LA FAVOLA DELLE REGIE TRAZZERE DI SICILIA. CAPITOLO V-PARTE II.

INGIUSTI “DAZI” PRETESI DAGLI STESSI UFFICIALI DELLA CORONA PER IL PASSAGGIO DEGLI ANIMALI IN PUBBLICHE STRADE E DIRETTI VERSO FIERE, PROVOCANO IL GIUSTO RECLAMO DEL MARCHESE MOLETI DI MESSINA-BARONE DI CASTROREALE.  IL CONSEGUENZIALE INUTILE DISPACCIO DEL 21 APRILE 1785 FA SCATTARE I PRIMI PROVVEDIMENTI SULLE TRAZZERE PROMOSSE DAL MAESTRO SEGRETO MARCHESE BUGLIO.

di Antonino Messana

            Adesso entriamo nel vivo dei provvedimenti legislativi che riguardano, in primo luogo, la costruzione delle strade (delibera del Parlamento Siciliano del 1778. Vedi capitolo IV-parte I, pubblicato il 30 aprile 2016) e contemporaneamente la ricognizione delle Regie Trazzere promossa dal Maestro Segreto  e approvata dalla Corona.

            Riguardo la costruzione delle strade  Carmelo Guerra (vedi capitolo IV-parte IV, pubblicato il 23 luglio 2016)  ci dice che i lavori  ebbero inizio nel mese di settembre 1779 con la costruzione delle seguenti strade: da Palermo a Girgenti, da Palermo a Licata, da Palermo ai due caricatori di Sciacca e di Castellammare.

Per altro verso, Tesoriere ci dice invece, che “la predetta delibera (del 1778), nella prima fase, ebbe una ben limitata applicazione per cui rimase per parecchio tempo un documento d’intenti. Nel 1790 le strade costruite raggiungevano uno sviluppo di appena 160 miglia, con tronchi che si dipartivano tutti da Palermo; però la mancanza di una idonea manutenzione rese, molto presto, alcuni di questi tronchi impraticabili in più punti”. Da qui si avvertirono le prime difficoltà economiche. Solo nel 1824 (dopo circa 34 anni) la costruzione delle nuove strade ha avuto una considerevole ripresa. L’argomento verrà approfondito in un successivo specifico capitolo.

            Riguardo, invece,  la ricognizione delle Regie Trazzere, dopo due secoli di inerzia, come già detto, causata dalla ricerca delle antiche leggi presso la Reale Segreteria, il primo provvedimento vice Regio, stimolato barone Moleti di Castroreale  porta la data 21 aprile 1785. Tuttavia questi due secoli il nostro Lo Presti non li lascia vuoti e  non fa un salto in avanti, ma li riempie di accadimenti storici (fame, terremoti, guerre, perfino le pretese dei Savoiardi piemontesi sulla terra di Sicilia) e li collega con la ricerca e lo studio allo scopo di riannodare e congiungere due punti storici di nostro interesse arrivando al dispaccio del 21 aprile del 1787. Con  tanto piacere riporto più sotto il testo in originale.

Infine sottolineo come discorso introduttivo,  che il tramonto del secolo XVIII è da ricordare essenzialmente per la maturità acquisita sulla necessità primaria della costruzione delle strade rotabili e per la necessità di reperire notevoli fondi (non trascurabile nel contesto della ricognizione delle Trazzere Regie) per la realizzazione di esse. Tuttavia, il culmine per l’immemorabile assurdità dell’avventuroso iter sulla ricognizione delle Regie Trazzere porta la data dell’11 febbraio 1792 quando il re Ferdinando con Decreto Reale ordina, addirittura la vendita delle Trazzere, delle quali la Real Segreteria ancora non ne ha piena conoscenza.

            Entro subito nel vivo, straordinario e per qualche verso appassionante argomento della ricognizione delle trazzere, non solo per le favole che leggeremo in fase istruttoria, magari per la sola documentazione manoscritta ritrovata che riporterò contestualmente.

            Scrive Lo Presti che il dispaccio  del 1785 è fondato sulle medesime questioni degli antichi provvedimenti, la lamentela avanzata da un feudatario e l’arroganza nel pretendere i carnaggi questa volta da Ufficiali del Regno non più come risarcimenti o sosta, ma giustificati in diverse maniere: baglio di passaggio, da guardia, di visioni, di patenti o altro. Il viceré accetta queste lagnanze e risponde affermativamente agli ingiusti ed abusi dazi e raccomanda il libero transito del bestiame per le trazzere (il corsivo è testuale (pagina 36).

