Pizzolungo, l’impegno che diventa festa

A 32 anni dalla strage, le parole di Margherita Asta

C’erano anche loro…c’erano Barbara, Salvatore e Giuseppe. Quando ieri Margherita ha cominciato a parlare d’improvviso la pioggia fino a quel momento battente si è interrotta, si sono chiusi gli ombrelli dei tanti presenti e, come ha poi voluto dire in chiesa, nel momento del ricordo religioso, dopo quello laico, tutti i presenti si sono potuti vedere in faccia, uno ad uno. Impossibile dimenticare l’anno scorso quel raggio di sole comparso all’improvviso, squarciando le nubi, ancora una volta mentre parlava Margherita o le due farfalle rimaste a volare attorno alla stele ancora in occasione di un altro 2 aprile. Segni, segni importanti che dicono come la rivincita contro i mafiosi assassini e stragisti poco a poco ce la stiamo prendendo, ricompensa di quella memoria che è diventata impegno o ancora di quella memoria che a Pizzolungo, sul luogo sporcato dal sangue di vittime innocenti delle mafie, è diventata anche impegno civile. Barbara Rizzo, Salvatore e Giuseppe Asta furono dilaniati e ridotti a brandelli dal tritolo che quel 2 aprile 1985 comunque avrebbe dovuto fare altre vittime innocenti, il pm Carlo Palermo e i suoi agenti della scorta. Quel botto doveva stordire e rendere succube la società civile, e ci riuscì, un sindaco venne a dire che la mafia a Trapani non esisteva, altri sindaci anni dopo accusarono Margherita di strumentalizzare il suo dolore, altri politici, ancora in auge anni dopo ancora dissero che la mafia esisteva perché c’era una antimafia che aveva come unico scopo quello di gestire beni, garantire lavoro ai propri amici, e ancora di questi giorni c’è chi sostiene l’esistenza di cerchi magici e icone, spolverando l’affermazione dell’esistenza di professionisti dell’antimafia. Ieri tutta questa schiera di babbei, molti impegnati ad occuparsi di campagna elettorale, è rimasta in silenzio, non poteva essere altrimenti, smentiti dai tanti che hanno scelto di stare a Pizzolungo, pur sotto la pioggia battente, affianco a Margherita e ad altri familiari di vittime innocenti delle mafie, affianco ad amministratori coraggiosi, perché, purtroppo, ancora oggi schierarsi contro le mafie e contro la mafia del sanguinario Matteo Messina Denaro, significa avere coraggio. I professionisti della perplessità e i disseminatori di dubbi, come li ha saputi indicare don Luigi Ciotti, non c’erano ieri a Pizzolungo, devono avere capito che per loro non ci sarebbe stata attenzione, speriamo che la poca che hanno ancora vada a scemare nei giorni a venire. Ieri a Pizzolungo si è fatta festa, si è ripulito con i fiori, con tanta bella gente, tutto quello che era stato sporcato da sangue innocente. Pioveva è vero ma si è fatta ugualmente festa: “L’acqua serve per innaffiare e far crescere quel “non ti scordar di me” – ha detto il sindaco Tranchida – che è il fiore simbolo da dieci anni delle iniziative messe in campo per ricordare la strage, è anche l’impegno a fare memoria feconda e costruttiva”. “Oggi qui raccogliamo forza e speranza – ha detto margherita Asta – per costruire insieme un’Italia migliore con una promessa d’amore per una società diversa costruita grazie a scelte individuali e quotidiane”. Infine l’invito di Margherita a sapere camminare tutti assieme, a dare ai giovani il giusto spazio: “Ieri abbiamo inaugurato un centro di documentazione e di impegno, all’esterno di questo luogo c’è l’immagine di un uomo, alto e possente e di altre tre persone, sono ripresi di spalle a camminare, sono idealmente Fulvio Sodano, prefetto indimenticabile di questa città, e poi Barbara , Salvatore e Giuseppe. Ecco questo cammino dobbiamo farlo diventare reale, concreto. Poco a poco ci stiamo riuscendo”. Memoria. Tutto questo, questa bellissima festa non deve farci dimenticare questi 32 anni trascorsi a cercare verità e giustizia su quella strage, sul dolore accecante provocato dalle mafie e da chi dentro le stanze del potere segreto ha dato ai mafiosi grande mano. Molti mafiosi, anche i responsabili della strage da anni sono in carcere, i complici, i detentori di quel potere criminale che ha armato i boss e i clan, non tutti sono in cella, molti sono liberi…e in questi giorni fanno campagna elettorale. A loro speriamo presto arrivi il giorno in cui fare i conti per le proprie gravi responsabilità!

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.