Istituzioni e sopratutto quelle locali, prime interlocutrici dei cittadini, devono abbandonare comportamenti pericolosamente devianti. E proprio durante la guida della prefettura, Priolo ha visto diversi amministratori chiamati anche in modo pesante a rispondere di precise responsabilità dinanzi alla magistratura o ancora dinanzi ad organismi parlamentari, come la commissione nazionale antimafia. Il prefetto Priolo ha messo la sua firma sotto al provvedimento che ha condotto allo scioglimento per inquinamento mafioso del Comune di Castelvetrano, una relazione che ha messo in stretta relazione la mala amministrazione a interessi di Cosa nostra quanto della massoneria. Fino al momento dello scioglimento addirittura si è assistito a prese di posizione, con vere e proprie repliche in risposta ad un dato certo, e cioè quello della rilevante e marcante presenza di logge della massoneria nella città di Castelvetrano, e questo proprio mentre indagini della magistratura hanno evidenziato lo stretto legame tra mafia e massoneria nel trapanese e indicato in questo scenario la presenza di soggetti incaricati di tutelare la latitanza del boss castelvetranese Matteo Messina Denaro. All’indomani dello scioglimento non ci sono tante prese di posizione a favore. E i commissari vengono spiati dal buco della serratura. Per non parlare poi degli scandali scoppiati durante la recente campagna elettorale di Trapani, con due dei cinque candidati in corsa per la sindacatura, D’Alì e Fazio, raggiunti da provvedimenti giudiziari.

Siamo di fronte ad un caso non previsto dalla legge, entrambi sono rimasti legittimamente candidati e possono essere votati. Quello che è accaduto è successo perché esiste un mancato raccordo tra la legislazione nazionale e quella regionale, in proposito ho relazionato al mio ministero quanto alla Regione, a Trapani si è determinato un precedente pericoloso, e mi riferisco al ballottaggio con un unico candidato. Immaginiamo un candidato al ballottaggio che in forza di sondaggi sappia di non farcela; essendo richiesto il doppio quorum, la partecipazione al voto del 50,1% degli aventi diritto e, poi la maggioranza assoluta dei votanti, il candidato che si considera perdente, può ritirarsi e sperare, con buone probabilità di successo, che manchi il quorum necessario per l’elezione”. Traduzione? “Come si dice risponde Priolo, muoia Sansone con tutti i Filistei”.

A Trapani è andata in sostanza così, una parte della società civile, e qui la cosa riscontra le convinzioni del prefetto su una società poco restia ad avere fiducia nelle Istituzioni, dinanzi a contestazioni gravi di responsabilità nei confronti di alcuni candidati, hanno proseguito a sostenerli, perché sarebbero stati buoni sindaci (nonostante azzoppati) e insomma erano diventate vittime, loro, della magistratura. Insomma non erano poche le ragioni per far pensare al ministero di valutare una prosecuzione dell’incarico, sembra essere la maledizione per Trapani, quando un buon funzionario per una ragione o per un’altra è costretta a far le valigie e andare via. Ecco vorremmo vedere un giorno i peggiori andare via, per tenerci i migliori. Passa anche da qui la soluzione di una delle ragioni di crisi nei rapporti tra cittadini e istituzioni, anche se Priolo a suo modo una lezione in tal senso su cosa fare ce l’ha lasciata. E poi ci ha salutato con un arrivederci…Chissà, tanti trapanesi lo aspettano.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.