     Il successivo brano mi riesce difficile da interpretare. Tuttavia capisco per intuito, che manca un anello di congiunzione nel passaggio degli atti dell’epoca, tra strade od anche regalie, e trazzere destinate al passaggio degli animali. Infatti il Lo Presti ritiene che il dispaccio intende associare le trazzere accanto alle pubbliche strade, come un equipollente delle medesime. Infine, il nostro autore ritiene che  addirittura vogliono trasfigurare il carattere di primitivo di trazzera come strada specializzata e inserviente al transito degli animali (armenti) ed a tale scopo conservate. Tale mescolamento, scritto a chiare lettere, tra “vie pubbliche e trazzere” lo troveremo in un  documento, manoscritto in originale ed in lingua latina  a firma Damiani F. G. nella busta 275 del Maestro Segreto custodita dall’Archivio di Stato di Palermo. Riporto adesso lo stralcio col proposito di pubblicare l’intera lettera quando mi soffermerò sui provvedimenti proposti ed adottati del Maestro Segreto.

ARCHIVIO DI STATO DI PALERMO MAESTRO SEGRETO BUSTA 278

Traduzione del Professore Carlo Cataldo di Alcamo

 La distinzione tra trazzera e strada pubblica è netta ed inequivocabile si deduce dalla letteratura antica e moderna. Le trazzere, infatti, sono state per altro equiparate ai Tratturi dell’Aquila.  Rammento che gli armenti iniziavano la transumanza nel mese di settembre partendo dalla capitale abruzzese per raggiungere il tavoliere delle Puglie percorrendo 250 Km circa in una strada erbosa la cui larghezza non era inferiore ai m. 110 e con slarghi idonei a far dormire gli animali (vedi capitolo II-parte IV pubblicata il 5 marzo 2016). Un requisito essenziale di una trazzera è che i percorsi sono erbosi idonei a far pascolare gli animali  quindi, il fondo stradale sono terre lasciate al naturale (vedi capitolo II-parte I pubblicata il 19 dicembre 2015) e hanno una larghezza abbastanza ampia tale da favorire il passaggio almeno di 1.000 armenti nei due sensi. Le strade pubbliche sono tracciati in terre forti ciottolosi o lastricate, quindi senza nessuna possibilità di pascolo per gli animali di passaggio  e le maggiori hanno una  larghezza tale da far passare due vetture nei due sensi (m. 4). Vi sono pure altre altre strade molto strette pure meno dei m.2.

E’ fondamentale a questo punto rilevare che almeno per questa occasione viene del tutto abbandonato il concetto di Regalia, che come già sappiamo è una strada appartenente alla Corona che il Re regala al passaggio delle persone e non degli animali, successivamente equiparate alle strade pubbliche (vedi capitolo V-parte I pubblicato il 1° aprile 2017) che non hanno alcun punto in comune con le trazzere armentizie. Quindi la commistione ora raccolta tra trazzere e strade pubbliche è assurda e non sono altro che racconti favolosi.

            Ne discendono una serie infinite di sovrane provvidenze ed oggetto di studio di particolare attenzione.

 

Prima di entrare nei particolari del dispaccio promosso dal marchese Scipione Moleti è opportuno avere una visione chiara del ricorrente, trattandosi di nobile famiglia feudataria, e  come abbiamo già appreso, Baroni e Feudatari sono caste piuttosto odiate dalla Corona.

Troviamo in questa famiglia tra le nobili in Siracusa ed in Messina; possedette il titolo di marchese, i feudi Cassaro, Catalimita e S. Andrea, Piscopo, ecc. Un Nicola fu giudice della Gran Corte del Regno e consigliere regio nel 1409; un Antonio fu senatore di Messina nel 1414-15; un Paolo tenne la stessa carica nel 1425-26, 1431-32; un Giovanni fu cavaliere dell’ordine di Malta, priore dello stesso ordine in Messina e prese parte all’assedio di Rodi; un Matteo fu senatore in Messina nel 1443-44; un Antonino tenne la stessa carica nel 1459-60, 1486-87; un Giacomo fu castellano del castello del Sacro Real Palazzo di Messina nel 1448, 1479; un Matteo fu giurato in Siracusa nel 1477-78, e tale carica occupò, in detta città, un Salvatore nel 1494-95-96; un Antonio del fu Annibale, un Giovanni, un Bernardo, un Paolo, un Asdrubale, un fra Francesco commendatore di Drosi, un Ascanio, un fra Filippo, un Antonio, barone di Catalimita, ed un Francesco-Maria di Girolamo sono annotati nella mastra nobile del Mollica; un Paolo fu senatore di Messina nel 1600-601; un Scipione tenne la stessa carica nel 1655-56; un Giambattista fu senatore di Messina nel 1661-62; un altro Scipione fu senatore di Messina negli anni 1754-55 e 1757-58 e, con privilegio dato a 5 novembre esecutoriato a 4 dicembre 1756 ottenne il titolo di marchese; egli stesso fu sindaco di Messina nel 1760-61 ed, insieme con i figli Francesco, Leopoldo e Pasquale, è notato nella mastra nobile di Messina nel 1798-1807.

Arma: d’azzurro, alla banda (il Galluppi dice sbarra) d’oro, caricata di tre rose del campo, accompagnante nel capo dalla croce di Malta d’argento, e nella punta da un giglio d’oro.

Fonte: Nobiliario di Sicilia

Dalla suddetta fonte ricaviamo che il Marchese era un feudatario per dinastia.

Infatti, il Dispaccio è ossequiante, preciso e puntuale nel nominare il reclamante. Esso esordisce con queste testuali parole: ”L’illustre don Scipione Letterio Moleti Marchese di sant’Andrea della città di Messina umilmente espone a V.E. che dovendo dalle fiere di questo Regno e dai suoi feudi far passare e trasportare altrove per le pubbliche strade e trazzere animali bovini, vaccini, pecorini, caprini, porcini ed altri come sono Cavalli, Giumente, mule e somari han trovato nel transito de’ medesimi in più paesi del Regno e nelli loro rispettivi territori degli ostacoli perché pretendono quei rispettivi Regi Segreti, Capitani, Giudici fiscali, Sindaci, Baioli, Erbaggeri ed altri l’ingiusti abusivi dazi”…

Per tutto ciò che ho sopra riportato, letto e compreso il Moleti non parla di transumanza ma di passaggio dei suoi animali su strade pubbliche e trazzere per recarsi alle fiere cittadine organizzate in diversi paesi, sicuramente nelle vicinanze del suo feudo. Inoltre, le pretese di risarcimento non erano diritti di erbaggio e sosta degli animali pretesi da Baroni o altri proprietari, ma  dazi, cioè tasse, richieste guarda caso dagli Ufficiali della Corona, presumo per conto dell’Erario. Se ne deduce che il Bando è stato emanato non per tutelare gli interessi del Marchese, ma per altri evidenti scopi, non ultimo quello di colpire gli stessi feudatari. Infatti, il dispaccio in parola ordina ed incarica a chi spetta (regio segreto, capitano, giurato fiscale, bajulo o altro ufficiale) di non permettere il minimo impedimento, per causa del diritto d’erbaggio, carnaggio, ect., il passaggio di andata e ritorno del bestiame dalle pubbliche trazzere, poiché tale pretesa è vietata dai replicati capitoli del regno e tutti miriamo alla piena ed inviolabile esecuzione.

Non c’è cenno sulle pretese dei dazi di cui lamenta il Moleti. La pagina sottostante del Lo Presti è chiarissima ed anche piacevole da leggere.

Come documentazione riporto il Dispaccio in parola tratto dal libro di Lo Presti estratto dal “Grande Archivio”.

Dalle costituzioni di Melfi a questa data,  21 aprile 1785, come abbiamo spesso ripetuto, è stato solamente sancito di far passare, pascolare ed anche dormire gli animali in transumanza in terre di Conti e Baroni; adesso invece il dispaccio parla semplicemente di fare attraversare il bestiame nelle pubbliche trazzere.

            Il lettore ha certamente percepito la falsa interpretazione del reclamo del Marchese Moleti perché nel passato sono stati i Conti ed i Baroni che pretendevano il carnaggio, mentre nel reclamo il Moleti lamenta la pretesa di dazi  e l’arroganza mossa dagli stessi Ufficiali del Re (Secreti, Giudici, Sindaci, ect.) non da Baroni e Feudatari.

            Infine non c’è un minimo accenno alle usurpazioni. Mancando quest’ultimo presupposto  il pagamento del pedaggio o che dir si voglia, poteva essere  corretto solo se esisteva un provvedimento legislativo che  stabiliva  la tassa o il dazio per l’attraversamento delle pubbliche strade  e trazzere. In assenza di un tal provvedimento la pretesa  è assurda e  viola addirittura le Costituzioni, Capitoli e Dispacci emanati nei secoli.

Alla distanza di due anni conseguono ben tre provvedimenti:

1) una lettera del 17 aprile 1787 del Maestro Segreto;

2) il conseguenziale Dispaccio del successivo 24 giugno del vice Re;

3) una sommaria ricognizione delle trazzere della Sicilia.

Con la citata lettera del Marchese ha inizio il principale e significativo argomento dell’usurpazione di porzioni di Trazzere. Ciò accade, come sopra detto, Il 17 aprile 1787 allorquando  Il marchese Francesco Buglio Maestro Segreto, scrive al vice re Caracciolo sostenendo  che riceve numerosi reclami di pastori che lamentano che i proprietari delle terre al passaggio dei propri animali pretendono carnaggi.  Propone anche il mezzo per bloccare simili atti. In particolare sottopone un bando da pubblicarsi ogni anno in tutte le città e chiede la corrispondente autorizzazione alla pubblicazione.

Qui sotto riporto la lettera originale seguita dal Dispaccio patrimoniale del 24 giugno 1787  approvato, affinchè il Maestro Segreto proceda per la pubblicazione.

Da questa lettera che abbiamo letto, ove ho evidenziato con puntini rossi le parti di maggiore interesse, segue il dispaccio a firma Caramaico che contiene anche la suddetta lettera. Mi compiaccio riportarla qui sotto, perché scritta a stampa e facilmente leggibile. Peraltro, i volumi dei reali dispacci patrimoniali dell’anno 1786 e 1787 custoditi all’Archivio di Stato, sono stati citati come fonte dall’autore Lo Presti. Con mia buona volontà ho cercato presso l’Archivio gli originali ma, per i numerosi faldoni (consultabili per regolamento solo n. 4 per ciascun giorno) la ricerca richiedeva forse un anno. Quindi ho rinunciato.

Dal tenore sia della lettera del Maestro Segreto che abbiamo letto che dal dispaccio che autorizza la proposta del suddetto Maestro di pubblicare il bando, non si evince alcuna prova concreta di giustificazione del medesimo bando, da pubblicarsi in tutte le città, terre e luoghi demaniali e baronali del regno. Infatti, non sono stati specificati né le persone che hanno scritto i ricorsi e la loro residenza, né quali trazzere, vie pubbliche, strade,  passaggi, ect,  in che luogo sono state usurpate, né la larghezza di dette strade e delle relative usurpazioni.  Poiché il bando verrà pubblicato in tutte le città della Sicilia ne discende  che l’usurpazione è stata considerata un fatto “endemico” di tutto il territorio siciliano. In assenza di prove concrete ciò è impossibile. In altre parole, mancando atti probatori, il bando non fa altro che generalizzare assurdamente.

            Per altro verso, come prova di una tale assurdità abbiamo visto, con l’intero capitolo IV  dedicato a Paolo Balsamo, la scarsezza di allevamenti in tutta la Sicilia, tanto che l’autore parla addirittura di importazioni di carne, ed anche la mancanza soprattutto di allevamenti, strade e popolazione. Altro che usurpazioni!

            Inoltre il Maestro Segreto ha scritto le seguenti testuali parole: Eccellentissimo Signore malgrado le tante provvidenze da me date dietro ai replicanti ricorsi, che di continuo vi sono stati per usurpazioni di Regie Trazzere, vie pubbliche, limiti pubblici, passaggi, entrate ed uscite pubbliche…  In altre parole sono stati usurpati  oltre le trazzere  e passaggi, pure sentieri, viottoli, piste, vicoli. Insomma  qualsiasi lembo di terra che può essere calpestato e attraversato. Assurdo! La falsità e la mala fede è lapalissiana. In tutti i capitoli e parti di questa rubrica non abbiamo incontrato un minimo accenno a larghezze delle trazzere  e usurpazioni di qualsiasi via, strada, e trazzera ma, ripeto forse per l’ennesima volta che abbiamo letto solo “implorazioni o anche raccomandazioni”  di far passare gli animali in terre  baronali e padronali, a partire da Federico II,  fino al dispaccio del 1785 sopra esposto. Per altro verso, come vedremo in seguito il Buglio con lettera  datata 30 agosto 1788 e diretta al Re confessa che nella Real Segreteria escluso i bandi di Licata, Mistretta, Capizzi e Troina  non esiste nessun altro documento che stabilisca la larghezza delle Strade pubbliche od anche Regalie e Regie Trazzere.  Infine, il primordiale concetto di “Regalia” non è  dal Marchese Buglio dimenticato o abbandonato ma ritorna in auge. Nella I parte di questo capitolo, pubblicato il 13 aprile 2017 abbiamo visto che le trazzere come autonome strade utilizzate solamente dai pastori e diverse dalle strade pubbliche o regalie sono state unificate e classificate beni demaniali. Adesso il Maestro mescola e confonde il linguaggio alterandone pure la terminologia .

Ecco il bando in parola:


 

Nello stesso anno 1787 nei mesi di agosto, settembre e ottobre il Maestro Segreto ricevere finalmente  da 17 città e paesi le varie misure delle strade distinte in trazzere e strade pubbliche che riporto in basso in originale; mentre  nell’elenco riepilogativo elaborato dello stesso Segreto non rispondono all’appello i seguenti 26 paesi e città: Carlentini, Castronovo, Castroreale, Calascibetta, Caltagirone, Girgenti, Licata, Linguagrossa, Marsala, Messina, Milazzo, Nicosia, Noto, Rometta, S. Lucia, S. Filoppo, Sciacca, Siracusa, Palermo, Patti, Piazza, Polizzi, Pozzo di Gotto, Sutera, Trapani, Taormina. Da sottolineare che mancano all’appello i paesi della provincia di Ragusa che è la più ricca provincia della Sicilia di allevamenti. Appunto in Val di Noto figurano la stessa città di Noto e Siracusa. Pochi i paesi della Val di Mazara. Complessivamente sono state elencate solamente 43 città e paesi. Tutte le altre città delle tre Valli perché il Maestro non li ha neppure elencati. Perché ?  Ritengo ed è credo plausibile pensare che in tutte quelle città non c’era pastorizia.

            Passiamo alle misura comunicate dalle 17 città che sono le più disparate. Per chiarezza riporto in nota le misure ufficiali di allora rapportate al sistema metrico decimale.

            Comincio con la città di Mistretta, città a vocazione pastoriale, dichiarata Demaniale e che nel 1568 è stata reduce del Bando che stabiliva la larghezza delle trazzere di una corda e mezza a caricare.  Per questa città leggiamo: Trazzere.  canne 12 quelli nei feudi; canne 3 e 6 le mezze trazzere tra stabili ed olivi; le Vie pubbliche canne 1.4. Che dire delle trazzere che attraversano i feudi?  Forse non le hanno costruite i feudatari stessi per far passare i propri animali ? Sono per caso Regalie perché all’epoca della donazione del Re già esistevano? Infine, che significato hanno le mezze trazzere? Forse hanno una larghezza inferiore alle trazzere?  O forse sono di breve percorso? Sicuramente sono domande senza risposta.

            A tal proposito più avanti leggeremo che il Maestro Segreto appronta una  precisa definizione di Trazzera, Via Pubblica ed altre definizioni, accettate dal Re,  che illustrerò nelle successive parti. Per l’occasione accenno alla definizione di trazzera. Ecco le testuali parole: …”Dovendo per Trazzere reputarsi quelle strade, che dalla Popolazione portano alle prossime immediate Popolazioni”. Se ne deduce che quella strada nei feudi di Mistretta di canne 12 non è assolutamente Trazzera, dato che  non collega due popolazioni, ma eventualmente solo un feudo e una popolazione. Infatti, manca la popolazione di partenza. Questo è già il primo imbroglio. Mi risulta peraltro, che le definizioni sintetiche delle varie scienze sono approntate da instancabili studiosi della materia. Non credo che il Marchese Buglio aveva un simile bagaglio culturale in materia di strade.

 Non ricopio tutte le misure comunicate, ma evidenzio quelle di maggior rilievo, riportando il testo originale. Il lettore è in grado di analizzarle comodamente.

             Solo le seguenti 4 città hanno comunicato la misura di canne 18.2: Naro addirittua canne 18.6; Randazzo, Termini, Troina, Corleone canne 12 secondo le Istruzioni di Sciacca, lasciando capire che per Sciacca la misura era inferiore a quella canonica.  Invece le misure di trazzere di minore ampiezza corrispondenti a palmi 40 ( m. 10,32) sono state comunicate dalle seguenti città: da Acireale afferma inoltre che è piu piccola in alcune parti; Monte S. Giuliano (Erice) e Salemi.

            Le strade pubbliche più piccole: Mineo palmi 12, Salemi palmi 20, oltre palmi 4 di fossati.

            Le seguenti città al fianco delle trazzere non hanno comunicato l’ampiezza delle strade pubbliche:  Catania, Acireale, Lentini, Mazzara, Monte S. Giuliano, Naro, Randazzo, Tortorici, Termini, Tortorici e Vizzini. A mio giudizio in queste città è impossibile che non c’erano vie pubbliche.

            Agosta (Augusta) ha così scritto: ”Quanto possono passare due uomini a cavallo col carico (cioè con la redina. Vedi capitolo I, parte I-pubblicato il 19 dicembre 2015), cioè canne 3 circa. Quelli vicino alli Fiumi devono essere d’una Carrata, cioè non meno di 16 palmi (m. 4,130)”.

            Tortorici scrive: “ Il tiro di due pietre con braccia avvitichhiate”.

Lascio al lettore la comoda lettura degli originali fogli sotto riprodotti e prelevati presso

ARCHIVIO DI STATO DI PALERMO-MAESTRO SEGRETO-BUSTA 275.

Accetto e ringrazio eventuali osservazioni in merito.

Dopo la pubblicazione del dispaccio del 24 giugno e l’invio delle larghezze delle trazzere e strade da parte  collaboratori del Maestro, il nostro Segreto in data 18 settembre 1787 torma a scrivere al Re, comunicando che alcuni Ufficiali dislocati in varie parti hanno hanno interpretato male la circolare che imponeva loro l’obbligo di rimettere la larghezza delle trazzere in terre Demaniali e Baronali, tanto che hanno provocato numerosi reclami dei proprietari.  Quindi il Maestro dichiara che è costretto a sospendere l’opera di detti collaboratori fino a quando non esamina i ricorsi.

            Segue la lettera manoscritta in originale e per facilitarne la lettura sotto ho riproposto il testo dattiloscritto.

La mala interpretazione data alla Circolare in molte parti, in cui si acchiuse il programma per rimettere la relazioni delle trazzere esistenti in ogni rispettivo luogo Demaniale e Baronale come anco li ricorsi avanzati dai Proprietari delle terre contermini al Governo per voler essere intesi: Ordina in vigore del presente di sospendervi ogni corso al suddetto ordine circolare, finchè si esaminano le istanze dei ricorrenti.

                                                                       18 Settembre 1787

            Nel chiudere questa seconda parte del capitolo, da quanto abbiamo letto e scritto risultano a chiare lettere i primi sintomi di mala amministrazione e imbrogli. Nei successivi anni seguono un gran numero di stolti provvedimenti senza fine. In ordine cronologico segue la “Consulta” del Maestro Segreto del 1° febbraio 1788. Argomento  che affronterò con la prossima puntata.

Antonino Messana

La prossima puntata verrà pubblicata sabato 1° luglio 2017.

NOTE

POLLICE= cm. 2,1508

PALMO (12 pollici)=m. 0,2580978

CANNA (8 palmi)=m. 2,064783

CORDA (16 canne)=m. 33,036528

 

Bibliografia

Guerra Carmelo-Memoria sulle strade pubbliche di Sicilia, Napoli 1784, presso i Raimondi con licenza dei Superiori. Pagina 13.

Tesoriere Giuseppe-Viabilità Antica in Sicilia. Dalla colonizzazione greca all’unificazione(1860), Editore  Zedi Palermo 1995, pagina 86. Custodito dalla Biblioteca dell’università di Palermo Istituto Costruzioni Stradali, collocazione 422.P2.26.

Lo Presti Antonino– Monografia di DIRITTO PUBBLICO SULLE TRAZZERE DI SICILIA. Palermo Stamperia di G.B. LORSNAIDER 1864, pagg.36 e segg.

Archivio di Stato di Palermo-Maestro Segreto busta 275

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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